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27/08/2006

Basta con l'ipocrisia!

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Finalmente si è avuto il coraggio di infrangere il muro della paura. Per la prima volta lo Stato italiano si trova costretto a guardare in faccia e a prendere posizione nei confronti della predicazione d'odio promossa dall’Ucoii, l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia.
L’Ucoi è il gruppo estremista islamico che afferma di controllare l'85% delle moschee e di rappresentare la maggioranza dei musulmani in Italia. Non è stato per iniziativa del governo che, in considerazione dei difficili equilibri della sua eterogenea coalizione, ha da un lato condannato il manifesto in cui si equipara Israele al nazismo ma, dall'altro, non intende allontanare l'Ucoii dalla Consulta per l'islam italiano, a meno che non sottoscriva una «carta dei valori» in cui, tra l'altro, si richiede di riconoscere l'unicità dell'Olocausto.
Richiesta subito bocciata, in un'intervista rilasciata ieri al Corriere, dal portavoce dell'Ucoii, Hamza Roberto Piccardo, che già nel 2000 aveva definito l'Olocausto un disegno di Dio. L'atteggiamento governativo è discutibile perché se per un verso si prende atto, come ha fatto Amato, che quel manifesto «viola un sentimento fondante della democrazia italiana ed europea», per l'altro ci si dice pronti a condonare il reato all'Ucoii se ritratta e si impegna a non reiterarlo. Ebbene se il medesimo criterio fosse adottato su larga scala, si provocherebbe il suicidio dello Stato.
E' in un quadro generale di incertezza politica e precarietà giuridica che l'iniziativa della Procura di Roma è doppiamente apprezzabile. Innanzitutto perché consentirà un pronunciamento chiaro sulla denuncia in cui si ipotizza il reato di istigazione all'odio razziale. In secondo luogo perché ridà fiducia nella magistratura dopo una serie di sconcertanti episodi in cui, a dispetto della flagrante manifestazione di apologia del terrorismo, le procure non sono intervenute in ottemperanza all'obbligatorietà dell'azione penale.
Cito solo il caso di Nabil Bayoumi, il direttore della Moschea An-Nur di Bologna, affiliata all'Ucoii, che il 7 settembre 2005 intervenendo alla trasmissione Matrix su Canale 5 disse: «In Israele non esistono civili e nemmeno i bambini sono innocenti. (...) I kamikaze non sono tutti da scomunicare, specialmente quelli palestinesi. (...) Bin Laden dice cose condivisibili quando afferma che gli americani e i loro leccapiedi dei governi occidentali devono andarsene dai Paesi arabi ».
In teoria dal primo agosto 2005 chi fa apologia di terrorismo dovrebbe essere condannato alla reclusione da uno a sette anni e mezzo (articolo 414-1bis). Eppure contro Bayoumi non è stato adottato alcun provvedimento, né penale né amministrativo né politico. Il perché di tanta reticenza a confrontarsi con i predicatori d'odio, pur nella consapevolezza che si tratta del primo anello di una catena che sfocia nella produzione dei robot della morte, ce lo spiega chiaramente Piccardo: «Facciamo paura».
La verità è che questa classe politica, governo e opposizione, ha paura di confrontarsi con la fabbrica del terrore insediata all'interno delle moschee dell'Ucoii dove si predica la negazione del diritto di Israele all'esistenza, si esaltano i kamikaze che massacrano gli israeliani, si promuove una identità islamica contrapposta all' identità nazionale. Ed è così che si preferisce il compromesso a tutti i costi, l'importante è che in superficie regni un ordine apparente. Della realtà sottostante, la fabbrica ideologica del terrore, che se ne occupi il futuro governo o la futura generazione.
Magdi Allam
26 agosto 2006
UNA NOTA (di speranza) : nella foto qui sopra, il corano brucia nelle macerie del quartiere hezbollah di Beirut

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