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18/09/2006

Violenza: il male intrinseco dell'islam

medium_Abou.jpgCon una perfetta replica della mobilitazione violenta contro le vignette di Maometto del febbraio scorso, tutti i principali leader musulmani fondamentalisti, sciiti come sunniti, stanno eccitando la umma a rispondere ''con collera pacifica'', come dice l'ammiratore dei terroristi Yusuf al Qaradawi, alle parole di Benedetto XVI sull'Islam. Altri vanno oltre, uccidono una suora in Somalia o assaltano chiese come in Cisgiordania.
Nessuno, naturalmente dà prova di avere letto la lectio magistralis pontificia, o comunque di averla compresa (ad eccezione del re del Marocco Mohammed VI, che infatti pacatamente risponde nel merito, sostenendo che anche nell'Islam fede e ragione convivono in pieno e non chiede nessuna abiura). L'iraniano sciita ayatollah Khamenei, il sunnita al Qaradawi, il leader dei Fratelli musulmani Habib e tanti altri, invece, chiedono e pretendono non solo le scuse, ma anche l'umiliazione del pontefice. Lanciano il segnale inequivocabile che l'Islam non si può discutere, né criticare, neanche con un pacato ragionamento teologico che peraltro comporta anche una straordinaria apertura di dialogo con l'Islam, come quello sviluppato da Benedetto XVI a Ratisbona. Il tutto pazzescamente avvallato da un delirante editoriale del New York Times di sabato scorso che si fa megafono delle stesse, identiche, posizioni. Riprova dell'affermazione di un laicismo fondamentalista che nulla ha da invidiare al più becero estremismo musulmano.
Mentre al Qaida -che denuncia il complotto crociato di Bush, con parole straordinariamente simili a quelle di Khamenei- minaccia di ''conquistare Roma come fu conquistata Costantinopoli'', la più alta autorità religiosa saudita dà -senza volerlo naturalmente- piena ragione a Benedetto XVI, difendendo a spada tratta la concezione più cruenta del jihad. Abdulaziz Sheikh, gran muftì saudita, che ha dato al pontefice dell'''ignorante e bugiardo'' infatti ha dichiarato che la guerra santa, il jihad violento è assolutamente attuale: ''Dio ha autorizzato i fedeli a difendersi e a combattere coloro che li combattevano, il che equivale a un diritto legittimato da Dio. L'ordine di combattere non risale al Profeta Maometto. Altri profeti combatterono i loro nemici, compresi i profeti degli Israeliti, come Mosè e David''.
Prova provata che una larga parte dell'Islam oggi ripropone la logica delle società umane di duemila anni fa, che rifiuta di cogliere ogni minimo segno della modernità, che ritiene la violenza e la guerra parte costitutiva della fede. Esattamente quanto sosteneva Michele II Paleologo, tanto oportunamente citato dal pontefice e Ratisbona.

www.carlopanella.it

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