20/03/2007
Due per uno (di ritorno dall'Afganistan)
No, non è una promozione o un’offerta da Supermercato e neppure la prova per vedere se conoscete tutti le tabelline: due per uno è il risultato macabro di uno sgozzamento con "effetti collaterali".
Sono a rendere omaggio, dire una preghiera e ricordare Said Agha, figlio mediatico del "chicazzè", una ricaduta biologico-mediatica dell’effetto "due di picche" che, come si sa, ha valore di scartina.
Daniele Mastrogiacomo, fortunatamente ritornatoci integro, può tenere sulle pareti di casa le tante gigantografie col suo faccione che, per questa quindicina di giorni ci ha infarcito con tanti spasmi e paure, capeggiando su tanti edifici rappresentativi della Repubblica Italiota, a ricordare il dramma che nel quotidiano abbiamo seguito e vissuto.
Da par mio posso solo dire: "Bentornato, Daniele !", ma ricorda - ricordiamo - chi, innocente quanto lui, non ha avuto stessa buona sorte.
E non dimentichiamo la moglie, che ha perso il figlio che aspettava, abortendo dopo avere appreso dell’assassinio del suo amore.
Due per uno: la contabilità elementare dei Talebani è l’unica ricchezza che hanno, in quel mondo di sub-umanoidi.
Sgozzare un capretto o una persona pari è, in una realtà di bipedi similumani ma, dell’umanità, solo il rivestimento in pelle !
Said Agha non potrà neppure riposare vicino al corpicino del suo bimbo e dormire vicino all’amore della moglie, a cui, crudelmente, sarà negato il corpo dopo morto.
I monconi di questo saranno stati gettati assieme all’ossario dove gettano i resti di polli, capre e pecorame di cui quei criminali si cibano.
E pensare che ci sono fessi che vorrebbero mettersi al tavolo con costoro, parlare di pace, filando d’amore e d’accordo.
M’immagino Dadullah o il comandante dei talebani della provincia di Helmand, Ibrahim Hanifi, distrattamente scambiare e gettare Fassino ai cani, comandando loro di riportare indietro...l’ossetto !
Ma fatemi il piacere, salami politici con fette di mortadella sugli occhi !
Said "[...] è stato confermato che era una spia delle forze militari straniere".
E che, Dadullah: t’aveva spiato intanto che ti depilavi o mangiavi un paninazzo mortadellato ?
Mi ricordo quando, in tempi remoti, il signorino di buona famiglia studiava con un maestro privato, che teneva in tra mezzo a loro un povero bimbo, esponente del popolaccio miserabile: il poveretto serviva da tiraschiaffi;
appena il principino sbagliava, o non sapeva rispondere al severo insegnante, partiva una sberla, un ceffone colossale, che spiattellava il muso del povero assorbente sul piano del tavolo.
Serviva a monito e correzione per il piccolo asinello d’altolocata famiglia, ad educarlo a studiare di più.
Il povero Said Agha era questo, solo che, al posto della scuffia gli è arrivata la rasoiata.
hanno così terrorizzato l’Italietta maccheronica, abituata più a guerreggiare nei corridoi che sui campi di Marte !
"Vogliamo il ritiro delle truppe, il rilascio di questo e quello..." e, sottobanco "[...] anche tante palanche !".
E il Lombardo-Veneto ? La Pianura Padana ? La spiaggia di Alassio o l’isola di Capri ?
Potevate ottenere anche questo, e di più: che culo abbiamo avuto, che vi siete accontentati della restituzione di qualche deficiente pari vostro e tanti spicciolini, da ammonticchiare e contare !
Rapire un nostro giornalista è come andare in Mondovisione: avere la propria fotografia, salutare con un bel "Ciao, mammina, sono io: il tuo scarafone, Dadullah" !
Dalle stalle alle stelle, dalla porcilaia al gran mondo: che bel salto di qualità, per tanti straccioni !
Due per uno; riposa in pace, caro Said, accanto a tuo figlio: prego il mio Dio, che è il nostro, perché, assieme, nel cuore di tua moglie, possiate versare miele sui suoi giorni ed alleviarne la sofferenza.
E tu, Dadullah e merdaioli a seguire, che vi sia padrone, d’anima e corpo, il terrificante Saytàn: vostro padre, il diavolo !
Giuseppe Fontana (www.corriere.it)
21.03.07 Le Figaro
Au lendemain de sa libération, le journaliste Daniele Mastrogiacomo raconte l'horreur vécue pendant ses quinze jours aux mains des talibans : «Ils disaient que nous étions des espions et que nous devions tous mourir».
«Quatre jeunes hommes saisissent le chauffeur et lui mettent le visage dans le sable. Ils lui tranchent la gorge et continuent jusqu'à séparer la tête du corps.»
«Il n'a pu dire un seul mot. Ils nettoient le couteau sur sa tunique et attachent la tête coupée au corps, puis l'emportent à la rivière et l'y jettent.»
Par-delà l’émotion suscitée par ce récit, la mort du chauffeur provoque la colère de ses proches. A Lashkar Gah, capitale de la province d'Helmand, 200 Afghans en colère ont accusé le président Hamid Karzai et le gouvernement d'avoir assuré la libération du reporter de La Repubblica, en échange de la libération de cinq chefs afghans, tout en s’étant désintéressés du sort de leurs propres citoyens retenus en otage. L’interprète du journaliste, Adjmal Nashhbandi, serait selon sa famille toujours aux mains des talibans.
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