05/09/2010
Cronache dall'islam
MILANO - Sono ore febbrili per la sorte di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio. Il figlio Sajjad Ghaderzadeh (secondo cui la condanna a morte potrebbe essere eseguita oggi) ha fatto un appello al Papa e al governo italiano perché intervengano per fermare l'esecuzione: «Mi appello a tutti gli italiani, ma soprattutto al loro governo e al premier Silvio Berlusconi». Poi si rivolge al Pontefice: «Esorto il capo della Chiesa, papa Benedetto XVI, a intervenire per salvare la vita di mia madre», per fermare le «atrocità ingiustificate» cui è sottoposta. Per Sajjad, l'unica speranza di fermare il boia è la mobilitazione internazionale, le voci come quella della première dame di Francia Carla Bruni, o di Francesco Totti, che ha aderito alla campagna "Fiori e non pietre" contro la lapidazione di Sakineh, producendo una grande eco in Iran.
VATICANO - Immediata la risposta della Santa Sede. Autorevoli fonti vaticane riferiscono che «da giorni si segue con molta attenzione quanto sta avvenendo in Iran a proposito del caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani». «La Santa Sede - aggiungono le fonti - è sempre contraria alla pena di morte, anche in questo caso». Nei sacri palazzi si sta valutando se intervenire in modo ancora più esplicito sulla questione. Ma il tempo a disposizione è poco. Javid Houtan Kian, avvocato della donna, conferma che per l'esecuzione potrebbe essere «questione di ore»: «Il mio ricorso alla Corte Suprema non è stato ancora formalmente accolto e per questo l'autorità giudiziaria ha il potere di rendere esecutiva in ogni istante la condanna a morte per lapidazione. Temiamo che questo possa avvenire a breve». L'avvocato precisa che non gli è permesso di incontrare la sua assistita «da più di due settimane, da quando è stata costretta a rilasciare un'intervista in tv» in cui ammetteva i reati che le vengono attribuiti. Fin da subito il legale e la famiglia di Sakineh avevano denunciato che l'intervista le era stata estorta con le minacce e le torture.
FRUSTATE - Secondo Sajjad la condanna a 99 frustate a carico della madre è già stata eseguita: «In seguito alla pubblicazione sul Times di Londra della foto di una donna senza velo erroneamente attribuita a lei, è stata condannata da un giudice speciale di Tabriz (la città in cui è detenuta, ndr) a 99 frustate. Secondo le nostre fonti, la sentenza è stata eseguita, mia madre è stata frustata pochi giorni fa». «Questo è un fatto insopportabile, che mi indigna veramente» dice Sajjad, che cambia quasi quotidianamente la scheda del suo cellulare per paura di essere intercettato e punito dalle autorità del suo Paese. «Ho paura per me, ma soprattutto per mia sorella» ammette. Il giovane non conosce le condizioni di salute della madre, perché non gli è permesso incontrarla da più di due settimane: «Sono molto preoccupato, spero di poterla incontrare giovedì, ma non sono sicuro che mi daranno l'autorizzazione». L'avvenuta esecuzione delle 99 frustate nei giorni scorsi - pena che Sakineh ha subito anche quattro anni fa, all'inizio della sua vicenda giudiziaria - è confermata dall'avvocato della donna, Javid Houtan Kian: «Secondo la testimonianza di due detenute scarcerate venerdì dalla prigione di Tabriz, Sakineh ha subito in carcere un processo per direttissima in cui è stata riconosciuta colpevole di corruzione morale per aver autorizzato la pubblicare di una sua foto senza velo - spiega il legale -. Dopo la condanna è stata subito frustata per 99 volte».
«GRAZIE TOTTI» - L'avvocato ha poi ringraziato Francesco Totti per il suo impegno a favore di Sakineh: «È molto importante, gliene sono grato». L'attaccante della Roma e Rosella Sensi hanno deposto mazzi di fiori sotto una gigantografia di Sakineh esposta sulla facciata del Campidoglio. Il gesto ha prodotto una grande eco in Iran, dove Totti e la sua squadra di calcio sono molto seguiti. L'agenzia di stampa governativa Irna ha annunciato che boicotterà per almeno un mese la squadra, evitando di pubblicare notizie sul suo conto. «È stato un gesto importante - dice Houtan Kian -, per questo esprimo a Totti il mio affetto, anche in qualità di tifoso della Roma. Speriamo nell'aiuto che ci arriva dall'estero - prosegue - perché in Iran, tranne alcuni attivisti per i diritti umani, ci hanno lasciato tutti soli. È importante che la comunità internazionale, oltre a sostenere Sakineh, sostenga anche la sua famiglia e me perché siamo tutti sotto pressione: io ho subito minacce e sono sotto il controllo degli agenti dell'intelligence, che pochi giorni fa hanno fatto irruzione nel mio ufficio, sequestrando decine di fascicoli di miei clienti condannati a morte. Spero che si mobilitino le istituzioni internazionali, che il Parlamento europeo si pronunci» conclude. Una risoluzione degli eurodeputati sul caso è attesa per la prossima settimana.
150 DONNE - Secondo il legale «l'accanimento contro Sakineh è motivato dalla volontà dell'autorità giudiziaria di dare il via a un nuovo ciclo di lapidazioni di donne condannate a morte». «Secondo le ultime stime in Iran ci sono circa 150 donne in attesa di essere lapidate - spiega -. Con Sakineh, la Repubblica Islamica vuole esaminare la reazione della comunità internazionale nei confronti del ricorso a una pratica primitiva come questa. Se dovesse ritenere che l'impatto delle campagne internazionali non è poi così forte, allora procederebbe senza indugi alla lapidazione di tutte queste donne». Ufficialmente, in Iran tale pratica non viene messa in atto da diversi anni.
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