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24/05/2016

Arabia Saudita epicentro del cancro islamista

Avete presente l’iniziativa del collettivo artistico PixelHELPER? Una settimana fa hanno proiettato sull’ambasciata saudita a Berlino la bandiera nera del Califfato corredata dalla scritta “Banca dell’Isis”. Un gesto certamente forte e che ha anche una base di verità.

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I miliziani dello Stato islamico infatti si trovano già in Europa perché aiutati dai nostri “alleati”, Arabia Saudita in testa. Anzi: sono proprio i nostri “alleati” a plasmare i jihadisti. 


Per approfondire: Bosnia, nel mirino dell’Isis


Lo spiega bene un’inchiesta pubblicata dal New York TimesIn Kosovo i terroristi si moltiplicano grazie ai fondi sauditi. Nel 1999 i caccia della Nato bombardano i serbi, aiutando la regione kosovara ad ottenere l’indipendenza. È a questo punto che subentrano i sauditi, facendo cadere fondi a pioggia su questa terra appena liberata. L’obiettivo è quello di diffondere il wahhabismo, forma radicale dell’islam e “religione di Stato” in Arabia Saudita. Pensate per esempio che in Kosovo, su 800 moschee, 240 sono state costruite dopo la guerra dai sauditi proprio con lo scopo di diffondere il loro credo.

Come riporta il New York Times, dal Kosovo sono partiti 314 volontari per il jihad. Tra questi ce ne sarebbero almeno due che si sono fatti saltare in aria, 44 donne e 28 bambini. Secondo quanto affermato dagli investigatori kosovari, “sono stati radicalizzati e reclutati da imam estremisti e da associazioni finanziate dall’Arabia Saudita a da altri Stati del Golfo”. L’obiettivo di questi finanziamenti è quello di andare a reclutare – come spiega il capo dell’antiterrorismo kosovaro Fatos Makolli – persone vulnerabili e giovani. Chi, insomma, è facile da plagiare per spedirlo al fronte. Come spiega Fulvio Scaglione in Il patto con il diavolo. Come abbiamo consegnato il Medio Oriente al fondamentalismo e all’Isis, i sauditi hanno speso negli ultimi 70 anni ben 90 miliardi di sterline per propagandare il wahhabismo.


Per approfondire: La figura del predicatore radicale


 I risultati di questa operazione sono stati nefasti e, almeno nel caso degli attentati di Bruxelles, hanno ferito duramente l’Europa. I quartieri islamisti in Belgio che hanno accolto Salah Abdeslam, uno degli attentatori parigini, sono nati grazie ai soldi dell’Arabia Saudita. E lo stesso sta accadendo in Kosovo. Giorno dopo giorno, i sauditi inviano soldi e imam, radicalizzando la popolazione. A novembre 2015, il New York Times definiva l’Arabia Saudita uno Stato islamico che ce l’ha fatta. Un’analisi impeccabile. Ma allora perché continuiamo a collaborare con loro?

FONTE:

About Matteo Carnieletto

Nato a Cantù il 28 febbraio del 1990, entro nella redazione de ilGiornale.it nel dicembre del 2014. Da sempre appassionato di politica estera, ho scritto assieme ad Andrea Indini “Isis segreto”, “il tuffo fisico di due cronisti dentro la mela

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