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24/04/2006

Adel Smith

Adel Smith,

 

dalla conversione

 

alla setta dei nazi-

 

islamici

 

di Dimitri Buffa

 

Per Emilio Smith, in arte Adel, il quarto d'ora di celebrità che lo trasforma in personaggio famoso da famigerato quale era stato fino a quel momento avviene il 7 novembre 2001: Bruno Vespa lo invita a Porta a porta, presunto salotto della politica italiana, anzi terza camera del parlamento come suggeriscono sia gli adulatori sia i detrattori. Smith davanti a milioni di italiani definisce il crocifisso presente nei luoghi pubblici «un cadaverino». Da quel momento tutti i Vespa in sedicesimo cominciano a contenderselo per comparsate di sicuro effetto in talk show più o meno improbabili. In tv nazionali o locali.

E' ancora enorme l'impressione per l'attentato alle Torri gemelle e uno che le spara grosse in tv fa sempre colpo. Meglio di uno strip tease. E lui non si fa pregare. E ripete il numero del cadaverino una moltitudine di volte. Due giorni dopo, il 9 novembre, si presenta con un furgoncino davanti alla Moschea di Roma di venerdì il giorno di preghiera.

Crede di avere fatto colpo con la comparsata da Vespa e comincia a fare propaganda integralista di fronte alla Moschea. Viene cacciato in malo modo, come riportano alcuni lanci di agenzia di quel giorno. E si capisce anche il perché: la Moschea di Roma esprime l'Islam istituzionale, quello pagato dall'Arabia Saudita. E lì i fondamentalisti che vengono finanziati non sono gli esibizionisti ma quelli che sanno tramare nell'ombra. Come i Fratelli musulmani dell'Ucoii di Baha Grewati. Negli ambienti dei musulmani italiani la parabola esistenziale di Adel Smith e del suo “partito islamico”, altrove chiamato “unione musulmani d'Italia” (che i maligni dicono essere formato da 1 presidente, 1 segretario e 1 aderente, cioè la guardia del corpo, tale Zucchi, con passato nella sinistra extra parlamentare filo terroristica di sinistra) è bene conosciuta da anni.

Adel Smith nasce in Egitto da padre scozzese, la cui famiglia viveva da tempo in Italia, e da Mona, una contadina egiziana della provincia di Alessandria. Il padre di Smith, di professione architetto, conosce a Roma colleghi che lavorano per il re Farouk, e costoro lo fanno assumere come progettista ed arredatore di palazzi reali e governativi. Si trasferisce in Egitto e dopo anni di convivenza, quando rimane incinta sposa una donna di oltre vent'anni più giovane di lui. Per farlo legalmente si converte all'Islam e assume il nome di Muhammad al-Mahdi. Fa però battezzare Smith e poi una seconda figlia, e li educa in una scuola italiana di Alessandria d'Egitto. Non registra però l'avvenuto matrimonio in Italia, paese di cui è cittadino, e chiama Adel “Emilio”.

Farouk è però spodestato da Nasser, il quale chiude poco dopo con l'Occidente per avvicinarsi all'Unione Sovietica. Gli occidentali vengono cacciati, specie quelli legati al vecchio regime. Il padre di Adel torna in Italia con moglie e figli, e vi muore. Smith è ancora un bambino. Da ex privilegiato, si ritrova immigrato percorrendo la nota strada che porta dalle stelle alle stalle. Smith riesce a farsi mantenere come factotum da alcuni amici arabi e, essendo a differenza di loro, sia arabo che italiano di madrelingua, può aiutarli nei commerci, nella traduzione di documenti, e anche nell'entrare in contatto con donne italiane interessate al matrimonio con egiziani.

Sposa anche lui un'italiana, ma l'abbandona durante il viaggio di nozze in Spagna, per instaurare una relazione con una marocchina. Nel frattempo uno dei suoi amici più stretti Atef Mohammed, fa il colpo grosso: si fa assumere come impiegato in una agenzia di viaggi nei pressi di S. Giovanni, quindi si fidanza con la proprietaria e la sposa. Appena due anni dopo, la donna muore in un incidente aereo, trasformando un immigrato alessandrino in un imprenditore che crea convenzioni con l'ambasciata per i viaggi in Egitto, e poi si accorda con la Rabitah saudita, diventando il referente ufficiale per il pacchetto “pellegrinaggi a Mecca” da Roma.

Ovviamente Smith, che lo aveva aiutato all'inizio, viene ora mantenuto da Atef. Smith è in quel periodo un personaggio sempre molto irascibile, tende a litigare con tutti anche per sciocchezze, ma non ha ancora sviluppato interessi per la religione. Il primo problema nasce con un altro egiziano amico di Smith e Atef, sposatosi con una tunisina. Mentre l'egiziano fa il camionista, e quindi è spesso assente da Roma, la moglie tunisina inizia a ricevere visite dei Testimoni di Geova, poi si converte. L'egiziano, che parla male l'italiano, chiama Adel in aiuto. Ciò fa nascere in lui un odio mortale per i Testimoni di Geova. Sempre finanziato da Atef, inizia a studiare manuali americani (prodotti dalle chiese evangeliche tradizionali) su “come rispondere ai Testimoni di Geova usando la Bibbia”.

Il suo amico Atef non è certo un integralista, ma ormai è nel giro delle ambasciate e organizza i pellegrinaggi assieme alla compagnia aerea saudita. Frequenta quindi la sede provvisoria della Moschea di Roma in Via Bertoloni (il complesso di Monte Antenne era ancora in costruzione) e vi porta anche Smith, che diviene intimo dell'allora Imam Ismail Nur el-Din, anch'egli egiziano, offrendosi di fargli gratuitamente da interprete. Frequentando la moschea scopre le videocassette di Ahmed Deedat, un predicatore islamico sudafricano che per primo ha copiato il metodo delle “telechiese” americane, e che è diventato molto popolare per alcuni libretti di propaganda . Smith sogna allora di fare anche lui “dibattiti col clero sulle contraddizioni della Bibbia”, e inizia a contattare le varie ambasciate arabe sperando di ricevere fondi per i dibattiti ed i libri, ma agli ambasciatori tutto interessa fuorché mettersi in urto col Vaticano prima ancora della inaugurazione della Grande Moschea di Roma.

Gli unici finanziatori che trova sono Salim Dawiullah, un “uomo d'affari esperto in petrolio” legato all'ambasciata libica, che però dopo un po' lo scarica considerando “uno che non sta bene” e “troppo fanatico”, e Nagib Billami, un algerino seguace di Abdul Majid Zindani, un capo dei fratelli musulmani che aveva clamorosamente rotto coi sauditi e si era schierato al fianco di Saddam Hussein.

All'epoca però Billami è molto inviso all'Ucoii, sia perché considerato seguace di un “traditore della fratellanza” (poi è rientrato nei ranghi, e diventato parlamentare nello Yemen), sia perché aveva aperto un piccolo ufficio a Castiglion Fibocchi e lo aveva chiamato “Associazione Islamica della Toscana” auto attribuendosi il titolo di “Imam della Toscana”. Dopo che ha rotto con Smith, Billami è diventato un dirigente di Hamas algerina, e per anni è stato membro del direttivo Ucoii. Con i pochi finanziamenti che riceve da Atef, da Dawiullah e da Billami, Smith all'epoca affitta delle sale per conferenze. Invita ignari ecclesiastici, dicendo loro di essere un laico che vuole discutere con un biblista sul tema “La Bibbia è parola di Dio o parola dell'uomo?”. In un caso affitta persino una sala in Vaticano. Nel 1990 Smith riesce a discutere pubblicamente col francescano padre Giulio Basetti-Sani (il teologo secondo cui “il Corano è una preparazione dei musulmani all'accettazione del cristianesimo”), col famoso biblista cappuccino padre Ortensio Da Spinetoli, e persino con il gesuita padre Thomas Michel, allora responsabile del Office for Islam della S. Sede (Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso). Insomma, siamo all'estate del 1991e Smith ha alfine ottenuto quel che voleva , riuscendo a trascinare in un dibattito persino il rappresentante ufficiale del Vaticano. Potrebbe riposarsi, ma nel frattempo ha problemi in Italia per via della ex-moglie.

Dice ai suoi protettori di “voler andare in vacanza al mare assieme alla nuova moglie”, e chiede i soldi per noleggiare un camper per un mese. Billami e Dawillah pagano. Poi all'ultimo momento dice di essersi accorto “di non aver fatto la revisione della patente”, e chiede a Billami la cortesia di firmare a suo nome il noleggio. Preso il camper, si dirige verso il confine yugoslavo, poi va in Bosnia. Di quel camper non se ne saprà più nulla con grande scorno del sedicente imam della Toscana.

Nei Balcani Smith fa dei soldi. Come rimane un mistero. Fatto sta che acquista, sempre a Durazzo, la tipografia editoriale La Luce, quella che ancor oggi pubblica i suoi deliranti libri . Quasi nessuno si fida di lui, eccetto l'ex braccio destro di Freda, il professor Claudio Mutti di Parma, principale ideologo del neonazismo italiano contemporaneo. Che nel 1979 diventa subito filo-khomeinista e si converte all'Islam. Ma gli Iraniani non gli danno spazio proprio in quanto allora cercavano contatti soprattutto con la sinistra extraparlamentare.

Deluso dall'Iran, Mutti incontra lo scozzese Ian Dallas, un ex-attore comico che ha fondato i Murabitun, un'organizzazione per “soli europei” che ha una terminologia islamica ma la cui dottrina è fondamentalemente neonazista. Ora a partire dall'inizio degli anni ottanta, l'ex fondatore dei nazimaoisti Mutti diventa il responsabile per l'Italia della setta dei nazi-islamici Murabitun, e scrive il manifesto del gruppo, intitolato appunto “Islam e Nazismo”.

Quando Smith torna in Italia dalla ex Yugoslavia, Mutti praticamente decide di utilizzarlo come stampatore per tutta la sua rete: decine e decine di ristampe anastatiche in più lingue, per esempio di testi nazisti (teoricamente ancora illegali in Austria e Germania, eccetto che nei negozi d'antiquariato), libri ancora richiesti sul mercato ma esauriti dagli editori, testi di case editrici scomparse, e poi tutte le fanzine e rivistine dell'estrema destra antisemita, italiane, francesi, tedesche, olandesi, inglesi, ma anche russe. Smith stampa tutto per Mutti, e Mutti fa in modo che l'ex responsabile dei Murabitun per Roma, Massimo Zucchi, divenga il discepolo di Smith, addirittura si licenzi dal lavoro di materassaio, e porti in giro per tutta Italia Smith a distribuire libri, a litigare ai convegni dell'Ucoii, a fare comizi. L'anno scorso quando Smith scrisse il pamphlet “L'Islam punisce Oriana Fallaci”, sarà proprio Zucchi a distribuirlo libreria per libreria.

Nel 2000 Smith è invece a Roma, scrive al Papa di convertirsi all'Islam perché è vecchio e rischia di andare all'inferno. Poi d'improvviso, la geniale trovata: Smith, Zucchi e la moglie italiana di un marocchino amico di Smith (a questo si riduce tutta l'organizzazione, come del resto si è visto benissimo nella recente rissa televisiva) decidono di fondare “l'Unione Musulmani d'Italia”, detta anche “Partito islamico”. Sempre questi tre prendono una stanza d'albergo a Milano e mandano un fax ai giornali: «Siamo oltre cinquemila, ci presenteremo alle elezioni». Subito in prima pagina su Il Giornale, poi da Vespa. Da quel momento in poi è diventato una celebrità.
 

 

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