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11/05/2006

L'asse rosso-verde

Ora che sono stati accontentati i tre principali partner del centro-sinistra, piazzando dei loro esponenti alla presidenza della Camera, del Senato e della Repubblica, si attende la formazione del nuovo governo che s’ispirerà anch’esso alla distribuzione delle cariche secondo il classico manuale Cencelli tanto vituperato quanto religiosamente rispettato. A farne le spese, temo io, sarà la governabilità del Paese.
In particolare, per quanto mi concerne, mi preoccupa la politica che verrà adottata nell’ambito dell’integrazione e della cittadinanza. La mia preoccupazione è che anche qui l’Italia si distinguerà procedendo controcorrente rispetto all’orientamento prevalente nel resto d’Europa e dell’Occidente. Dove, così come emerge dalle leggi sull’immigrazione già adottate in Olanda, Gran Bretagna, Germania e quelle in discussione in Francia, si sono introdotti dei parametri restrittivi e selettivi al fine di assicurare il pieno rispetto delle leggi, la piena compatibilità con i valori fondanti della società, un processo di integrazione che si basi sulla adeguata conoscenza della lingua, conoscenza della cultura e delle religioni professate in seno alle società occidentali, condivisione dell’identità nazionale.
Viceversa, stando almeno al programma dell’Unione, si parla dell’abrogazione della Bossi-Fini, diritto di voto alle amministrative, diritto di cittadinanza automatico per chi nasce in Italia e procedure più agevolate per tutti gli altri. E per quanto riguarda i musulmani, diritto ad avere le proprie scuole islamiche e nuove moschee con contributi pubblici. Non vi è alcun riferimento a tutte le preoccupazioni che hanno indotto gli altri paesi, dopo aver preso atto del fallimento dei modelli del multiculturalismo e dell’assimilazionismo a fare marcia indietro, a essere più vigili e esigenti.
L’auspicio è che, una volta insediato il nuovo governo, si vada oltre le promesse elettorali e si adottino criteri pragmatici che facciano l’interesse nazionale dell’Italia. Ma, vi confesso, non ci spero granché.


Magdi Allam

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