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15/05/2006

Mazara del Vallo:esempio concreto di "integrazione" islamica

Mazara del Vallo - Arabo e francese, Corano e disciplina. Niente italiano e soprattutto niente aperture alla comunità locale. Anzi. Gli insegnanti della scuola tunisina di Mazara del Vallo sono stati cambiati di recente. Quelli di prima erano troppo integrati, qualcuno aveva anche una moglie siciliana, i nuovi professori, invece, non parlano neanche l´italiano. E così, naturalmente, anche i loro alunni. Bambini di origine tunisina, ma con documenti italiani, che a 11-12 anni, quando finiscono le sei classi del primo ciclo del loro paese, si iscrivono alla scuola media italiana senza sapere né scrivere né leggere la lingua del paese in cui vivono e nel quale, con tutta probabilità, costruiranno il loro futuro.

Ecco Khaled, 10 anni, nato a Mazara del Vallo. La lingua che parla, oltre la sua, è il dialetto mazarese. Di mattina sui banchi della scuola tunisina, di pomeriggio su quelli di uno dei tre centri della Caritas ad imparare l´italiano con i volontari della fondazione San Vito guidata da Vincenzo Bellomo. «Non ce la facciamo più, abbiamo 160 bambini e ragazzi da seguire. Questo non è più un lavoro da volontari, questa è diventata una scuola alternativa. Abbiamo chiesto alle autorità tunisine di introdurre lo studio dell´italiano nella scuola ma fanno orecchie da mercante, non capisco perché - dice don Francesco Fiorino, direttore della Caritas diocesana - . Alla fine la scuola tunisina è un ghetto, è la negazione dell´integrazione. E´ giusto che loro vogliano far studiare ai bambini la loro lingua e la loro cultura, ma non si può ignorare quella del paese in cui vivono».

La vecchia kasbah tunisina a Mazara non esiste più. I circa tremila immigrati vivono ormai "spalmati" nel centro storico. E se quest´anno la prima campanella della scuola islamica non è ancora suonata, di ragazzini nordafricani con lo zaino in spalla per strada se ne vedono tanti. Niente velo per le ragazzine, per carità, jeans a vita bassa e minigonna hanno conquistato anche loro. E picco di iscrizioni alla scuola italiana che, ormai da cinque anni, con risultati apprezzabili, ha aperto la strada all´istruzione mista: i bambini arabi studiano l´italiano e gli italiani studiano l´arabo.

Primo circolo didattico Daniele Ajello, istituto d´avanguardia in una bella costruzione mussoliniana nel cuore del centro storico di Mazara. Dall´atrio ai corridoi, ovunque cartelloni colorati bilingue. E decine di foto delle feste di fine anno, con bambini italiani e tunisini che si tengono per mano. Da dietro la porta di una terza elementare filtrano le note di una canzone: due strofe in italiano, due strofe in arabo. «E la sanno tutti, anche i bambini che non seguono i corsi di arabo», dice compiaciuta la direttrice Mariella Corte. Appeso al muro, nel suo ufficio, il disegno di Habel. «Me lo ha fatto l´anno scorso per la festa della mamma da lui vissuta con grande emotività per motivi personali: guardi che bello, tanti cuori rossi, alberi verdi e un bel cielo azzurro, segno di un grande legame con me e con tutta la scuola». Dalla stanza della direttrice è appena uscita una coppia di coniugi tunisini: «Sono venuti a ringraziarmi per come abbiamo accolto le loro bambine che si sono iscritte quest´anno. Sono qui da cinque giorni e si sono trovate così bene che il papà e la mamma hanno sentito il bisogno di manifestarci la loro gratitudine». Qui si studia l´italiano e l´arabo in grande armonia. «E mi creda, abbiamo finito il primo quinquennio sperimentale e i ragazzi tunisini sono usciti con la stessa preparazione dei nostri». Le tensioni della scuola islamica di Milano qui sono lontane mille miglia. «Per noi sarebbe come tornare indietro di 20 anni - dice Mariella Corte - abbiamo già vissuto l´esperienza della scuola tunisina e sappiamo i guasti che ha prodotto. Il futuro è nell´integrazione ma nelle scuole italiane».

E così, tutto sommato, la pensa anche Mohamed Zitoun, ex consigliere comunale "aggiunto" a Mazara. «Quello che noi chiediamo è di istituzionalizzare la lingua e la cultura araba nelle scuole italiane. Noi siamo una minoranza etnica da tutelare.(sic!) E come a Gorizia o nelle città di confine del nord si studia il tedesco, qui si dovrebbe studiare l´arabo in tutte le scuole».

http://www.alef-fvg.it/immigrazione/info/2005/sett/22set-...

 

COMMENTO PERSONALE: notare come solo gli  islamici esigano di fare come a casa loro pur stando a casa degli altri. Nessun'altra cultura (per quanto quella islamica si possa definire "cultura") ha tali pretese.

In altri tempi si invadevano nuove terre con la spada. Si vinceva, si perdeva, perlomeno le cose erano chiare.

Oggi si arriva,si posano le valigie, si reclama una casa, si dichiara la propria ostilità alla cultura del Paese di accoglienza, si reclamano tutti i diritti e si rifiutano i doveri correlati.

Si crea un ghetto culturale e territoriale chiuso e si cerca di modificare gli usi e costumi del Paese ospitante, pur rifiutando di adattare i propri, anzi meglio ci si dichiara "minoranza etnica da tutelare"! (Notare bene l'amalgama equivoca fra, lingua, cultura, etnia e...islam)

 La volontà segregazionista farà si che quando e dove la minoranza diventerà maggioranza, ci sarà secessione in nome del diritto.....all'autodeterminazione! (vedi Cipro, Kosovo, Cachemire,...)

I figli dei filippini, dei cinesi, dei polacchi, dei romeni, si chiamano Paolo, Gino e Lorenzo, i figli dei musulmani si chiamano Mohamed, Khaled, Yussef.....chissà perché?

L'islam é insolubile, l'islam rifiuta l'integrazione, l'islam rifiuta il pluralismo, l'islam invade, reprime, sottomette.

 

 

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