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05/10/2015

La moschea come scuola dell'odio maomettano

L'espulsione lo scorso 28 agosto dell'imam di Schio, l'algerino Sofiane Mezzereg, per aver indottrinato genitori e bambini al rifiuto della musica e a vivere conformemente a quanto ha prescritto Allah e a quanto ha detto e ha fatto Maometto, al punto da indurli a esaltare il terrorismo, non è un caso isolato.

È piuttosto la punta dell'iceberg.

La verità è che nelle moschee e nelle scuole coraniche d'Italia gli imam ortodossi e zelanti praticano il lavaggio di cervello inculcando il rifiuto e l'odio della nostra civiltà nel nome del «vero islam». La verità è che questi imam non sono un corpo estraneo o contrastante con le «comunità islamiche» che li seguono, ma rappresentano una realtà ideologica speculare e diffusa nel nostro Paese. Ma soprattutto è vero che il «nemico» da combattere e sconfiggere non sono né i singoli imam né l'insieme delle «comunità islamiche», ma è l'islam stesso che li ispira e che impone loro di invaderci strumentalizzando le nostre leggi e di sottometterci per imporci la sharia, la legge islamica.

Così come è vero che la strategia di islamizzazione dell'Italia e dell'Europa si sta attuando solo perché siamo noi italiani ed europei a consentirlo e persino a favorirlo, assoggettandoci alla dittatura del relativismo valoriale, perseguendo l'ideologia del multiculturalismo e del meticciato antropologico e culturale, per ingenuità, ignoranza, odio di se stessi, paura, interesse materiale o condivisione dell'islam.

In un'intervista pubblicata ieri dal «Giornale di Vicenza», l'imam Mezzereg sostiene candidamente: «Non ho mai fatto niente di male, ho solo portato avanti la mia missione religiosa», «voglio insegnare ai miei fratelli il vero islam». Nello specifico spiega che «Maometto ha detto che gli strumenti musicali sono un peccato», «invece che fare musica, è meglio se i bambini studiano la matematica, sono le parole del Profeta».

I fatti che hanno portato alla sua espulsione «per motivi di ordine pubblico» risalgono allo scorso gennaio, quando tre bambini di origine maghrebina della scuola elementare Marconi di Schio si tapparono le orecchie con le mani, dicendo che la musica è peccato e spiegando che l'imam aveva proibito loro di ascoltarla. E ai loro compagni dissero convintamente: «Quando siamo grandi torniamo in Italia con le bombe e vi facciamo saltare in aria. Vi ammazziamo tutti».

A fronte di questi gravissimi fatti, registriamo non solo la reazione indignata dell'imam, ma anche il sostegno ricevuto dai gestori e dai fedeli della sua moschea, il Centro islamico «La Guida Retta» di Schio. L'ex presidente, Abderrazzak Frimane, ha detto: «Questa inchiesta è una bomba che ha colpito Schio, una città accogliente, dove predicava un grandissimo imam, Sofiane, un uomo giusto. Qualcuno lo avrà sulla coscienza».

Ancor più significativa è la solidarietà espressa dalle insegnanti della scuola elementare Marconi: «Noi maestre siamo rimaste di stucco. Mezzereg era venuto diverse volte a scuola perché uno dei suoi figli frequentava qui, ma si era sempre comportato in maniera distinta e corretta». Viene sminuita l'importanza del fatto dei bambini che si sono tappate le orecchie perché la musica è peccato, dato che «è durato un giorno». Da rilevare che questa scuola elementare ha ben il 60% di bambini stranieri ed è stata elogiata come modello di integrazione.

Ricordo che quando il 6 settembre 2005 si decise di chiudere la scuola coranica della moschea di viale Jenner a Milano, dove circa 500 bambini da ben 15 anni venivano indottrinati ad esaltare la «guerra santa islamica» nell'inno mattutino, mentre sui testi veniva inculcata loro la cultura dello scontro, della separazione identitaria, della violenza religiosa e del martirio islamico, il prefetto Bruno Ferrante ne ordinò la chiusura non perché illegale, ma banalmente per «inagibilità dei locali». Fu così che si trasferì prima nei locali della moschea di via Quaranta e infine nei locali in via Ventura messi a disposizione dalle Acli. Le istituzioni non sanzionarono né i predicatori d'odio che praticavano il lavaggio di cervello ai bambini né i genitori che sottraevano i figli al dovere della scuola dell'obbligo. All'opposto assecondarono gli islamici aiutandoli a preservare la loro scuola coranica sotto mentite spoglie. Ecco perché sono preoccupato non tanto per l'arbitrio, l'arroganza e la violenza degli islamici, quanto per l'ignoranza, l'ignavia e la collusione ideologica degli italiani.

MAGDI ALLAM  su www.ilgiornale.it

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