22/07/2006
Hezbollah, terrorismo, traffico di droga, contrabbando..nel nome di allah il misericordioso
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21/07/2006
Diritti a geometria variabile
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Al di là delle differenti opinioni sulla nuova crisi in Medio Oriente, emerge che per gran parte del mondo il diritto di Israele all’esistenza è una variabile dipendente, non un principio inviolabile delle relazioni internazionali. Anche il nostro Occidente legittima pienamente non soltanto degli Stati che non hanno relazioni diplomatiche con Israele, ma si dicono pronti ad averle qualora sorgesse uno Stato palestinese, ma legittima anche quegli Stati e gruppi che hanno scatenato una guerra del terrore e predicano l’annientamento di Israele. È una riflessione che s’impone quando da parte dei governi, dei parlamenti nazionali e dell’Unione Europea si deplora l’uso «eccessivo» della forza o la reazione «sproporzionata » di Israele, limitandosi a mettere a confronto un certo numero di israeliani uccisi contro un numero maggiore di vittime palestinesi e libanesi, l’impiego di aerei e lanciamissili contro kamikaze e razzi. Senza contestualizzare gli eventi bellici, citando en passant la volontà di distruggere Israele quasi si trattasse di uno dei tanti elementi della crisi. Finendo per mettere sullo stesso piano l’attentato terroristico sferrato da chi disconosce il diritto di Israele all’esistenza e la rappresaglia militare di chi difende il proprio diritto alla vita. E nella condanna indistinta della violenza e nell’appello generico alla pace, si finisce di fatto per legittimare il terrorismo. Occultandone la natura aggressiva, giustificandolo come «reazione» ai bombardamenti, nobilitandolo come «resistenza » all’occupazione. In questo clima saturo di disinformazione la realtà viene mistificata, i pregiudizi religiosi e ideologici nei confronti di Israele riesplodono con modalità e graduazioni diverse. Ebbene, una corretta informazione fa emergere come l’inizio della crisi sia stato l’attentato terroristico compiuto il 25 giugno scorso da un commando di Hamas, partito da Gaza non più occupata, che ha ucciso due soldati israeliani e rapito un terzo. Un’iniziativa che ha voluto sabotare la speranza della ripresa del negoziato, riaffiorata dopo il vertice tra il presidente palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Olmert a Petra il 22 giugno, sotto gli auspici del re giordano Abdallah II. Un copione già visto quando nell’ottobre del 1993 Hamas scatenò per la prima volta i suoi kamikaze sugli autobus a Gerusalemme e Tel Aviv per sabotare il nascente processo di pace siglato il 13 settembre 1993 a Camp David tra Arafat e Rabin. Successivamente alla rappresaglia militare israeliana a Gaza, è scattata la seconda fase della crisi. L’8 luglio i terroristi dell’Hezbollah sono penetrati in territorio israeliano, partendo dal Libano meridionale che non è più occupato dal 2000, uccidendo otto soldati e sequestrandone due. In questo caso si è trattato di un terrorismo su procura per scatenare un conflitto in Libano al fine di alleggerire la pressione della comunità internazionale nei confronti dell’Iran sulla questione del nucleare. Un copione simile a quello di Saddam, quando il 3 giugno 1982 commissionò a Abu Nidal l’uccisione dell’ambasciatore israeliano a Londra, Shlomo Argov, determinando la decisione israeliana di invadere il Libano il 6 giugno, al fine di distogliere l’attenzione dal massacro, con i gas chimici, di migliaia di soldati iraniani a un passo dalla presa di Bassora. La legittimazione di Hamas, Hezbollah, Assad e Ahmadinejad viene accreditata sulla base del fatto che sono stati liberamente eletti dai rispettivi popoli. Ebbene, oggi è l’Occidente per primo, dal momento che è impegnato nella diffusione della democrazia nel mondo, a dover rispondere a un quesito fondamentale: può essere considerato democratico chi nega il diritto all’esistenza di Israele e pratica il terrorismo per distruggerlo? Ed è l’Occidente per primo, a circa 60 anni dall’Olocausto degli ebrei frutto del regime nazista andato anch’esso al potere democraticamente, a doversi pronunciare in modo inequivocabile sulla legittimità delle forze islamiche «democratiche» che stanno promuovendo una guerra volta a cancellare la patria degli ebrei dalla carta geografica. Ecco perché dovrebbe essere proprio l’Occidente a prendere l’iniziativa di accreditare sul piano del diritto internazionale che il diritto di Israele all’esistenza è un principio inalienabile e un valore incontrovertibile che sostanzia la democrazia. Che, pertanto, predicare e operare per la distruzione di Israele è un crimine contro l’umanità e una negazione della democrazia, che non può prescindere dal riconoscimento del diritto alla vita e alla libertà di tutti. Magdi Allam 19 luglio 2006 |
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20/07/2006
La France arme les islamiques
PARIS (Reuters) - L'Arabie saoudite est sur le point de commander 76 canons Caesar à Giat Industries, un contrat qui représenterait "plusieurs centaines millions d'euros", lit-on sur le site internet du quotidien Les Echos. L'annonce pourrait intervenir à la suite d'un déjeuner ce jeudi ce moment entre Jacques Chirac et le prince Sultan bin Abdulaziz al Saoud, vice-Premier ministre et ministre saoudien de la Défense. Si le contrat est effectivement signé, il s'agira du troisième décroché pour ce canon de 155 mm autotracté, après les 77 achetés par l'armée françaises et les six commandés par la Thaïlande. |
REUTERS 20/07/06
14:10 | Lien permanent | Commentaires (0) | Tags : mpf
La peur doit changer de camp
La résolution d'Ahmadinejad ne démontre pas à ce jour sa maîtrise de la stratégie ultime de Téhéran. Mais un échec militaire du Hezbollah signifierait non seulement la première défaite stratégique de ce mouvement depuis l'évacuation du Liban-Sud en l'an 2000, mais aussi un sérieux renfort pour l'axe pragmatique et modéré qui passe par le gouvernement national libanais, les réformateurs syriens groupés autour du président Bachar el-Assad et, enfin, de tous les opposants intérieurs iraniens. Ajoutons enfin qu'à Moscou, ceux qui souhaitent réimplanter l'influence russe dans la région ont partie liée à Bachar el-Assad et à Rafsandjani, ce qui explique la nouvelle mansuétude de Poutine à l'égard d'Israël. La peur serait-elle en train de changer de camp ?
Alexandre Adler
13:45 | Lien permanent | Commentaires (0)
17/07/2006
Galuzeau et la politique anti-israëlienne française
Comme on vient de l'apprendre, Galuzeau le Bellâtre (De Villepin) va se rendre à Beyrouth sur demande de Ben Chirak, pour exprimer la "solidarité de la France au peuple libanais"
Bien dit non?
Et les civils israëliens qui reçoivent des roquettes à l'aveugle sur la tête n'ont-il pas droit à la "solidarité"?
Alors qu'une offensive nazislamique sans précedents depuis la guerre du Kippour est declenchée contre Israël, la France ne rate pas une occasion pour se ranger du coté des agresseurs.
Cette offensive a été bien planifiée, ralliant Hezbollah, Hamas, Fatah, Iran, Sirie et bien d'autres fideles de l'égorgeur de la Mecque
Bien sûr, la population civile libanaise n'a souvent (mais pas toujours) rien à voir avec ces bandits mahométains mais comment pretendre que l'on accepte de se faire tirer plusieurs centaines de roquettes par jour sur la tête sans réagir?
Que fait-il cet Etat bidon Libanais, symbole de l'échec de toute possibilité de cohabitation pacifique entre islam et christianisme, dominé par des bandes terroristes au solde des nazillons iraniens et siriens?
Et les pions du G8 qui demandent à Israël de faire preuve de retenue!
Continuons à croîre que l'islam s'affronte avec des compromis, nos enfants en ferons les frais.
Alors, soutien total à Israël dans sa lutte pour la survie, seul et contre tous (ou presque).
Quant aux médias français qui s'apitoient sur le sort des civils, qu' Israël ne vise pas et qui servent de bouclier au Hezbollah, est-ce que ils se sont apitoiés sur les sort des civils du Darfour ou sur ceux de la Somalie?
Ceux la on s'en fout, il faut pas en parler ...c'est l'islam qui domine et massacre! Normal.
Terminons avec un constat: depuis le debut de la controffensive israëlienne, pas de chiffres sur les terroristes du hezbollah tombés au combat. Normal, ils sont comptés et ils representent la quasi totalité de ceux que l'on appelle "les civils".
Voilà comment on desinforme l'occident!
13:30 | Lien permanent | Commentaires (0)
15/07/2006
Israele, diritto alla difesa
Diritto alla difesa di Magdi Allam |
E’ guerra, guerra vera, ormai. Il Medio Oriente rischia un nuovo, grande incendio. Ieri la battaglia che è divampata nel Sud del Libano ha raggiunto Beirut e colpito anche la città israeliana di Haifa che non aveva più conosciuto attacchi dall’esterno fin dal 1991, quando erano stati i missili Scud a ferirla durante la prima guerra del Golfo. Il governo libanese prende le distanze dall’Hezbollah e un suo ministro accusa la Siria. Il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen minaccia le dimissioni in segno di protesta contro Hamas. L’allarme sale in tutto il mondo. E l’Italia? Da che parte sta? E’ difficile trovare il bandolo, nonostante gli sforzi della nostra diplomazia e gli apprezzabili tentativi di cercare una soluzione da parte del ministro degli Esteri Massimo D’Alema. Legittimamente partono da Roma appelli alla moderazione, ma insistere sulla «reazione sproporzionata e pericolosa di Israele», come ha fatto ieri lo stesso D’Alema, rischia di nascondere un elemento centrale della crisi, e cioè il diritto di Israele a difendersi. Sono le stesse autorità arabe direttamente colpite dalla rappresaglia militare israeliana a rilevare che all’origine di questa spirale di violenza c’è un’iniziativa terroristica sponsorizzata dall’Iran e dalla Siria, sferrata da territori, Gaza e il Libano meridionale, che non erano occupati. Non possiamo dimenticarlo. Così come non possiamo far finta che non esista una guerra globalizzata del terrorismo islamico, a dispetto dell’evidenza del legame operativo tra Hamas, Hezbollah, Siria, Iran e della loro collusione ideologica con i gruppi e le cellule imparentate ad Al Qaeda in tutto il mondo, uniti dall’odio nei confronti di Israele, dell’America e della civiltà occidentale. La scelta dell’equivicinanza non potrà comunque condurci a mettere sullo stesso piano Israele e Hamas, Israele e l’Hezbollah, Stati Uniti e Iran. Nella sua visita in Italia, Kofi Annan ha chiarito che per l’Onu la lotta al terrorismo non è una fandonia, che è assolutamente vitale che il nostro Paese mantenga le sue forze in Afghanistan e che anche il ritiro dall’Iraq dovrà avvenire «al momento opportuno, per evitare che la situazione esploda». I fans dell’Onu in seno al governo ne tengano conto: o danno ascolto ad Annan oppure sarebbe meglio che smettessero di strumentalizzare le Nazioni Unite. La guerra esplosa in Medio Oriente potrebbe rivelarsi ben più seria e di più lunga durata, coinvolgendo direttamente la Siria e l’Iran. E’ possibile che Israele decida di regolare i conti non tanto con i kamikaze o con i guerriglieri che lanciano i katiusha, bensì con i burattinai dei terroristi che pianificano la distruzione dello Stato ebraico. Trattandosi di una partita in cui non avrebbe l’opzione della rivincita, Israele è costretta a difendere la sua esistenza sino in fondo. Se l’Italia ha veramente a cuore la causa della pace in Medio Oriente, il diritto dei palestinesi a uno Stato indipendente e l’interesse dei libanesi alle sovranità e dignità nazionali, deve restare a fianco di Israele e svolgere sino in fondo il suo ruolo nella guerra al terrorismo internazionale. |
15:37 | Lien permanent | Commentaires (0)
La guerra dei mondi si fa strada
Ricordate qualche anno fa quando tutti i politici occidentali si misero a criticare la tesi di S. Huntington sullo shock delle civiltà fra islam e mondo occidentalizzato?
Era un modo per negare l'evidenza.
La guerra ce l'hanno dichiarata dal VI° secolo, al seguito delle dottrine del pedofilo della Mecca.
L'aumento della tensione fra Israele ed i suoi vicini nazislamici, cosi' come fra l'India ed il Pakistan lo conferma.
Certo, nessuno di noi l'ha voluta né la vuole questa guerra, ma la scelta é fra subire o reagire.
Ma un segno grave del cancro ideologico che pervade l'occidente, é la chiusura progressiva dei siti di resistenza anti-islamica da parte dei governi al soldo dei petrodollari.
Diversi mesi é stato chiuso il magnifico sito di discussione islam-danger.com
Se cercate forum dei seguaci del pedofilo dove si critica la laicità, l'occidente e si predica l'antisemitismo, ne troverete sempre di piu', in tutta impunità.
LA LIBERTA' E' IN GRAVISSIMO PERICOLO!!!
Se sapete leggere il francese, questo libro é magnifico e premonitorio:
http://www.amazon.fr/gp/product/2865531589/171-7613112-90...
11:40 | Lien permanent | Commentaires (0)
11/07/2006
La magistratura italiana sceglie la "collaborazione" col nemico
Insieme alla vittoria ai Mondiali, o in alternativa come premio di consolazione, presto potremmo festeggiare il ritorno in Italia di Abu Omar. Con tante scuse ufficiali e un risarcimento di 10 milioni di euro per aver arbitrariamente interrotto la sua attività di predicatore d’odio e apologeta del terrore nella moschea di viale Jenner a Milano. Subito dopo, magari affidandosi all’assistenza del suo stesso avvocato Montasser Al Zayyat, con trascorsi in galera per la sua attività eversiva in Egitto, riaccoglieremo altri due militanti di spicco della Guerra santa islamica, Bouriqi Bouchta e Abdulqadir Fadlallah Mamour, allontanati con atti amministrativi. Nel frattempo il corso della giustizia avrà accertato la responsabilità di un numero crescente di responsabili dei Servizi segreti, del ministero dell’Interno e della Difesa, di politici della passata e della presente coalizione governativa, di magistrati «non organici» e di giornalisti che hanno «collaborato» con le «spie». Il vertice dei nostri apparati di sicurezza sarà interamente rimosso e screditato, con gravi danni all’attività di contrasto del terrorismo e un ulteriore logoramento della fiducia della gente nelle istituzioni. Riflettiamoci bene prima di proseguire in questa guerra intestina che preannuncia un suicidio collettivo. Se l’applicazione formale e rigorosa della legge vigente anziché salvaguardare compromette pesantemente la sicurezza dei cittadini, che è la condicio sine qua non per poter godere di qualsiasi libertà, significa che o la legge è inadeguata o vi è un difetto nella sua applicazione. Personalmente ritengo che siano veri entrambi i casi. L’inadeguatezza e il difetto risiedono principalmente nel fatto che l’attuale legislazione non recepisce integralmente la realtà e la specificità del terrorismo islamico globalizzato, in particolar modo la sua dimensione ideologica, spesso sommersa, che ha già trasformato anche l’Italia in una fabbrica di terroristi e aspiranti kamikaze. Ed è inevitabile che se non si contestualizza correttamente l’evento, l’elaborazione del legislatore, la valutazione del magistrato e l’azione dell’esecutivo risulteranno inficiate da un vizio di fondo. Il risultato sarà un insieme confuso che impone una navigazione a vista, subendo e reagendo agli eventi anziché prevedendo e realizzando delle scelte. È un dato di fatto che all’interno dei nostri apparati di sicurezza si scontrano almeno due anime: la prima considera il terrorismo islamico come la principale minaccia alla sicurezza interna e internazionale; la seconda ritiene che si tratti di un’esagerazione, peggio ancora, di una strumentalizzazione della paura collettiva per fini di potere. Ebbene è quest’ultima che sta oggi prevalendo e sembra prossima a imporre la propria linea, con il conforto del governo di centrosinistra. Sul piano internazionale la svolta rilevante è stata la decisione di accelerare il definitivo ritiro dall’Iraq, sulla base del consenso contro la «guerra ingiusta», ignorando le ragioni della lotta al terrorismo invocate dalle autorità irachene e presenti nelle risoluzioni dell’Onu 1511 e 1546. E ora, a quanto pare, ci si avvia a regolare i conti con il «partito della guerra» all’interno dell’Italia. In quest’ambito si sta rischiando di fare dei servizi segreti la valvola di sfogo dei mali della classe politica. L’aria che tira la si può desumere persino dalle due immagini in circolazione di Abu Omar. Nella prima compare sorridente, sbarbato, snello, in giacca e cravatta mentre legge un giornale. Nella seconda si vede un faccione gonfio, sguardo severo, corpo appesantito, barba lunga e la divisa «afghana » degli estremisti islamici, camicione e pantaloni bianchi larghi e informi. Ebbene, a seconda della tendenza a voler colpevolizzare il Sismi o Abu Omar, sulla stampa compare l’una o l’altra. Significativamente, con il Sismi nella bufera, viene più gettonata la foto di Abu Omar «buono». Ha ragione Sergio Romano quando ieri sul Corriere ha ricordato che se i servizi sono sospettati «delle peggiori malefatte » non possono svolgere il loro compito istituzionale. Ma a mio avviso non peccano di «eccessiva dipendenza dall’intelligence americana». Casomai è vero l’opposto: ci vorrebbe molta e più proficua collaborazione con gli Stati Uniti, l’Europa e il resto del mondo. C’è una guerra in atto scatenata dal terrorismo e dall’estremismo islamico globalizzato. L’Italia deve decidere da che parte stare: mi auguro che non si schieri dalla parte di Abu Omar. Magdi Allam 08 luglio 2006 |
17:44 | Lien permanent | Commentaires (0)
Les fidèles mahométains encore et toujours
La capitale économique indienne a été frappée par sept attentats à la bombe qui ont visé des trains de voyageurs mardi, aux heures de pointes.
17:30 | Lien permanent | Commentaires (0)
08/07/2006
La France à la recherche de son identité
L’ivresse « multicolore » de 1998 avait bercé les Français d’illusions : huit ans plus tard, le scepticisme règne.
09:30 | Lien permanent | Commentaires (0)