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30/04/2007

Islam, ovvero il culto della violenza e della morte

Non c’è stata e non ci sarà indignazione nella grande umma musulmana per il massacro dei cristiani di Malatya. Uccidere cristiani che si siano macchiati della colpa vergognosa di fare proselitismo, non solo non è reato, ma è cosa lecita e doverosa per la mentalità di molti musulmani, moltissimi, la maggioranza. La strage di Malatya, il rito abramitico blasfemo celebrato dagli assassini è solo un nuovo passo, l’ennesimo, di un inarrestabile progredire dello scisma musulmano che si è radicato in due versioni differenti nell’Islam sunnita con i salafiti-wahabiti e in quello sciita con i khomeinisti. Uno scisma basato sul culto della morte –i cinque assassini sgozzatori bramavano essi stessi il martirio e sono sicuramente delusi di non averlo meritato- a celebrare una liturgia oscena che riconosce il momento salvifico solo e unicamente nel sacrificio umano, di sé e degli infedeli.
In pieno ventunesimo secolo, la distorta modernità dell’Islam ripropone il sacrificio umano come momento centrale di una teologia dell’Apocalisse e riesce a farlo, nel disinteresse della umma musulmana, perché a quella la lega una perversa concezione dell’Islam quale “religione naturale” dell’uomo. I moderati musulmani di questo sono convinti: non solo che l’Islam sia l’unica vera religione –come è ovvio- ma anche e soprattutto che essa sia la “religione naturale” dell’uomo, per cui, chi tenta di distogliere il musulmano dalla sua fede infrange il diritto naturale, l’ordine naturale.
Questa follia teologica totalitaria non è solo patrimonio del fondamentalismo, ma anche dell’Islam "moderato" (che non esiste NDR), tanto che è stata elaborata e definita nella Dichiarazione Islamica dei Diritti dell’Uomo che tutti i paesi musulmani hanno promulgato nel 1990, quale summa del pensiero politico delle più grandi menti teologico-giuridiche del mondo musulmano ufficiale, anche di regime, i “moderati” in prima fila.
Solo avendo presente questo scabroso retroterra religioso, si può capire perché allora la Turchia è divenuta cristianofobica, come ha denunciato nel 2005 il vescovo Farhat, nunzio apostolico ad Ankara, perché tanti cristiani vi vengono uccisi, perché i musulmani turchi e di tutto il mondo “moderato” non si indignano. La cristianofobia è sempre più di moda nel mondo musulmano, perché l’intero suo sistema di valori teologici nel secolo scorso è stato restaurato, dopo la caduta del Califfato, avendo come riferimento ibn Taymmyya, teologo del XIII secolo violentemente anticristiano e perché la società islamica non riesce a produrre secolarizzazione.
Basti pensare che la laica Algeria, il cui regime piace tanto chissà perché a Gad Lerner- ha varato una legge che punisce con 2 anni di prigione e 10.000 euro di multa chiunque faccia proselitismo presso i musulmani. Prova provata di come l’Islam rifiuti il confronto e punti all’egemonia basandosi sulla coercizione e sulla violenza, nella dimensione della “conversione con la spada”, denunciata da Benedetto XVI° a Ratisbona.
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www.carlopanella.it

29/04/2007

Immigrazione incontrollata ed incontrollabile: gli Unni, i Vandali ed i Saraceni sono di ritorno!

MILANO - Due violenze sessuali denunciate in un giorno a Milano. In entrambi i casi gli uomini della Squadra mobile hanno fermato i presunti aggressori, tutti stranieri. La prima è avvenuta la notte fra mercoledì e giovedì in Stazione Centrale. Una donna di 35 anni vagava tra i binari, cercando cocaina. Ha trovato un gruppo di ragazzi italiani e stranieri con cui si è appartata in un vagone sperando di avere da loro della droga. Dopo poco le si sono avvicinati due magrebini che l'avrebbero violentata. Poi una nuova violenza, da parte di un altro nordafricano cui la ragazza aveva chiesto droga. A quel punto - intorno alle 4 di notte - lei ha chiamato la polizia, che ha individuato fra gli stranieri che stavano dormendo in stazione uno dei presunti autori della violenza. Si tratta di un tunisino di 23 anni senza permesso di soggiorno, ora in stato di fermo. Degli altri presunti violentatori la ragazza ha un ricordo confuso e non ha saputo dare una descrizione sufficiente per poterli identificare.
IN ZONA SAN SIRO - La seconda violenza sarebbe avvenuta in un appartamento di zona San Siro. Una donna, anche lei 35enne, ha chiesto aiuto alla polizia denunciando di essere stata violentata più volte, per mesi, da un ragazzo marocchino. Il ragazzo frequentava abitualmente l'abitazione della giovane perché amico di suo fratello. Giovedì lo stupratore si è presentato con un amico ed entrambi l'avrebbero stuprata. Episodio che ha fatto trovare alla donna il coraggio di rivolgersi alla polizia. Nella notte gli agenti hanno fermato due marocchini di 20 e 21 anni, entrambi con precedenti.
ROMA - È finita la caccia: sono state arrestate le due donne rumene sospettate di aver ucciso con un colpo di ombrello nell'occhio Vanessa Russo nella metropolitana di Roma. Le due donne, Doina Matei di 21 anni e l'amica, minorenne, sono state fermate all'uscita del centro commerciale La Rancia di Tolentino, in provincia di Macerata. Una donna le ha riconosciute, proprio mentre le due ragazze guardavano un quotidiano in un'edicola del supermercato, con le loro fotografie in prima pagina. La testimone ha chiamato il 112, e una gazzella dei carabinieri è accorsa sul posto, bloccando le due presunte assassine e un amico, che le attendeva in auto. L'uomo è stato arrestato con l'accusa di favoreggiamento. Nella città marchigiana vivrebbe la madre di una delle due.
GIA' IDENTIFICATE PRIMA DELLA CATTURA - Le due donne ritenute responsabili dell'omicidio di Vanessa Russo avevano le ore contate: i carabinieri, secondo quanto si è appreso da fonti investigative, le avevano già identificate prima che lasciassero Roma. Sarebbero note come prostitute. La loro identità era dunque nota agli investigatori, che hanno così stretto il cerchio attorno alle persone che le conoscevano. Alla loro identificazione si è arrivati attraverso una serie di ricerche effettuate in particolar modo nella zona di Tivoli dove hanno soggiornato presso degli affittacamere. Le due donne dovrebbero essere trasferite a Roma già nella serata di domenica.
COMMENTO:
Premesso che non vi é amalgama di principio fra immigrato e delinquenza, spece quando questo(a) immigrato(a) mostri rispetto del Paese di accoglienza e voglia integrarsi lavorando onestamente, immaginiamo un attimo per ipotesi del tutto astratta che io vada a Bucarest e che conficchi un punteruolo nel cranio di un rumeno che mi schiaccia l'alluce. Cosa accadrebbe? Sarei linciato? Mi metterebbero in prigione per cinquant'anni e poi mi espellerebbero dalla Romania a vita?
Ancora meglio. Immaginiamo che io sia a Damasco, o ad Amman, o a Medina, o a Islamabad, o ad Algeri, oppure a Casablanca e che mi venga in mente di stuprare la cameriera "doc" dell'albergo moresco...Cosa mi succederebbe? Io, un "harbi"(http://en.wikipedia.org/wiki/Harbi), che stupro una santa donna musulmana!
Non ritroverebbero neppure le mie ossa!
ITALIANI BRAVA GENTE!

Les images parlent pour elle

medium_celinelibreReutersTomasevic.jpgCéline a été relachée, certainement pour raisons politiques, par les bêtes de satan talibanes.

Cette fille dont la faute était d'avoir cherché à aider la population civile, et plus particulièrement les enfants, dans ce Pays cauchemardesque qu'est l'Afghanistan du "prophète" muhammad.

Après l'avoir enlevée, terrorisée, humiliée en tant que femme avec sa bâche sur la tête et autour du corps, on la laisse partir pour qu'elle explique clairement aux autorités françaises ce qui va se passer pour son compagnon et surtout ses amis afghans, comme cela a été le cas pour le kidnapping de Daniele Mastrogiacomo.

Pas d'ambiguité, pas de langue de bois: la cruauté, le mepris, la violence dont font preuve ces talibans immondes sont bien ceux qui sortent du message coranique!

28/04/2007

Renier l'islam: c'est possible, c'est nécessaire!

VIDEO: http://www.dailymotion.com/related/2928865/video/x4yyf_ex...

PLUS LES MUSULMANS PRENDRONS CONSCIENCE DU MENSONGE CORANIQUE ET DE SES DANGERS, PLUS ILS S'EN ECARTERONS.

LA CULTURE, L'INFORMATION,  LA SENSIBILITE' ET LA RAISON SONT LES PIRES ENNEMIS DE L'ISLAM!

27/04/2007

Hommage à Jacques Pietri

Extrait de www.libertyvox.com: Jacques Pietri, sans doute un peu visionnaire, mettait en garde depuis des années déjà ses concitoyens contre les dangers de l’islamisation intégriste de la France et la possible résurgence des guerres de religion au 21e siècle.

Voici son dernier texte, inachevé, en cours de rédaction au moment de son décès. Nous vous le livrons comme il nous est parvenu, sans retouches, comme un message posthume, une mise en garde adressée aux vivants.

L’Islam d’aujourd’hui (comme celui d'hier et de demain NDR) n’est pas seulement un intégrisme, c’est un totalitarisme, il prend le relais des deux totalitarismes qui ont marqué le 20ème siècle, le communisme et le nazisme. Après le fascisme brun et le fascisme rouge, on est en présence du fascisme vert. L’intégrisme religieux doit être analysé sous le prisme du totalitarisme, système auquel il conduit inéluctablement dès que son triomphe est proclamé.

Le totalitarisme implique la négation de l’individu, seul le groupe, (religieux, politique, racial) existe ; l’individu est nié, ravalé, il est entièrement subordonné à l’intérêt supérieur du groupe. On notera, incidemment que le «libéralisme», qu’il soit radical ou modéré, est exactement le contraire. On sait, en effet, que pour Adam Smith, le père du libéralisme économique, l’individu est au centre de sa réflexion ; après Locke, Montesquieu et bien d’autres, il montre, ce qui est toujours vrai aujourd’hui, que sans liberté économique, il n’y a pas de véritable liberté politique. La France est aujourd’hui, le seul pays européen, où le mot, «libéralisme» est un gros mot.

La règle d’or de l’intégrisme religieux et du totalitarisme est la certitude de détenir la vérité, une vérité univoque, intangible, éternelle, que l’on ne saurait renier sans encourir une punition extrême. L’emprisonnement, la torture, l’extermination, la terreur, sont les instruments habituels du totalitarisme. La coercition ne s’intéresse pas seulement aux corps mais surtout aux esprits : «il est interdit de penser».

La religion se situe, de manière évidente, dans la sphère du privé, et non pas dans celle du public. Toute autre est la conception des théoriciens islamiques contemporains : L’Islam, écrit Hani Ramadan, dans le Bulletin du centre islamique de Genève, « est religion et État, foi et loi, doctrine et mode de vie... il nous enseigne un monothéisme authentique, évident, et aussi une loi qui constitue désormais un système complet reposant sur des sources authentiques applicables en tout lieu et en tout temps».

Un article paru dans un périodique algérien illustre bien ce qu’il en est de la laïcité dans le monde arabe (le mot laïcité étant à peu près intraduisible en arabe) : «L’adage occidental «rendre à César ce qui appartient à César et à Dieu ce qui appartient à Dieu» n’a pas sa place dans la conception islamique de la société. Tout appartient à Dieu et César lui-même appartient à Dieu». L’Islam, comme le rappelait si bien ce folliculaire, «signifie étymologiquement soumission, celle-ci doit être totale et inconditionnelle à Dieu et à sa foi révélée», c’est bien pourquoi «ne peut rester musulman celui qui s’est converti à la laïcité, cette nouvelle religion qui prône la séparation de la Foi et de la Loi».

Jacques Pietri (mars 2007).

www.libertyvox.com

Negazionismo e revisionismo, perle del "multiculturalismo" inglese

Olocausto e Crociate cancellati dai programmi di alcuni istituti superiori inglesi per paura della reazione degli studenti musulmani
LONDRA (GRAN BRETAGNA) - La storia non viene ancora riscritta come in «1984» di Orwell. Ma semplicemente ignorata. Finendo, per evitare di parlare di argomenti controversi, di spiegare cosa è accaduto per interi secoli. E così si assiste allo spettacolo di insegnanti riluttanti a parlare della Shoah per paura di offendere gli studenti musulmani. Al punto da eliminarla dai programmi di storia per il Gcse, l'equivalente del nostro esame di maturitá. Succede in Inghilterra, dove alcune scuole secondarie hanno deciso di non affrontare l'argomento per non offendere i sentimenti degli studenti di religione islamica che negano l'Olocausto. A riverarlo è il Teaching Emotive and Controversial History, uno studio commissionato dal ministero dell'Istruzione inglese e diffuso dai maggiori quotidiani e siti web britannici.
OLOCAUSTO E CROCIATE - «In certi contesti particolari - afferma il rapporto - gli insegnanti di storia sono contrari a sfidare le interpretazioni storiche altamente controverse che vengono predicate ai ragazzi all'interno delle loro famiglie, nelle loro comunitá o nei luoghi di culto». Il documento porta come esempio una cittá dell'Inghilterra del nord dove alcuni insegnanti hanno deciso di eliminare dai programmi di storia per il Gcse lo studio dell'Olocausto. Tra i motivi, si legge, «il timore di affrontare le reazioni antisemite e negazioniste degli allievi musulmani». Ma non è tutto. In un'altra scuola ad essere bandito è stato invece lo studio delle Crociate, sempre per non turbare la sensibilitá dei musulmani ai quali, nelle moschee, viene insegnata una versione completamente diversa di quell'evento storico.
27 aprile 2007

26/04/2007

Kosovo: voici comment l'islam conquerant s'empare de la Serbie (et de l'Europe)

Le ministre des Affaires étrangères serbe, Vuk Draskovic, est à Paris pour plaider contre l'indépendance de la province albanophone.

« JE NE COMPRENDS pas que la France, derrière les États-Unis et la Grande-Bretagne, demande la désintégration de mon État et la constitution d'un deuxième État albanais dans les Balkans, sur le territoire historique de la Serbie ! », s'insurge l'écrivain Vuk Draskovic, ministre des Affaires étrangères de Serbie. Dans un entretien accordé hier au Figaro, l'ancien opposant, que les services secrets de Slobodan Milo­sevic tentèrent par deux fois d'assassiner, explique être venu à Paris pour « tenter d'ouvrir les yeux des élites françaises ». Il espère faire accepter une solution de compromis qui ferait du Kosovo une entité administrée par les Albanais, sans pour autant que la province accède à l'indépendance.
Depuis la résolution 1244 du Conseil de sécurité (10 juin 1999), qui entérina la fin de la guerre de l'Otan contre Belgrade, le Kosovo vit sous un statut spécial : la province est administrée par l'ONU, qui supervise un gouvernement albanophone. Elle est policée par les soldats de l'Otan. Mais elle fait toujours partie, en droit international, de la Serbie. Ni l'ONU, ni l'Otan (OTAN=TURQUIE  NDR) n'ont été capables de construire « le Kosovo multiethnique et pacifié » promis par le président Clinton en 1999. Il n'y a pratiquement plus aucun Serbe à Pristina, Pec ou Prizren, les grandes villes du Kosovo. Quelque 200 000 Serbes et Tziganes ont fui la province. Plus de mille d'entre eux ont été assassinés par des extrémistes albanais.
Un ancien président finlandais, Martti Ahtisaari, chargé par l'ONU de rédiger un rapport sur la question, vient de remettre ses conclusions au Conseil de sécurité, seule instance à même de décider du statut final du Kosovo. Son rapport préconise une indépendance « surveillée » pour la province, à l'image de ce qui avait été décidé pour la Bosnie en novembre 1995 lors des accords de paix de Dayton.
Le mot « surveillée » signifie qu'un haut-commissaire représentant la communauté internationale siégerait aux côtés du gouvernement kosovar albanais, avec le pouvoir d'invalider les décisions qui lui sembleraient contraires aux dispositions de l'ONU (notamment celles destinées à protéger les droits des minorités).
« Deux poids, deux mesures »
Les Kosovars albanais, qui constituent 90 % de la population de la province, sont attachés à l'idée de leur indépendance. Les autorités de Belgrade, soutenues par une très grande majorité des Serbes, savent que la Serbie ne gouvernera plus jamais le Kosovo, mais elles ne veulent pas aller plus loin qu'un statut d'autonomie. Elles refusent d'admettre un nouveau changement des frontières internationales dans les Balkans et que le Kosovo, berceau de l'État serbe au Moyen-Âge,(envahi, puis islamisé à feu et à sang par les ottomans, qui maintenant sont "chez eux"!!! NDR) puisse un jour être admis à l'ONU comme un pays membre.
Les États-Unis, la Grande-Bretagne et la France soutiennent le plan Ahtisaari. La Russie a prévenu qu'elle opposerait son veto si le plan était maintenu tel quel. La Chine est sur la même ligne.
Le ministre Vuk Draskovic souligne que l'ONU a le devoir de protéger l'intégrité territoriale de ses États membres. Il s'indigne du « deux poids, deux mesures » des trois membres permanents occidentaux du Conseil de sécurité, qui refusent l'autodétermination des Serbes de Bosnie, au nom du principe d'intégrité territoriale de ce pays reconnu par l'ONU (et par la Serbie), mais qui encouragent celle des Albanais du Kosovo.
Il annonce qu'une telle « violation » de la Charte des Nations unies encouragerait immédiatement les Albanais de Macédoine (très majoritaires à l'Ouest du pays) à demander également leur indépendance, facteur de déstabilisation de l'ensemble des Balkans.
« Il faut européaniser les Balkans, pas les kosovariser !, explique le ministre serbe des Affaires étrangères. Le fait que les Serbes soient faibles ne justifie pas que l'on fasse passer la force avant le droit dans la région, même si les Américains ont envie de la quitter au plus vite, à cause de leur implication au Moyen-Orient ! »

www.figaro.fr


25/04/2007

Encore une performance typique de la "réligion d'amour, de tolérance et de paix"

Les trois protestants assassinés mercredi à Malatya (est) auraient été torturés auparavant, a rapporté vendredi la presse turque, tandis que la police poursuivait l'interrogation de 10 suspects, dont les cinq principaux arrêtés sur les lieux du crime.

Un médecin qui a opéré l'une des trois victimes, encore vivante après la descente policière de mercredi dans la maison d'edition chrétienne Zirve (sommet), a expliqué au journal Hürriyet les détails macabres de l'attaque sans précédent contre la petite communauté évangéliste de Malatya.

"Ses cuisses, ses testicules, son anus et son dos avaient été tailladés de dizaines de coups de couteaux. Ses doigts avaient été coupés jusqu'à l'os", a indiqué le chirurgien Murat Ugras qui, malgré une longue intervention, n'a pu sauver Ugur Yüksel, converti au christianisme.

"C'est clair que ces blessures ont été infligées pour le torturer", selon le médecin qui a dû recourir à pas moins de 51 unités de sang de transfusion lors de l'opération.

Les deux autres personnes retrouvées mortes par les policiers, le Turc Necati Aydin, un autre converti, et Tilmann Geske, un Allemand, avaient eux aussi subi un supplice de trois heures aux mains de leurs cinq tortionnaires, au cours duquel ils ont été interrogés sur leurs activités de missionnaires.

Le prosélytisme n'est pas interdit par la loi en Turquie, mais est vu d'un mauvais oeil.

"Nous leur avons ligoté les mains et les pieds avant de les bâillonner. C'est Emre (Günaydin, le cerveau présumé de l'attaque qui s'est jeté par la fenêtre et qui est grièvement blessé) qui leur a tranché la gorge", ont déclaré les suspects à la police, selon le quotidien Sabah.

Les autorités gouvernementales d'Ankara ont promis de faire toute la lumière sur cette attaque survenue dans un pays à 99 %, musulman à cheval entre l'Europe et l'Asie et souhaitant rejoindre l'Union européenne.

Apparemment, le principal suspect âgé de 19 ans, hospitalisé pour une fracture du crâne, aurait gagné la confiance de ses victimes en se rendant plusieurs fois dans leurs locaux dans l'intention de s'informer sur le protestantisme.

Les médias estiment que cette tuerie, la première contre une communauté chrétienne, s'inscrit dans la lignée du meurtre l'an dernier à Trabzon (nord) du prêtre catholique italien Andrea Santoro et, en janvier, du journaliste d'origine arménienne Hrant Dink à Istanbul, par un jeune chômeur de Trabzon, un bastion nationaliste du nord-est.

Il y aurait eu à Malatya un regroupement de jeunes dans une cellule islamo-nationaliste d'où seraient issus les auteurs de l'attaque vraisemblablement préméditée, selon les journaux.

Dans leurs aveux ces suspects auraient dit: "Nous l'avons fait pour la patrie" et "notre pays et notre religion étaient menacés".

La presse rapporte en outre que trois des cinq principaux suspects avaient été interpellés par la police deux jours avant les faits pour avoir tiré avec des pistolets à air comprimé sur un terrain vague avant d'être relâchés contre une amende.

Susanne Geske, l'épouse de la victime allemande, père de trois enfants, est intervenue sur une chaîne de télévision turque, déclarant avoir "pardonné" aux tueurs.

Elle a demandé que son époux soit enterré à Malatya, où la famille vit depuis près de dix ans.

La tuerie a été condamnée par la communauté internationale et l'Allemagne, présidente en exercice de l'UE, a enjoint Ankara de prendre des mesures pour protéger la liberté religieuse.

© 2007 AFP

COMMENTAIRE: VOUS EN AVEZ ENTENDU BEAUCOUP PARLER DANS NOS MEDIAS LIBRES ET PROGRESSISTES??? NON, JAMAIS!!! FAUT PAS STIGMATISER LA RELIGION DU PSEUDO-PROPHETE EGORGEUR!!!

LIGOTÉS, bâillonnés, la gorge tranchée. « Le cauchemar se poursuit », titrait hier le journal Milliyet. Le triple meurtre des missionnaires évangélistes, un Allemand et deux Turcs convertis, dans leur maison d'édition, Zirve, qui distribuait la Bible, à Malatya, n'est que le dernier des assassinats commis contre des représentants des minorités religieuses depuis deux ans en Turquie. Mais ce sont les premiers à viser des protestants (3 200 fidèles). Les chefs de cette communauté de missionnaires ont dénoncé hier une « chasse aux missionnaires » qui rappelle selon eux les « chasses aux sorcières » du Moyen Âge.Le triple meurtre a eu lieu alors que l'atmosphère de la campagne pour la prochaine élection présidentielle est particulièrement lourde. Plus de 300 000 personnes ont manifesté samedi dernier à Ankara pour dénoncer les ambitions présidentielles du premier ministre Recep Erdogan, bête noire des milieux laïques et de l'armée, qui craignent une islamisation de la Turquie.Le massacre de Malatya, une ville conservatrice et religieuse à 660 km à l'est d'Ankara, celle d'Ali Agça, l'homme qui avait tenté d'assassiner le pape Jean-Paul II en 1981, intervient alors que le pays est traversé par une forte poussée du nationalisme. Les multiples échéances électorales, mais aussi les réticences de plus en plus fortes de l'Europe vis-à-vis d'une adhésion de la Turquie, favorisent un repli identitaire.Dans ce pays musulman à 99 %, les minorités religieuses sont les premières à en faire les frais. Elles sont montrées du doigt et prises à partie par les ultranationalistes, de gauche comme de droite. L'an dernier, un prêtre italien, Andrea Santoro, a été abattu par un adolescent de 16 ans à Trabzon, sur la mer Noire. Un prêtre français a été blessé à coups de poignard à Samsun, dans le nord.
Cette année, le 19 janvier, un journaliste d'origine arménienne, Hrant Dink, a été abattu par un jeune chômeur (jeune "chomeur" SIC! SIC! SIC! NDR) à Istanbul. Il était détesté des milieux nationalistes parce qu'il écrivait contre la position officielle de la Turquie, qui nie le génocide arménien de 1915.
Les pressions se multiplient contre les chrétiens. Les missionnaires de la maison d'édition de Malatya avaient, selon le responsable, été menacés à plusieurs reprises au cours des derniers jours. Aux policiers qui les interrogeaient, les suspects ont affirmé avoir agi « pour la patrie », parce qu'ils estimaient que « (leur) pays et (leur) religion étaient menacés ». Quant à la visite du pape Benoît XVI l'an dernier, elle a été précédée et suivie de manifestations hostiles.
« Le curé de Malatya et le grand rabbin d'Istanbul ne peuvent plus sortir de chez eux sans protection. Aujourd'hui, en Turquie, il vaut mieux se faire oublier », explique un dignitaire chrétien, qui réclame l'anonymat. Il était selon lui risqué pour les évangélistes de Malatya de s'installer « en pleine Anatolie, dans un pays musulman, à un moment tendu. Mais cela n'excuse pas le crime ».
Le paradoxe, selon le dignitaire chrétien, est que ces dérapages interviennent alors que l'époque n'a jamais été aussi "libérale" (vive le libéralisme musulman! NDR). « Les choses sont plus faciles aujourd'hui qu'il y a vingt ans pour les chrétiens. Il y a moins de pressions. C'est sans doute la perspective d'entrer dans l'Union européenne qui a assoupli le contrôle. Mais les choses sont très compliquées : l'UE exerce une pression permanente pour que l'armée ait moins de pouvoir. Or, ces crimes auraient-ils eu lieu si l'armée était restée aussi puissante qu'avant ? »
En attendant, les chrétiens d'Orient, Arméniens, Grecs orthodoxes ou Assyro-Chrétiens, subissent, en Turquie, un déclin inexorable. Les coups d'État de 1971 et de 1980, la violence politique et religieuse, les ont poussés au départ. Après la Première Guerre mondiale, les non-musulmans représentaient encore un tiers de la population de la vieille Stamboul. Les Assyro-Chaldéens turcs étaient 12 000 en 1980. Ils ne sont plus que 627 aujourd'hui. www.figaro.fr

24/04/2007

Anche Vigevano ha il suo "viale Jenner"

Voglio riprendere il caso di intolleranza successa a Vigevano, per dire alcune cose riguardo al luogo dove è successo.
Bene. Allora i fatti sono questi: un marocchino convertito al Cristianesimo espone una minuscola bandierina vaticana per salutare la visita del Papa a Vigevano. Alcuni egiziani hanno divelto dei sampietrini e lo hanno preso a sassate chiamandolo ''traditore''. Tutto ciò è avvenuto, leggendo i giornali, in Via dei Mulini.
Ora, io passo tutti i giorni per quella via ( non voglio specificare perchè per motivi di sicurezza). E so che via è. E' una zona franca islamica nel centro di Vigevano ( non è molto lontana dalla Piazza Ducale). In Via dei Mulini vi è un centro culturale ( si fa per dire...) islamico, un phone center e un negozio islamico. Ho visto più di una volta un andare e venire di donne velate e imam barbuti.
Ecco, questo è quello che succede nele zone franche. Il marocchino in questione era considerato un traditore di questo piccolo ''stato nello stato'', di questa zona islamizzata.
L'altra sera mi stavo recando a salutare un mio ex compagno di liceo ora sacerdote, che celebrava un messa in una chiesetta appena fuori da questa zona islamica e ho notato quella bandierina: mi ricordo che ho pensato '' che coraggio, proprio qui''.
Non mi stupisce che questo atto di intolleranza sia avvenuto proprio in Via dei Mulini.

Andrea Sartori su www.corriere.it (forum allam)

Paolo Ferrero, uno stalinista che prepara la morte dell'Italia

ROMAGià la prossima settimana il ddl delega di riforma della legge Bossi-Fini sull'immigrazione arriverà in Consiglio dei ministri. Il testo (otto pagine in tutto) a lungo lavorato dagli uffici legislativi del Viminale e della Solidarietà sociale è finalmente pronto e introduce nel sistema una serie di corsie preferenziali per l'assunzione delle colf, delle badanti e dei talenti (tecnici, professori universitari) dando comunque più possibilità di ingresso anche al lavoratore straniero generico. E a tutti quelli che parlano già italiano.

L'ultimo scoglio è stato quello dei Cpt sui quali i ministri Giuliano Amato e Paolo Ferrero hanno visioni diverse, ma poi hanno saputo raggiungere un accordo. Tuttavia, come ha avuto modo di riconoscere anche il ministro di Rifondazione, il meccanismo dei Cpt può essere superato ma non eliminato del tutto perché altrimenti l'Italia sarebbe fuori dal sistema Schengen. Così, la soluzione individuata è quella di un circuito differenziato per i clandestini che finiscono in carcere e per quelli che alla fine collaborano per la loro identificazione. Il ddl, comunque, dovrà superare grossi ostacoli soprattutto al Senato, dove la Cdl farà di tutto per fermarlo. E qualora venisse approvato, il provvedimento concederà al governo in carica dodici mesi per esercitare la delega: con l'emanazione di un decreto legislativo che modifichi il Testo unico sull'immigrazione. Il tentativo del governo, come ha ripetuto ancora una volta ieri a Firenze il ministro Amato, è anche quello di raggiungere gli «invisibili» e di combattere l'evasione dei datori di lavoro che spesso speculano sulle rigidità delle norme in vigore: «Non è ammissibile, per esempio, che ci siano contratti in nero di alloggi dove si ammassano dieci immigrati in 25 metri quadri portando via loro 300 euro a testa». E più a fondo sul lavoro nero, Amato ha aggiunto: «Siamo davanti a una piega che va fermata. Lo so, si fermerebbero anche molte costruzioni ma lo dobbiamo fare e lo stiamo già facendo».

Cambia anche il meccanismo dei flussi. La programmazione sarà triennale, spiega Ferrero nell'introduzione del libro «Viaggio nell'Italia dell'immigrazione»: «Se si ipotizza un fabbisogno di 250-300 mila persone all'anno occorre prevedere un decreto flussi di pari dimensioni». In altre parole, circa un milione di lavoratori ogni tre anni. Ferrero aggiunge che l'immigrazione, in quanto fenomeno strutturale, deve essere in tutti i modi incanalata verso la legalità: «Sottolineo questo elemento perché dei tre milioni di immigrati che oggi vivono in Italia, l'80 per cento è passato prima attraverso la clandestinità».

D. Mart.
14 marzo 2007
COMMENTO: CARO IL MIO MINISTRO BOLSCI-SOVIETICO DI "RIFONDAZIONE STALINISTA", CHI LE HA DETTO CHE L'ITALIA HA BISOGNO DI UN MILIONE DI IMMIGRATI OGNI TRE ANNI, QUANDO ESISTONO 10% DI DISOCCUPATI SUL SUOLO NAZIONALE???!!!
QUESTA MANO D'OPERA PRONTA A TUTTO ED AD OGNI PREZZO SERVIRA' A CHI???
AD IMPRENDITORI SENZA SCRUPOLI A DETRIMENTO DEI LAVORATORI ITALIANI OPPURE ALLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA???
SONO QUESTI DEMAGOGHI POPULISTI CHE PREPARANO LA NUOVA JUGOSLAVIA DI DOMANI!!!
UN ESEMPIO QUOTIDIANO DELLA PURIFICAZIONE ETNICA ITALICA FAVORITA DA QUESTO TIPO DI PSEUDOPOLITICANTI:
APPIGNANO (Ascoli Piceno) - Un giovane Rom, di 22 anni, Marco Ahmetovic, alla guida di un furgone ha falciato la notte scorsa cinque ragazzi tra i 16 e i 19 anni: quattro sono morti mentre uno è stato operato e si trova in ospedale in gravi condizioni. L'incidente è avvenuto intorno a mezzanotte su una strada nei pressi di Appignano (Ascoli Piceno). L'investitore, completamente ubriaco, è stato arrestato. I ragazzi erano andati insieme a prendere un gelato, quando il furgone è piombato su di loro. È stata una strage.
LE VITTIME - Erano tutti giovanissimi i ragazzi morti. Tra le vittime anche una ragazza, Eleonora Allevi, 19 anni. Gli altri sono Davide Corradetti, 16 anni, Danilo Traini, 17 anni e Alex Luciani, sedicenne. I ragazzi viaggiavano su tre scooter lungo la strada provinciale Appignanese, quando il furgone ha invaso la corsia opposta scontrandosi frontalmente con i motorini. Questi, nell'impatto, sarebbero andati a fuoco: da qui - secondo la ricostruzione fatta dai vigili del fuoco - un incendio che avrebbe parzialmente carbonizzato i corpi delle giovani vittime. Nell'incidente è rimasto coinvolto anche un altro ragazzo, il fratello di Elenora Allevi, Leonardo, di 16 anni, che ha riportato ferite guaribili in 30 giorni. Grazie a lui, ma soprattutto alla testimonianza di un giovane che con l'auto stava percorrendo la stessa strada e per fortuna è scampato alla carambola, i carabinieri hanno potuto in gran parte ricostruire la dinamica dell'incidente. Il giovane Rom, con qualche precedente per reati contro il patrimonio, guidava certamente ad altissima velocità, tanto che sul furgone è stata trovata la quinta marcia innestata.
ARRESTATO E PIANTONATO IN OSPEDALE - Il Rom si trova ora piantonato in ospedale a Ascoli Piceno, dove è stato ricoverato per le lesioni riportate a sua volta nell'incidente. Vive in un accampamento da sempre al centro di polemiche nella cittadina perché considerato incompatibile con la comunità locale. Sulla vicenda indagano i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore di Ascoli Piceno Carmine Pirozzoli.
I ROM SI SONO ALLONTANATI - La comunità Rom cui appartiene Marco Ahmetovic sembra essersi allontanata dall'accampamento. Testimoni hanno visto poco dopo l'incidente tre auto e sei furgoni allontanarsi dal campo dove, a parte i panni stesi e i segni di attività che si sono interrotte bruscamente, non si vede anima viva. La presenza dell'accampamento è stata sempre oggetto di proteste da parte della gente del posto, e anche oggi, fra le persone che sostavano sul luogo dell'incidente, c'era chi si scagliava contro i nomadi per le loro consuetudini e la difficoltà a integrarsi con la comunità locale. Secondo alcuni abitanti, non era inconsueto vedere i Rom girare ubriachi. Ahmetovic, nullafacente, stazionava spesso - ha raccontato chi lo conosceva di vista - in un bar a Castel di Lama, nei pressi di un distributore di benzina, ma non era considerato un attaccabrighe o un uomo dal carattere violento.
24 aprile 2007