19/08/2021
Taquiya: mentire per l'islam é una tattica di guerra
Harold Rhode, uno degli allievi preferiti del maggiore storico del Medio Oriente, Bernard Lewis, ha lavorato per 28 anni al Pentagono nell'Ufficio del Dipartimento per la Difesa come consigliere sulla cultura Islamica. Esplicito e anticonformista, autore di molti libri, membro del Gatestone Institute e del Jerusalem Center for Public Affairs, la sua idea è che niente potrà dissuadere i talebani dal loro disegno originario, una guerra totale all'Occidente tramite il terrorismo.
Ma oggi, dottor Rhode promettono che non verrà torto un capello a nessuno e che la loro «inclusività» verrà confermata dalla politica prossima ventura.
«Chi mostra di crederci, coltiva inutili speranze. Non c'è la minima chance al mondo che i talebani cambino la loro determinazione a un governo totalitario della Sharia, oggi sul loro popolo e domani su tutto il mondo, è solo la prudenza. Trump aveva indicato una via d'uscita diversa da quello di Biden».
Ma è Trump che ha gettato le basi del disastro.
«Trump aveva detto: ce ne andiamo, ma se osate tornare a spadroneggiare, a uccidere, a torturare, di voi non resterà traccia. L'unica cosa che può fermare una forza integralista e shariatica come i talebani, è la paura di essere annientati, che è andata sparendo con Biden. E la deterrenza è l'unico sistema per bloccarli».
L'idea di abbandonare il campo come soluzione di pace è molto frequentata dall'Occidente.
«Innanzitutto, quando si occupa un Paese straniero per eliminare, come fece Israele col Libano, milizie terroriste che ti minacciano, si deve agire e poi uscire dal campo. Restare sul terreno a lungo costa denaro e vite umane».
E quindi? Lasciare che poi i terroristi costruiscano il loro potere?
«Niente affatto: le loro piramidi vanno destrutturate con la forza, poi si deve lasciare il campo, e se restano residui, avvertirli chiaramente che non osino riprendere quella strada. L'abbandono israeliano del Libano senza toccare il vertice degli Hezbollah, ha lasciato che essi diventassero i padroni del Paese; a Gaza lo stesso è successo con Hamas. Le strutture jihadiste, sciite e sunnite, vivono la loro guerra per la sharia e la jihad mondiale come una raison d'etre fondamentale. Come i talebani».
Questo significa che torneranno a colpire gli Usa?
«Questa è certamente la loro intenzione. La loro grande eccitazione non è determinata dal fatto che gli americani se ne siano andati, ma da come se ne sono andati, di corsa, senza colpo ferire. Ci pensi, i talebani hanno sconfitto tre imperi, quello inglese, quello russo, quello americano».
E tuttavia stanno cercando di apparire diversi, dando speranza a molti leader occidentali, a Guterrez, alla Merkel, anche agli italiani..
«Guai a cadere nella trappola della taqiyya, la dissimulazione per cui per il bene dell'Islam si può, anzi si deve, parlare il linguaggio del nemico, sorridere, trovare accordi. L'Iran è un perfetto esempio, i suoi rappresentanti non si peritano di condurre amichevoli trattative e di scambiare simpatetici punti di vista con tutti i rappresentanti occidentali. La verità è che il nostro mondo, per fedeltà alla sua cultura di pace, non vede l'ora di cascarci, anche quando si discutono questioni vitali come il nucleare su cui, appunto, l'Iran seguita a prendere il mondo per il naso da decenni. Il guaio è che così mettiamo a gran rischio la nostra civiltà».
L'Iran e i talebani hanno interesse a unire le loro forze per l'Islam. Pensa che questo sia possibile anche uno è sunnita e l'altro sciita?
«E già successo, come quando i figli di Bin Laden sono stati ospitati a Teheran, o quando Ismail Hanyye va a trovare gli ayatollah. Ma alla lunga il rapporto non regge, e contiene sempre un velato ricatto».
La Cina si avvantaggerà della situazione?
«L'Afganistan è ricco di metalli e di altre risorse che la Cina desidera, e Pechino ha un buon rapporto coi talebani ma loro sanno cosa fanno i cinesi ai loro fratelli musulmani nello Xinjang e anche la Cina non è fuori dai programmi talebani di islamizzazione del mondo. Anche qui la cultura ha il suo ruolo da giocare».
E in Medio Oriente?
«In Medio Oriente molti degli alleati degli americani, gli Emirati, i Sauditi, l'Egitto, Israele.. si stanno certo chiedendo se ci si può fidare degli americani in caso di bisogno. Mi sembra di sentire echeggiare un sonoro "no"».
Si può fare qualcosa?
«Salvare chi ha aiutato gli Usa in questi anni. Certo, purtroppo non si può immaginare di aprire i confini a tutti i musulmani del mondo».
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/politica/mentire-lislam-tattica-guerra-lesperto-guai-cadere-nella-1969819.html
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18/08/2021
Talebani: una merda maomettana sostenuta dal Qatar, dal Pakistan e dall'Arabia Saudita
I nuovi, veri padroni dell'Afghanistan potrebbero anche non mettere piede a Kabul. E accontentarsi di governare da dietro le quinte di un gabinetto, apparentemente inclusivo, i cui esponenti saranno, in realtà, semplici marionette. L'ambigua prospettiva sta prendendo corpo in queste ore. A confermarla contribuiscono le voci secondo cui Amir Khan Muttaqi, ex-ministro dell'educazione nel primo emirato talebano è nella capitale per trattare con l'ex-presidente filo-americano Hamid Karzai e Abdullah Abdullah , già presidente di quel Consiglio per il Dialogo incaricato, fino a domenica scorsa, dei colloqui con gli insorti. E alle discussioni parteciperebbe da remoto anche Zalmay Khalilzad, l'enigmatico inviato americano di origini afghane, già ambasciatore a Kabul e Baghdad, che ha trattato per conto di Trump e di Biden il ritiro americano. Ma quel che ne uscirà non sarà certo un vero governo.
E, come già avvertono i leader talebani, non si ispirerà ai precetti della democrazia, ma a quelli della legge islamica. Sarà dunque una finzione istituzionale utile sia al potere talebano, sia all'amministrazione Biden. I primi potranno esibirla per sostenere di esser cambiati e ambire a riconoscimenti e aiuti internazionali. Biden potrà invece usarla per dribblare le accuse di fallimento e difendere un ritiro che ha permesso la nascita di un esecutivo di compromesso. Ma la verità sarà ben diversa
Per capirlo basta esaminare i vertici del potere talebano. Il 61enne emiro Hibatulla Akhunzada nominato comandante supremo nel 2016 con il titolo, ereditato dal Mullah Omar, di «comandante dei fedeli», probabilmente continuerà ad indirizzare dall'ombra le scelte del movimento. Esponente della magistratura islamica nel primo emirato è non solo il leader politico- spirituale del movimento, ma anche il più entusiasta sostenitore del martirio religioso. Non a caso ha sostenuto la scelta del figlio 23enne Abdul Rahman offertosi, nel 2017, come volontario per un attentato suicida nella provincia di Helmand. A rendere ancora più impenetrabile la nebulosa del potere talebano s'aggiunge la figura del Mullah Muhammad Yaqoob, figlio del Mullah Omar. Se del padre circolava un'antica e sfocata immagine in bianco e nero di lui non esiste neppure quella. Nessuno, al di fuori di una ristretta cerchia di comandanti, può dire d'averlo mai incontrato. Eppure il poco più che trentenne, Yaqoob è oggi il vero comandante militare del movimento.
Altrettanto inquietante è la figura del 48enne Sirajuddin Haqqani indicato come il braccio destro di Akhundzada. Figlio di un leggendario leader dei mujaheddin antisovietici il 48enne Sirajuddin guida una formazione terrorista parallela al movimento talebano che rappresenta la vera interconnessione con Al Qaida. E comanda una rete di alleanze tribali con cui controlla scuole religiose e centri commerciali a cavallo di quella frontiera pakistana dove mantiene stretti contatti con i servizi segreti di Islamabad. In questa inquietante galleria di fantasmi la figura più conosciuta resta quella di un Mullah Abdul Ghani Baradar su cui tutti scommettono come futuro presidente dell'Afghanistan. Amico d'infanzia del Mullah Omar, che lo chiamava con il soprannome di Baradar (fratello), il mullah Abdul Ghani è stato uno dei fondatori del movimento per poi diventare governatore della provincia di Herat e vice ministro della difesa nel primo Emirato. Più ambiguo il suo ruolo dopo il 2001 quando - pur partecipando alla shura di Quetta ovvero all'organo decisionale del nuovo movimento talebano - è anche protagonista, dopo il 2006, di una serie di negoziati segreti con l'ex presidente Karzai. Proprio questi negoziati, malvisti dall'ala più dura del movimento, avrebbero spinto - nel 2009 - i servizi segreti pakistani ad arrestarlo. Liberato su richiesta degli americani nel 2018 è diventato l'interlocutore fisso di Khalilzad in quei colloqui di Doha al termine dei quali ha avuto persino un colloquio telefonico con Trump. I suoi trascorsi negoziali lo rendono il candidato perfetto per la presidenza di un governo di coalizione in cui gli esponenti dei passati governi, come Karzai e Abdullah, rappresenteranno la foglia di fico del nuovo emirato.
FONTE DEL TESTO :https://www.ilgiornale.it/news/politica/qaedista-reduce-e-guida-spirituale-ecco-i-tagliagole-governo-1969818.html
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05/05/2021
Hier Liban, demain Europe
https://www.youtube.com/watch?v=VPhbqY_lgAA
L'histoire enseigne à ceux qui savent la comprendre
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29/04/2021
Comment traiter la vermine islamiste?
Encore une pauvre femme victime de la schizophrénie mahométane et voila les têtes bien pensantes du Gouvernement qui se tracassent à trouver des nouvelles modalités de surveillance, de prévention, etc
En réalité rien de tout cela ne pourra marcher car on ne fait pas barrière à l'irrationnel avec le "rationnel"
Il faut donc descendre sur leur terrain, transgresser leurs interdits, s’asseoir sur nos soit disant droits de l'homme qui ne sont rien d'autre que nos droits bafoués par ceux qui ne les respectent pas
Transgresser leurs interdit cela signifie leur faire subir ce qu'il doivent à tout prix éviter pour accéder au paradis du Pédophile Mahomet:
Deux règles:
1 Il ne faut plus rendre les corps des terroristes tués, il faut les incinérer d'office et disperser les cendres dans des terrains vagues, car le Pédophile veut qu'on lave et qu'on embaume les corps avant de les enterrer avec la tête vers la Mecque. Donc l'accès aux vierges et aux rivières de miel serait compromis
2 Il faut étudier toute sorte de rétorsions (raisonnables) envers la famille, surtout les parents, car le Pédophile a dit qu'il ne faut pas créer des problèmes à ses parents et à ses proches. Donc saisie des biens de famille pour indemnisation des victimes et expulsion des parents étrangers sans sommation
Rien que l'application stricte et constante de ces 2 règles permettrait de diviser la vermine islamiste par 10!!
Seul le résultat compte et seuls les droits des innocents doivent être préservés!!
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16/03/2021
Les beaux Pays des droits de l'homme
À Madagascar, c’est une courte vidéo qui n’arrête pas de tourner sur les réseaux sociaux, depuis ce week-end. Il s’agit de l’inhumation d’une jeune travailleuse domestique dans le cimetière pour non-musulman de Jubai en Arabie Saoudite. Le corps de la jeune femme, enveloppé dans un simple drap blanc, est mis en terre à l’aide d’un bulldozer. Des images qui ont suscité émoi et indignation chez une population très respectueuse des rites funéraires et qui relancent une nouvelle fois le débat sur la migration -interdite depuis 2013- de ces travailleuses dans les pays du Golfe.
Avec notre correspondante à Antananarivo, Sarah Tétaud
La vidéo, filmée par une Malgache, dure un peu plus d’une minute. Sur un terrain de terre qui s’étend à perte de vue, un engin de chantier s’attèle à recouvrir de terre un trou au fond duquel a été déposé la dépouille. On y voit plusieurs femmes vêtues du tchador noir, filmant elles-aussi la scène en pleurs. « Arrête, arrête, calme toi, relève toi, il y a plein de poussière », dit la femme qui filme à celle effondrée, à côté d’elle.
Nous sommes le 11 mars. Ces travailleuses malgaches viennent d’assister à l’inhumation du corps de leur compatriote. La défunte, originaire de Sambava, dans le nord de Madagascar, est décédée en septembre dernier, d’une mort brutale, alors qu’elle venait de rompre son contrat d’employée de maison. Faute d’argent, sa famille n’a pas réussi à faire rapatrier son corps sur la Grande Île.
Au moins 500 Malgaches en Arabie saoudite
Après la diffusion de la vidéo, la réaction au pays a été immédiate. Mais pour l’agence onusienne de l’Organisation internationale du travail (OIT) et Noémie Razafimandimby l’administratrice nationale du projet Reframe visant à améliorer le cadre de recrutement des travailleurs migrants, s’insurger ne suffit plus : « Ca choque la société, mais le problème reste le même : les filles continuent à partir et à chercher par tous les moyens, parfois, à quitter leur village pour rejoindre ces pays-là. Et ça restera la même situation tant que des mesures n’auront pas été prises pour présenter des alternatives à ces femmes qui souhaitent aujourd’hui migrer et espèrent avoir une vie meilleure dans ces pays, tant que les partenaires sociaux et les organisations de la société civile n’auront pas renforcé leurs interventions pour la sensibilisation contre la traite des personnes et contre le recrutement clandestin et tant que les médias ne contribueront pas à la pérennisation de la réflexion et de l’information objective sur ce phénomène-là. »
Aujourd’hui, le ministère des Affaires étrangères comptabilise au moins 500 ressortissantes en Arabie saoudite. Presque toutes sont des travailleuses domestiques. Toutefois, les statistiques exactes n’existent pas. Depuis 2013, Madagascar a mis en place un décret suspendant la migration de ces travailleurs vers les pays dits « à haut risque » et régulièrement pointés du doigt pour l’exploitation des travailleuses étrangères. Mais grâce à des réseaux clandestins, beaucoup de jeunes femmes, peu informées, arrivent à rejoindre les pays du Golfe pour y être embauchées, rendant ainsi le décompte impossible pour l’État malgache.
Des plaintes pour mauvais traitements
À l’heure actuelle, le Liban, le Koweït et l’Arabie saoudite sont les pays desquels émanent le plus de plaintes déposées par de jeunes femmes malgaches pour exploitation, abus et mauvais traitements. Ces mouvements migratoires vers les pays du Golfe ont démarré dans les années 90. La situation a commencé à dégénérer quand des recruteurs peu scrupuleux ont proliféré sur le territoire malgache, promettant à de jeunes femmes peu éduquées un salaire et une vie plus décente.
L'OIT se bat pour lutter contre la corruption au sein des administrations malgaches qui facilitent de manière illégale le départ de ces jeunes filles et au sein des agences de recrutement, qui malgré leur absence d’agrément, continuent à d’envoyer des travailleuses de manière clandestine dans ces pays-là. L’OIT œuvre également pour mettre en place des mécanismes de plaintes et de réparation efficaces pour les victimes d’abus et de traite humaine.
SOURCE: RFI
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12/11/2020
Islam: amour, tolérance, respect et paix
À l’annonce d’un cessez-le-feu accablant pour les Arméniens du Karabakh et la République d’Arménie, le président de l’Azerbaïdjan, Ilham Aliev, a eu cette phrase: «J’avais dit qu’on chasserait [les Arméniens] comme des chiens, nous l’avons fait.» Ce n’est, effectivement, que la répétition de la promesse d’anéantissement qu’il a faite dès l’agression azerbaïdjanaise, le 27 septembre dernier, à l’égard des «chiens» de chrétiens qui avaient reconquis leur terre ancestrale du Karabakh ainsi que 7 districts environnants enlevés à la République d’Azerbaïdjan au terme de la guerre de 1992-1994......
Source: www.figaro.fr
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La civilisation islamique avance au Mozambique
Ces derniers jours, des djihadistes ont massacrés des dizaines de personnes au Mozambique, un pays de l'Est de l'Afrique. Le président de la République Emmanuel Macron a réagi vertement à ces agissements. Europe 1 fait le point sur ce que l'on sait.
Des hommes et des adolescents décapités et des villages pillés
Plusieurs dizaines de personnes ont perdu la vie dans des massacres perpétrés dans le nord du Mozambique au cours des derniers jours. Mercredi 4 novembre, l'AFP faisait état de la découverte le lundi précédent des corps mutilés d'au moins cinq adultes et quinze adolescents dans une forêt du district de Muidumbe. Dans un tweet publié ce mercredi, le président de la République Emmanuel Macron a de son côté indiqué que "plus de 50 personnes ont été décapitées, des femmes kidnappées, des villages pillés puis incendiés".
Les djihadistes sont arrivés dans cette zone, près de la frontière tanzanienne, au moment d'une cérémonie d'initiation auxquels participaient des hommes et des adolescents. Ce rite est dénoncé par les djihadistes, pour lesquels il doit être puni de la peine capitale. Les dizaines d'hommes et adolescents qui participaient à la cérémonie ont donc été rassemblés sur le terrain de football, pour y être décapités puis démembrés à coups de machettes. Les djihadistes ont ensuite pillé les habitations avant d'y mettre le feu. Ils sont repartis en kidnappant les femmes et les jeunes filles.
Les djihadistes, qui ont prêté allégeance au groupe Etat islamique (EI), sont actifs depuis trois ans dans la région de Cabo Delgado. Ils attaquent villages et villageois dans le but d'y semer la terreur et de tenter d'y implanter un califat. La plupart du temps, les combattants islamistes restent pourtant cachés dans les forêts, mais ils en sont sortis au début du mois, pour s’approvisionner en pillant les communautés agricoles locales, comme à leur habitude. En avril, ils avaient déjà décapité une cinquantaine de jeunes gens qui refusaient de rejoindre leurs rangs.
Selon une ONG basée aux Etats-Unis, cette nouvelle branche de l'EI a fait au moins deux mille morts et provoqué le déplacement de plus de 400.000 personnes depuis 2017. Face à ces combattants, l'armée mozambicaine semble impuissante. Elle semble avoir lancé une opération d"assez grande envergure contre les bases arrière de ce mouvement. Mais elle progresse très lentement en raison de difficultés pour accéder à ces zones
Dans son tweet, Emmanuel Macron a dénoncé l'action de "barbares" qui "détournent une religion de paix pour semer la terreur". "Le terrorisme islamiste est une menace internationale qui appelle une réponse internationale", a-t-il conclu.
Source:www.europe1.fr
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Islam (politico): l'Austria finalmente agisce!
Istituire il reato di islam politico nel tentativo di proteggere il suo Stato da eventuali pericoli derivanti dal radicalismo religioso e dal terrorismo internazionale di matrice jihadista, questo l'obiettivo dichiarato dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz.
Il pacchetto di riforme annunciato dal leader del Partito popolare arriva ad una settimana circa dall'attacco terroristico che ha colpito il cuore della capitale Vienna, con un bilancio complessivo di 5 morti e 23 feriti. Lo scopo delle misure previste, che dovrebbero essere adottate a partire dal prossimo mese di dicembre, è quello di contrastare ogni genere di estremismo, a partire da quello islamico. "Questa non è una lotta tra cristiani e musulmani o tra austriaci e migranti. Questa è una lotta tra le tante persone che credono nella pace e quelle poche che vogliono la guerra", ha twittato il cancelliere austriaco, introducendo alcuni punti cardine delle riforme.
In Austria, quindi, si verrà a delineare"il reato di 'Islam politico' per poter procedere contro coloro che non sono terroristi, ma che creano loro il terreno fertile", ha spiegato Sebastian Kurz.
Sarà compresa in tali misure inoltre "un'estensione delle possibilità di chiudere luoghi di culto", laddove siano riscontrabili delle minacce o rischi di infiltrazioni, e l'introduzione di un vero e proprio registro degli imam diffusi nel paese, oltre che un forte inasprimento sulle leggi riguardanti le associazioni ed i simboli. Come annunciato ancora su Twitter, un aspetto fondamentale della lotta contro l'estremismo islamico sarà quello di adottare dei provvedimenti in grado di "prosciugare i flussi finanziari a sostegno del terrorismo".
Come rilanciato anche dai principali media nazionali, si parla poi della possibilità di introdurre una detenzione a vita, di revocare la cittadinanza austriaca ai condannati e di utilizzare lo strumento della sorveglianza elettronica dopo un eventuale rilascio. Con l'introduzione del reato di Islam politico, inoltre, sarà istituita una Procura anti terrorismo creata ad hoc.
"Finché non saranno de-radicalizzati e anche se avranno scontato la loro pena, creeremo la possibilità di rinchiudere queste persone per proteggere la popolazione", ha spiegato ai giornalisti lo stesso Sebastian Kurz. "Per coloro che sono appena stati rilasciati, ci sarà la sorveglianza elettronica. Questa è una forte interferenza, ma a mio parere è un passo necessario per ridurre al minimo la minaccia per la nostra popolazione", ha concluso il cancelliere.
FONTE: www.ilgiornale.it
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27/10/2020
Marion Maréchal: «Ce ne sont pas les valeurs de la République qui sont attaquées mais bien les valeurs françaises»
FIGARO VOX/TRIBUNE - Le droit et la laïcité sont insuffisants pour lutter contre l’islamisme radical, estime l’ancienne députée (RN) du Vaucluse.
Marion Maréchal est ancienne députée (RN) et directrice de l’Institut des Sciences Sociales et Politique (ISSEP), établissement privé qu’elle a fondé.
Voici donc la 267e victime de l’islamisme depuis 2012. Après les enfants, les militaires, les policiers égorgés devant leur petit garçon, les journalistes, les adolescentes à Marseille, le chef d’entreprise décapité, le curé dans son église, les innombrables victimes du Bataclan ou de Nice, c’est au tour du professeur.
L’histoire semble se répéter dans l’horreur mais celle-ci se distingue en ce qu’elle met en exergue les multiples complicités, la chaîne humaine qui a désigné la cible à abattre, la fatwa 2.0 avant que l’assassin ne passe à l’acte. On y découvre des élèves, des profs, des associations locales, des imams, de multiples relais anonymes sur le net. Un cas de dénonciation qui ne semble pas isolé dans l’Éducation nationale mais qui, cette fois, a trouvé le bourreau pour la mise à mort.
On parle à leur encontre de «séparatisme» pour éviter de rappeler que le terme «islamisme» découle du mot «islam». Le mot est impropre et révèle l’approximation de l’analyse: le séparatisme désigne le mécanisme politique d’un peuple qui vise l’indépendance. Les islamistes ne cherchent pas l’indépendance d’une partie du territoire ; ils veulent soumettre l’ensemble de la société française aux règles de la charia.
C’est une œuvre de subversion organisée de l’intérieur et souvent alimentée par l’extérieur. Cette influence extérieure trouve prise dans les allégeances multiples des individus ; en l’occurrence, pour une grande partie des musulmans, dans l’attache à leur pays d’origine, à l’Oumma (l’assemblée des croyants), au sunnisme, etc.
Les islamistes ne cherchent pas l’indépendance d’une partie du territoire ; ils veulent soumettre l’ensemble de la société française aux règles de la charia
Leurs armes: le nombre, la jeunesse, des alliés objectifs islamo-gauchistes qui cultivent la repentance occidentale, l’injonction au vivre-ensemble, les droits de l’Homme dévoyés, un islam en expansion au niveau mondial.
Les nôtres? La laïcité et pas grand-chose de plus
La laïcité n’est pas une réponse suffisante
Je suis convaincue que ceux qui invoquent «la République» comme une formule magique et brandissent la laïcité à tout va n’utilisent pas les bonnes armes et passent à côté de l’essentiel. La laïcité a sa place dans une riposte globale mais elle n’est pas suffisante. Nous demandons à la laïcité l’impossible. Nous invoquons comme une évidence un concept parfaitement assimilé en Europe mais inconnu de l’islam et des civilisations islamiques: la séparation du public et du privé, du spirituel et du temporel, du politique et du religieux, de Dieu et de César.
La rhétorique est inopérante en particulier auprès d’une grande partie de la jeunesse française musulmane dont je rappelle que 74 % font passer leurs convictions religieuses avant les «valeurs de la Républiques» et 26 % ne condamnent pas les djihadistes (sondage Ifop réalisé en 2020 sur les 15-24 ans).
En appeler uniquement à la laïcité pour traiter la question de l’islamisme, c’est une manière de réduire le débat à la question religieuse et d’ignorer le fait social qu’est l’Islam. C’est détourner le regard du sujet de la politique d’immigration, de la délinquance endémique qui est le terreau de la radicalité, du communautarisme islamique lié au nombre, de l’échec de l’assimilation ; bref de la dimension civilisationnelle du problème.
Arrêtons les fausses pudeurs et les vieilles lunes anticléricales: il n’y a pas de problème en France avec le catholicisme, le protestantisme, le judaïsme ou le bouddhisme. Nous avons un problème avec l’islam radical et uniquement lui. Ce n’est pas en renvoyant dos à dos tous les cultes, pour se donner bonne conscience, et en les pénalisant tous au passage, notamment sur la question de l’école privée hors contrat, que nous endiguerons le phénomène.
Il n’y a pas de problème en France avec le catholicisme, le protestantisme, le judaïsme ou le bouddhisme. Nous avons un problème avec l’islam radical et uniquement lui.
Il est tout aussi inefficace de s’épuiser à vouloir constituer un islam de France. Comme le dit le politologue Frédéric Saint-Clair: «le rôle de la République n’est pas de distinguer le bon islam du mauvais islam, ou de faciliter un islam des lumières. C’est aux musulmans de le faire, s’ils le souhaitent. La République, elle, doit définir le cadre politique et culturel de la nation».
Il est donc illusoire de la part de l’État de vouloir faire de la théologie, de chercher à contrôler l’islam en favorisant des courants par rapport à d’autres, de fabriquer des interlocuteurs artificiels puisque l’Islam n’a pas de clergé ou de chercher à faire disparaître la religion de la société et de l’espace public. L’État est laïc, et doit le rester, mais la société ne l’est pas.
Se contenter de brandir la laïcité, c’est, selon moi, une lâcheté qui se fait passer pour de la fermeté. C’est une façon politiquement acceptable de se protéger de la critique du «pas d’amalgame» qui tétanise les esprits, cadenasse le débat et empêche toute réflexion sur le sujet. Que les choses soient dites: si des musulmans modérés se sentent concernés quand on dénonce l’islamisme alors c’est que l’ambiguïté vient de leur côté. Pas du nôtre. Même les complices d’hier (Licra, SOS racisme et compagnie) retournent leur veste en dénonçant aujourd’hui le collectif contre l’islamophobie en France (CCIF), proche des Frères musulmans.
Un modèle en panne
Quelle image leur renvoyons-nous? Pour eux nous sommes des mécréants, des jouisseurs, des consuméristes, des athées qui méprisons le sacré ; nous sommes la société du vide, de l’individualisme et du relativisme. Pour eux nous avons tué Dieu, la patrie, la famille. Ils voient une société sans courage, juste bonne à faire des marches blanches, à allumer des bougies et à crier «vous n’aurez pas ma haine». Contrairement à eux, nous avons oublié qu’islam et Europe n’ont cessé de s’affronter depuis 13 siècles.
Nos gouvernants ont espéré susciter le respect et l’adhésion par le modèle du «vivre ensemble». Ses promoteurs imaginaient, et imaginent toujours, qu’en effaçant toute trace de la nation historique française, en abandonnant l’exigence d’assimilation, en refusant la prééminence de nos traditions, en abordant toutes les cultures de manière égale, en appliquant la loi avec «magnanimité», en concédant des «accommodements raisonnables», on éviterait que les étrangers se sentent «exclus» et nous contribuerions ainsi à leur insertion dans la société française.
Pourquoi adhérer à un modèle de société que même les héritiers directs ne veulent plus défendre ?
Le résultat ne s’est pas fait attendre: pourquoi adhérer à un modèle de société que même les héritiers directs ne veulent plus défendre? Pourquoi abandonner son référentiel d’origine quand la société d’accueil n’impose pas le sien et n’assume ni sa singularité, ni sa valeur propre? Au nom de la tolérance, le multiculturalisme achève de détruire une liberté de plus: la liberté d’expression et d’opinion, après avoir réduit la liberté de circulation par l’impact des violences et de l’insécurité ou encore la liberté d’enseignement par la suppression générale de l’école à la maison ou la mise au pas de toutes les écoles privées.
Ils ont cru que la société libérale, dénuée de passé, privée de morale collective et de références communes, pourrait s’organiser autour de la liberté de l’individu érigée en valeur ultime. Ils ont cru ce modèle tellement supérieur aux autres qu’ils pensaient que chaque étranger serait conduit à s’y rallier naturellement. La liberté autocentrée, le plaisir, le pouvoir d’achat devaient inéluctablement supplanter l’ «obscurantisme», de même que la raison devait nécessairement l’emporter à terme sur les croyances et la foi. Cela revient à méconnaître les tréfonds de l’âme humaine, souffrir d’amnésie historique, raisonner uniquement au travers de l’esprit français en détournant le regard des mouvements civilisationnels.
L’universalisme, les lumières, les droits de l’Homme ! Toutes ces idées ont été dévoyées selon la technique du judo dans lequell le combattant retourne la force de l’adversaire contre lui
Mais voilà, la raison européenne est contestée, l’école n’émancipe plus et la force d’attraction de la civilisation islamique supplante de loin celle de notre société. Quand même: l’universalisme, les lumières, les droits de l’Homme! , me répondrez-vous. Toutes ces idées ont été dévoyées selon la technique du judo dans lequell le combattant retourne la force de l’adversaire contre lui.
L’universalisme est devenu, dans leur esprit, une vieille lubie de colon esclavagiste convaincu de la supériorité de sa culture sur celle des autres. L’universalisme rimait avec l’exportation de la culture française dans le monde entier, dorénavant il rime avec métissage et importation des cultures étrangères sur le sol français. Les lumières? Selon eux Voltaire était un raciste. La raison promu par eux n’a rien universelle mais n’est qu’un instrument de domination des européens sur le monde.
Les droits de l’Homme? Ce texte initialement symbolique est devenu une arme juridique qui permet aujourd’hui de protéger un terroriste de l’expulsion, de sacraliser le regroupement familial ou de limiter la liberté d’expression au nom de la «paix religieuse». ( CEDH arrêt 2018)
Plus que les «valeurs de la République», défendons la France
Nous ne pourrons pas gagner qu’avec des concepts abstraits ou des «valeurs de la République» dont plus personne ne sait ce à quoi elles renvoient tant elles ont été invoquées à tort et à travers (notamment pour disqualifier moralement et politiquement les personnes lucides qui ont précisément essayé d’éviter le drame que nous vivons en ce moment).
L’obscurantisme islamiste ne se combat pas seulement par la loi, il se combat aussi dans les cœurs. Il ne s’agit pas d’opposer République et France mais de considérer la première comme un euphémisme de la seconde. Ce ne sont pas les valeurs de la République qui sont attaquées mais bien les valeurs françaises. C’est donc la France que nous devons défendre.
Il faut assumer le fait que si nous accordons une place aux Français musulmans patriotes, nous n’avons pas vocation à devenir une nation musulmane, une république islamique, même si ce scénario est désormais loin d’être improbable au regard de la courbe démographique actuelle.
Il nous faut donc mêler cette certitude avec une volonté inébranlable dans la réduction drastique de l’immigration, la réforme du code de la nationalité et du droit d’asile, l’extension des cas de déchéance de nationalité, le respect scrupuleux de la loi, la lutte contre toutes les influences étrangères qu’elles soient financières ou religieuses sur notre sol, le refus du chantage à l’islamophobie, la valorisation de notre héritage, l’association de tous les acteurs de terrain, notamment dans l’école, et la sanction implacable des récalcitrants.
C’est un combat global historique, spirituel, culturel, intellectuel, éducatif
Le combat ne peut pas être gagné uniquement par du légalisme. C’est un combat global historique, spirituel, culturel, intellectuel, éducatif. C’est un combat moral qui passera d’abord par l’affirmation et la fierté de ce que nous sommes. C’est un combat de civilisation et quiconque refusera de voir cette dimension a déjà perdu.
SOURCE: www.figaro.fr
https://www.lefigaro.fr/vox/politique/marion-marechal-ce-...
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11/05/2020
Silvia Romano: quando lo schifo diventa da vomito
Eccola la nuova protagonista del reality show italiano
Si chiama Silvia Romano
Era partita per fare una missione umanitaria in Kenia
Ed é stata rapita da un gruppo terrorista maomettano infiltrato dalla Somalia
Il nostro grandioso bibitaro autodesignato Ministro degli Esteri ha negoziato senza riserve il pagamento di un lauto riscatto milionario con i soldi degli italiani
E lo ha fatto passando attraverso il Sultano Merdogan, correligionario dei terroristi, che si é sicuramente intascato la commissione
Il riscatto servirà quindi a finanziare organizzazioni terroristiche che continueranno ad operare per proseguire i massacri in Kenia ed ovunque altro
E che cosa fa questa idiota sinistrorsa liberata grazie ad un riscatto versato dal bibitaro al profitto di terroristi sanguinari?
Ritorna in Italia con il velo islamico???!!!
Con il velo imposto da Maometto il tagliagole !!
Si fa chiamare Aisha, come la bambina di 9 anni deflorata dal quel porco di pedofilo epilettico poligamo!
Ma ci stai prendendo per il culo???
Ma vuoi uscire da Auschwitz con la tenuta nazista?
Ma vuoi uscire dal Gulag con la falce ed il martello?
Ma non hai un briciolo di intelligenza e di rispetto per le vittime di questa ideologia satanica?
Ma non hai un briciolo di considerazione per la cultura del Paese che ha pagato il tuo riscatto?
Ci tocca persino sentire che l'imam di Milano vuole incontrarla?
Oramai il fondo é raggiunto, siamo nel baratro!
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