Lucca, 16 febbraio 2017 - Un tornado. Alla richiesta del biglietto e dei documenti un marocchino, salito ieri mattina sulla circolare 106 Lucca-Capannori e ritorno, ha dato in escandescenze. E a farne le spese sono stati due controllori che hanno riportato contusioni varie e tre giorni di referto ciascuno. Tutto è successo ieri mattina intorno alle 10.15, quando il mezzo transitava in viale Regina Margherita, nel tratto tra l’albergo Celide e la stazione ferroviaria. Alla richiesta di rito l’extracomunitario ha mostrato un biglietto obliterato più volte.
«A quel punto – è il racconto dei verificatori che erano appena saliti a Porta Elisa – abbiamo spiegato che non era un titolo di viaggio valido. Non aveva con sè il documento e neanche il permesso di soggiorno. A quel punto, come ci impone la regola, abbiamo chiamato le forze dell’ordine. L’uomo, di colore, sui 25 anni, alto e robusto si è scatenato. Ha tentato di fuggire forzando le porte, sulle prime senza riuscire. Era come impazzito, ci ha spintonato, ha preso la rincorsa e ha fiondato un calcio poderoso sulla porta centrale dell’autobus. E’ riuscito a scardinarla. Si è aperto un piccolo varco che, non sappiamo nemmeno come, è riuscito a forzare ulteriormente per poi guadagnarsi la via di fuga. Il tutto è avvenuto in un attimo, non c’è quasi stato il tempo di realizzare».
Un episodio che è solo la punta dell’iceberg di ciò che avviene ogni giorno, anche due volte al giorno ci spiegano i controllori, a bordo dei mezzi pubblici. «Sappiamo benissimo come comportarci in questi casi – dicono –, abbiamo una sorta di decalogo dell’azienda e poi, sul campo, abbiamo maturato, purtroppo, una lunga esperienza. In più cerchiamo sempre di essere calmi, gentili, anche di fronte a un giovane diamo del lei. Ma quello di ieri era una furia». Sul posto sono intervenute prontamente due volanti della polizia, il giovane è stato inseguito fino alla stazione, dove è salito su un treno da dove forse poi è riuscito a scendere non visto. Alla stazione, secondo le testimonianze raccolte sul posto aveva un «complice», che gli ha indicato la via di fuga più sicura. Era in qualche modo organizzato, forse anche atteso alla stazione. Per i due verificatori un lungo pomeriggio al pronto soccorso, la denuncia in questura e l’amarezza infinita di chi, come sempre, aveva solo chiesto: «biglietto prego»
14/04/2017
Le projet totalitaire islamique resumé en 10 min
Bien entendu des gens comme Alexandre del Valle ne sont QUASIMENT JAMAIS invités par les chaines du REGIME de la BIENPENSANCE (France Télévision, TF1, BFM,.....
05:40 | Lien permanent | Commentaires (0)
05/04/2017
Sartori: l'Islam il nostro nemico da sempre
L'ultima intervista al "Giornale"
Giovanni Sartori, fiorentino, 91 anni (quasi 92), considerato fra i massimi esperti di scienza politica a livello internazionale, da anni è attento osservatore dei temi-chiave di oggi: immigrazione, Islam, Europa.
Professore su queste parole si gioca il nostro futuro.
«Su queste parole si dicono molte sciocchezze».
Su queste parole, in Francia, intellettuali di sinistra ora cominciano a parlare come la destra. Dicono che il multiculturalismo è fallito, che i flussi migratori dai Paesi musulmani sono insostenibili, che l'Islam non può integrarsi con l'Europa democratica...
«Sono cose che dico da decenni».
Anche lei parla come la destra?
«Non mi importa nulla di destra e sinistra, a me importa il buonsenso. Io parlo per esperienza delle cose, perché studio questi argomenti da tanti anni, perché provo a capire i meccanismi politici, etici e economici che regolano i rapporti tra Islam e Europa, per proporre soluzioni al disastro in cui ci siamo cacciati».
Quale disastro?
«Illudersi che si possa integrare pacificamente un'ampia comunità musulmana, fedele a un monoteismo teocratico che non accetta di distinguere il potere politico da quello religioso, con la società occidentale democratica. Su questo equivoco si è scatenata la guerra in cui siamo».
Perché?
«Perché l'Islam che negli ultimi venti-trent'anni si è risvegliato in forma acuta - infiammato, pronto a farsi esplodere e assistito da nuove tecnologie sempre più pericolose - è un Islam incapace di evolversi. È un monoteismo teocratico fermo al nostro Medioevo. Ed è un Islam incompatibile con il monoteismo occidentale. Per molto tempo, dalla battaglia di Vienna in poi, queste due realtà si sono ignorate. Ora si scontrano di nuovo».
Perché non possono convivere?
«Perché le società libere, come l'Occidente, sono fondate sulla democrazia, cioè sulla sovranità popolare. L'Islam invece si fonda sulla sovranità di Allah. E se i musulmani pretendono di applicare tale principio nei Paesi occidentali il conflitto è inevitabile».
Sta dicendo che l'integrazione per l'islamico è impossibile?
«Sto dicendo che dal 630 d.C. in avanti la Storia non ricorda casi in cui l'integrazione di islamici all'interno di società non-islamiche sia riuscita. Pensi all'India o all'Indonesia».
Quindi se nei loro Paesi i musulmani vivono sotto la sovranità di Allah va tutto bene, se invece...
«...se invece l'immigrato arriva da noi e continua ad accettare tale principio e a rifiutare i nostri valori etico-politici significa che non potrà mai integrarsi. Infatti in Inghilterra e Francia ci ritroviamo una terza generazione di giovani islamici più fanatici e incattiviti che mai».
Ma il multiculturalismo...
«Cos'è il multiculturalismo? Cosa significa? Il multiculturalismo non esiste. La sinistra che brandisce la parola multiculturalismo non sa cosa sia l'Islam, fa discorsi da ignoranti. Ci pensi. I cinesi continuano a essere cinesi anche dopo duemila anni, e convivono tranquillamente con le loro tradizioni e usanze nelle nostre città. Così gli ebrei. Ma i musulmani no. Nel privato possono e devono continuare a professare la propria religione, ma politicamente devono accettare la nostra regola della sovranità popolare, altrimenti devono andarsene».
Se la sente un benpensante di sinistra le dà dello xenofobo.
«La sinistra è vergognosa. Non ha il coraggio di affrontare il problema. Ha perso la sua ideologia e per fare la sua bella figura progressista si aggrappa alla causa deleteria delle porte aperte a tutti. La solidarietà va bene. Ma non basta».
Cosa serve?
«Regole. L'immigrazione verso l'Europa ha numeri insostenibili. Chi entra, chiunque sia, deve avere un visto, documenti regolari, una identità certa. I clandestini, come persone che vivono in un Paese illegalmente, devono essere espulsi. E chi rimane non può avere diritto di voto, altrimenti i musulmani fondano un partito politico e con i loro tassi di natalità micidiali fra 30 anni hanno la maggioranza assoluta. E noi ci troviamo a vivere sotto la legge di Allah. Ho vissuto trent'anni negli Usa. Avevo tutti i diritti, non quello di voto. E stavo benissimo».
E gli sbarchi massicci di immigrati sulle nostre coste?
«Ogni emergenza ha diversi stadi di crisi. Ora siamo all'ultimo, lo stadio della guerra - noi siamo gli aggrediti, sia chiaro - e in guerra ci si difende con tutte le armi a disposizione, dai droni ai siluramenti».
Cosa sta dicendo?
«Sto dicendo che nello stadio di guerra non si rispettano le acque territoriali. Si mandano gli aerei verso le coste libiche e si affondano i barconi prima che partano. Ovviamente senza la gente sopra. È l'unico deterrente all'assalto all'Europa. Due-tre affondamenti e rinunceranno. Così se vogliono entrare in Europa saranno costretti a cercare altre vie ordinarie, più controllabili».
Se la sente uno di quegli intellettuali per i quali la colpa è sempre dell'Occidente...
«Intellettuali stupidi e autolesionisti. Lo so anch'io che l'Inquisizione è stata un orrore. Ma quella fase di fanatismo l'Occidente l'ha superata da secoli. L'Islam no. L'Islam non ha capacità di evoluzione. È, e sarà sempre, ciò che era dieci secoli fa. È un mondo immobile, che non è mai entrato nella società industriale. Neppure i Paesi più ricchi, come l'Arabia Saudita. Hanno il petrolio e tantissimi soldi, ma non fabbricano nulla, acquistano da fuori qualsiasi prodotto finito. Il simbolo della loro civiltà, infatti, non è l'industria, ma il mercato, il suq».
Si dice che il contatto tra civiltà diverse sia un arricchimento per entrambe.
«Se c'è rispetto reciproco e la volontà di convivere sì. Altrimenti non è un arricchimento, è una guerra. Guerra dove l'arma più potente è quella demografica, tutta a loro favore».
E l'Europa cosa fa?
«L'Europa non esiste. Non si è mai visto un edificio politico più stupido di questa Europa. È un mostro. Non è neppure in grado di fermare l'immigrazione di persone che lavorano al 10 per cento del costo della manodopera europea, devastando l'economia continentale. Non è questa la mia Europa».
Qual è la sua Europa?
«Un'Europa confederale, composta solo dai primi sei/sette stati membri, il cui presidente dev'essere anche capo della Banca europea così da avere sia il potere politico sia quello economico-finanziario, e una sola Suprema corte come negli Usa. L'Europa di Bruxelles con 28 Paesi e 28 lingue diverse è un'entità morta. Un'Europa che vuole estendersi fino all'Ucraina... Ridicolo. Non sa neanche difenderci dal fanatismo islamico».
Come finirà con l'Islam?
«Quando si arriva all'uomo-bomba, al martire per la fede che si fa esplodere in mezzo ai civili, significa che lo scontro è arrivato all'entità massima».
FONTE: WWW.ILGIORNALE.IT
10:50 | Lien permanent | Commentaires (0)
20/03/2017
Islam: 15 siècles de génocides
Familier du Moyen Orient, le grand reporter Frédéric Pons a parcouru, tel un pèlerin en quête de vérité, cette vaste région en guerre pour décrire « le premier génocide du XXI siècle ». Pour cela, il rappelle le dernier rapport d’Amnesty International qui cite avec précision les enlèvements, les cas de torture, les exécutions sommaires et «les crimes de guerre » imputables aux groupes armés islamistes. Et ceux accompagnés de « crimes contre l’humanité commis à grande échelle par les forces gouvernementales syriennes ». « La nouveauté , écrit-il, n’est pas dans cet acte d’accusation contre le régime syrien, maintes fois dressé depuis mars 2011, mais dans la mise en cause des groupes rebelles eux-mêmes.
Daech a mis en place une politique d’extermination comparable à celle des nazis
On les croyait « modérés ». On les découvre « barbares ». Leur soutien ? « Gouvernements et associations islamistes basés au Qatar, en Arabie Saoudite, en Turquie, avec la bienveillance des Etats-Unis ».
Pons rappelle « qu’il aura fallu presque deux ans pour que la communauté internationale prenne conscience de la réalité de cet extermination des chrétiens d’Orient, pour qu’elle entende ce terme de "génocide" ». C‘est d’ailleurs le titre d’un autre rapport de deux ONG américaines remis en mars 2016 à l’ancien secrétaire d’Etat John Kerry.
« On ne pourra pas dire qu’on ne savait pas » s’insurge justement Frédéric Pons. Massacres de masse, assassinats ciblés, viols, réduction en esclavage, déplacements forcés, enlèvements, séparations brutales entre hommes et femmes, blessures, incendies, vols. « Daech a violé des centaines et probablement des milliers de femmes chrétiennes, endommageant de manière permanente leurs organes reproducteurs ou les laissant enceintes des œuvres de leurs ravisseurs » souligne le rapporteur.
« Ils dressent aussi la liste de 126 églises attaquées, et celle, nominative, des 1131 chrétiens assassinés jusqu’en 2014. Est cité le père catholique Patrick Dubois, petit fils de déporté, spécialiste des crimes de masse contre les Juifs en Ukraine commis par l’armée allemande pendant la seconde guerre mondiale. Pour lui, « Daech a mis en place une politique d’extermination comparable à celle des nazis. C'est un génocide au regard des lois qui relèvent du traité de Rome. Les bébés sont parfois arrachés à leurs mères dès l’accouchement. On leur dit qu’ils vont être adoptés par des familles musulmanes » Le but : qu’ils deviennent des enfants soldats. Quant aux jeunes filles enlevées, « les chefs de Daech choisissent les plus jolies après avoir vérifié leur virginité, pour les garder ou les revendre : 60 euros environ pour une femme de 30-40 ans , 160 euros pour une enfant de 1 à 9 ans , chrétienne ou yézidie ». Une minorité, d’à peine 600000 personnes, non musulmane, vieille de plus de 7700 ans accusée de polythéisme par les islamistes qui n’acceptent pas que d’autres religions aient existé avant l’Islam.
La France aveuglée par son partenariat avec le Qatar et l'Arabie saoudite
Frédéric Pons cite le témoignage d’une député yézidie qui reçoit parfois des appels terribles de captives, ayant pu disposer d’un téléphone un court moment. « J’ai été violée 30 fois ce matin », raconte l’une d’elles, « S’il vous plaît, bombardez-nous » implore une autre. Grâce aux témoignages recueillis sur le terrain, l’écrivain nous fait mieux comprendre à travers leur quotidien le calvaire des chrétiens d’Orient. « Les musulmans nous qualifient depuis toujours de Nassirya, de Nazaréens, raconte Toma. C’est un terme insultant dans leur esprit ». Malgré les promesses, environ 3600 visas ont été seulement accordés, avec des tracas administratifs dès l’arrivée à Roissy. « Les migrants clandestins musulmans venus de Syrie, de Somalie ou d’Afghanistan ont été mieux traités que nous, confie Omar. Mais on a compris qu’à côté de la France officielle, il y avait des Français. Nous en avons rencontré qui nous ont tellement aidés ».
Fin connaisseur de cet Orient compliqué, Pons n’élude aucune responsabilité malgré « la chanson de geste » officielle dispensée aujourd’hui. « L’échec américain et européen a démontré que les bons sentiments ne font pas une bonne politique. La morale ou l’émotion médiatique n’a rien à faire avec la géopolitique et la stratégie, souligne l’auteur. Pour avoir ignoré les facteurs immatériels et spirituels, pour avoir négligé la longue évolution historique de ces terres de vieilles civilisations, pour avoir méprisé les peuples, les décideurs occidentaux portent une immense part de responsabilité dans le malheur des pays arabo-musulmans, et donc dans le calvaire des chrétiens d’Orient ». Les gouvernements français ne sont pas épargnés. « Scotchée aux analyses de Washington, liée de façon outrancière à son partenariat commercial et financier avec l’Arabie Saoudite et le Qatar, la France de Sarkozy et de Hollande a d’emblée pris le parti de l’opposition armée.
Persuadée de la faiblesse du régime Assad, elle a fait de sa chute sa priorité… La France a longtemps nié le vrai visage des groupes armés, a ignoré la montée en puissance politique et militaire de la Russie et a négligé son rôle traditionnel de protection des chrétiens d’Orient ». Au passage, Pons rappelle que si les chrétiens ne sont pas les seuls à souffrir de persécution religieuse dans le monde, « ils représentent les ¾ des victimes pour motifs religieux : 200 millions d’entre eux ne peuvent pas vivre librement leur foi dans une soixantaine de pays, et plus de 100000 chrétiens sont tués chaque année à cause de leur foi. Cette christianophobie mondialisée tue ainsi un peu plus de 270 chrétiens chaque jour ».
SOURCE :http://www.msn.com/fr-fr/actualite/culture/daech-a-viol%...
17:38 | Lien permanent | Commentaires (0)
14/03/2017
Pays Bas 1 Hollande 0
La lâcheté de nos dirigeants est parfois, comme il est dit du mystère de Dieu, non pas impénétrable mais insondable… D’autres responsables régionaux, dans d’autres pays, savent heureusement faire preuve de plus de courage.
Il est ainsi de ceux de la Suède, de la Suisse ou de l’Autriche, où des meetings de soutien à Recep Tayyip Erdogan ont été annulés. Il en est ainsi, encore, de l’Allemagne, où plusieurs réunions électorales pro-AKP dans plusieurs villes ont été interdites, et où le ministre turc de la justice a dû annuler son déplacement en vue de ces réunions, malgré une réponse peut-être un peu trop mesurée d’Angela Merkel qui, après qu’Erdogan a accusé Berlin de « pratiques nazies » a sobrement appelé à garder son sang-froid, et rappelé l’absurdité, en l’espèce, de ce type de comparaisons historiques. La déclaration du nouveau Grand Turc aurait mérité une vraie colère, mais madame Merkel tient avant tout à préserver l’accord indigne de mars 2016 qu’elle avait négocié avec Ankara sur les migrants, accord entériné par l’Union européenne, et qui, en nous préservant pour l’instant des flots de réfugiés que nous ne voulons pas connaître, fait du sultan d’Ankara un maître-chanteur, toujours la main sur les vannes de l’exode qu’il peut rouvrir selon ses humeurs ou ses intérêts…
La honte, la honte, la honte
Il en est ainsi, enfin, des Pays-Bas, qui n’ont pas hésité à interdire l’atterrissage du ministre turc des Affaires étrangères, Mevlüt Çavuşoğlu, lequel devait prendre la parole à un meeting de soutien à Erdogan à Rotterdam, puis à reconduire à la frontière avec l’Allemagne Fatma Betül Sayan Kaya, ministre turque de la Famille, désireuse de remplacer Mevlüt Çavuşoğlu à ce même meeting… Les Pays-Bas, à leur tour, se sont vus traiter par Erdogan de « fascistes » et de « nazis », lequel les a même avertis qu’ils « paieraient le prix fort » pour leur « attitude », tandis que son ministre des Affaires étrangères déclarait que La Haye devrait faire des excuses… Pas trop atteint par la menace, le gouvernement néerlandais a déclaré, par la voix de son Premier ministre, qu’Erdogan dépassait les bornes, et qu’il était hors de question de faire des excuses à des gens qui traitaient les Néerlandais de nazis… Digne, courageux, honorable.
On aurait aimé pouvoir en dire autant des autorités françaises… Mais, avant de parler de la honte, une remarque : il est étrange, et assez incohérent, que l’insulte « nazi » soit utilisée par monsieur Erdogan, lequel n’avait pas hésité, à l’occasion d’un discours public, à citer l’Allemagne nazie comme exemple de régime présidentiel fort, comme celui qu’il voudrait instaurer en Turquie, pays où, Mein Kampf a été publié en 2005 et reste un best-seller…
La honte, donc. Celle d’avoir laissé le ministre turc des Affaires étrangères, Mevlüt Çavuşoğlu, encore tout énervé de sa mésaventure néerlandaise, venir à Metz, en France, et prendre la parole à un meeting de soutien en faveur de la réforme constitutionnelle voulue par Erdogan. Et le laisser, pendant cette réunion, continuer à s’en prendre, sur notre territoire, aux autorités de La Haye, un pays membre comme nous de l’Union européenne… Cette lâcheté est injustifiable. La moindre des choses, le minimum de courage politique et de dignité d’Etat eût été de se montrer solidaire avec l’Allemagne, l’Autriche, les Pays-Bas. Nous n’en avons pas été capables. Et le Grand Turc, cynique, nous a en retour gratifiés d’un compliment, saluant la France pour « ne pas être tombée dans le piège »… Il y a des compliments plus infâmants que des injures, quand ce sont des despotes affichant le mépris le plus absolu pour la démocratie qui les formulent…
Le scandale, une arme électorale
Ce mépris pour la démocratie est au cœur de ce qui se joue ici. Il ne s’agit pas seulement de dignité, et de fierté nationale allemande, néerlandaise ou française. Erdogan jette tout ce qu’il peut dans la bataille électorale, avant le référendum du 16 avril prochain. Profitant du coup d’Etat raté de juillet 2016, celui qui n’a pas hésité à rallumer une guerre intérieure et extérieure avec les Kurdes pour s’assurer une majorité législative, et qui a fait depuis l’été 2016 emprisonner près de 40 000 personnes, poursuivre des centaines de journalistes et « effacer » de tout emploi public et privé près de 130 000 fonctionnaires, les condamnant ainsi à une « mort sociale », veut à tout prix réaliser son rêve : restaurer en l’incarnant la « grandeur » totalitaire du pouvoir ottoman, celui du sultan, le Grand Turc comme on disait. Pour cela, il faut que sa réforme institutionnelle passe. Cette réforme en termine une bonne fois pour toute avec la démocratie, ses principes et ses valeurs : le président (Erdogan) exercera tout le pouvoir exécutif, sans Premier ministre ; il nommera et limogera les ministres ; il pourra intervenir sur l’exercice de la justice en nommant plusieurs des membres du Haut-Conseil des juges et procureurs en charge de nommer et destituer le personnel judiciaire ; fini l’indépendance de la justice.
Mais Recep Tayyip Erdogan n’est pas totalement assuré de la victoire au référendum. Une partie importante de l’électorat turc hésite, ou réprouve sa réforme. La répression post-coup d’Etat a peut-être été un peu trop loin… et la situation économique ne cesse de se détériorer, dans une société désagrégée par ladite répression, les conflits, l’instabilité… Et puis l’idéal démocratique n’est pas mort aux yeux de beaucoup de Turcs, qui résistent, comme ils peuvent, au quotidien. Même au sein de l’AKP, le parti d’Erdogan, il y a des éléments qui doutent, qui rechignent… Alors les voix des millions d’électeurs résidant en Allemagne, au Pays-Bas, en France, ailleurs en Europe, sont cruciales, et peuvent faire la différence… D’où l’agressivité des ministres envoyés par Erdogan mobiliser ceux-ci en Europe, autour d’un nationalisme toujours vivace dans les communautés expatriées…
C’était donc là qu’il fallait se montrer à la hauteur. Courageux, dignes, solidaires, européens, et démocrates, face au Grand Turc et ses colères de tyran. Hélas la France n’en a pas été capable. Nous avons encore une fois choisi le déshonneur pour éviter le conflit. Nous aurons de toute façon à la fin le conflit, mais avec le déshonneur. Winston Churchill, père de la formule, aurait probablement déjà demandé, lui, l’exclusion de la Turquie de l’Otan, en dirigeant lucide qu’il était, averti que l’on ne saurait avoir une alliance militaire opérante, durable et fiable avec un pays dont les dirigeants ne partagent pas nos fondamentaux politiques… et nous insultent sans vergogne.
16:47 | Lien permanent | Commentaires (0)
06/03/2017
La cuture de l'Etat Islamique est une civilisation qui mérite respect
" Leïla Khaled ne se sentait pas bien, ce matin-là. C'était à la fin d'août, quand le soleil de l'été irakien frappe de toutes ses forces contre les murs et les fenêtres, comme les vents d'une puissante tempête. Mossoul était toujours aux mains de l'État islamique. La guerre était encore loin, au sud de la ville. Elle décide d'aller à la clinique du quartier de Tahrir, dans les faubourgs populaires de l'est de Mossoul. Elle s'habille. Cela demande une préparation minutieuse. Elle doit respecter à la lettre les codes vestimentaires particulièrement sévères édictés par Daech pour les femmes. Celles-ci ne peuvent laisser voir la moindre parcelle de peau.
Leïla passe une robe. Par-dessus, elle enfile un jilbab, une cape ample et large qui cache les formes du corps. Pour son visage, elle ajuste un niqab, le voile intégral qui ne laisse voir que les yeux. Pour dissimuler ceux-ci, Leïla met par-dessus le niqab un sitar, un tissu très fin qui permet de voir sans être vu. Daech rappelait le bon usage de ses codes vestimentaires à grand renfort de publicité sur des affiches, dans les hôpitaux, dans les médias. Malgré l'interdiction de se maquiller, Leïla n'a pu s'empêcher de passer ses cils au mascara. Puis, elle enfile ses chaussettes et ses gants. Enfin, elle est prête.
Pour aller à la clinique, son mari, Walid, l'accompagne. Sous l'État islamique, une femme ne saurait sortir sans son mahram, un époux ou un proche parent qui fait office de tuteur pour escorter les femmes pendant leurs déplacements. Walid marche devant, Leïla suit derrière. Soudain, elle trébuche. Elle se fait mal au pied droit. Elle appelle son mari: «Walid!» Elle veut voir ce qui lui est arrivé. Elle soulève son sitar.
«Nous allons mordre ton épouse»
Walid entend sa femme trébucher, puis l'appeler. Il se retourne, veut l'aider, mais voit déjà deux membres de la Hisba, la police des mœurs de l'État islamique, se présenter: «Ne la touche pas», disent-ils. Il refuse, hausse la voix: «Je veux l'aider!» À Leïla, les policiers de Daech disent: «Couvre ton visage.» «Je veux voir ce qui m'est arrivé!», répond-elle, peut-être trop fort. Sous l'État islamique, on ne saurait entendre la voix d'une femme qui n'est pas la sienne. Les agents appellent des femmes de la Hisba à l'aide de leurs talkies-walkies. «Nous allons mordre ton épouse», disent-ils à Walid. Trois agents arrivent, le bandeau noir de la Hisba sur le front. Elles forcent Leïla à se lever. Walid se désole, offre de payer. Sa femme est emmenée dans un magasin de sucreries, à l'abri des regards, alors que lui reste dehors. Leïla est maintenue par deux femmes. La troisième soulève son voile, et la mord au bras droit, à pleines dents. Leïla s'évanouit.
Les agents prennent la carte d'identité de Walid après avoir dressé un procès-verbal. Trois jours plus tard, le mari la récupère au centre de la Hisba de Mossoul, installé dans une ancienne église de l'ouest de la ville. Il doit payer une amende de 50.000 dinars irakiens, 40 euros. «Ta femme a-t-elle été mordue?» demande le juge du commissariat. «Oui, vous pouvez le lire sur le procès-verbal!», répond Walid, indigné. «Tant mieux, car sinon, nous aurions dû la faire mordre», tranche le juge. Leïla a été mordue si fort que, plus de cinq mois plus tard, elle en porte encore une trace - un hématome, en forme de mâchoire.
On connaissait les exécutions monstrueuses de l'État islamique, largement relayées par la propagande de l'organisation. On connaissait les lapidations de couples adultères, les homosexuels précipités du haut des immeubles, les cadavres exposés sur les places, les têtes sur les piques. Les châtiments de Daech pouvaient aussi prendre la forme d'une très simple trivialité: des morsures à l'encontre des femmes, faites par d'autres femmes.
Le cas de Leïla n'est pas unique. Il y avait une gradation dans les morsures. Celles faites pour punir les femmes qui laissaient voir, audace suprême, une parcelle de peau en public. Dans ce cas, les morsures étaient appliquées avec une petite pince. Pour les cas plus graves, comme celui de Leïla, les femmes étaient mordues à pleines dents. Enfin, dernier stade, des blessures faites à l'aide d'une mâchoire métallique. «J'ai dû traiter trois cas de femmes qui ont eu des lambeaux de chair arrachés par cet instrument», raconte un médecin forcé de travailler pour Daech, qui souhaite garder l'anonymat. Farah a été mordue à l'aide de cette mâchoire métallique, dans le souk de Mouthanna, à Mossoul, à l'été 2015, parce qu'elle ne portait pas le sitar. Elle garde de la morsure une cicatrice au bras gauche. «Elle saignait. Nous n'avons pas osé aller à l'hôpital pour ne pas avoir d'ennuis supplémentaires. La blessure a mis quarante jours à bien se refermer», se souvient son mari, Aziz Abdallah Khalaf.
Nul ne sait qui a inventé ce châtiment, qu'on ne retrouve nulle part dans la tradition islamique. Il a commencé à être appliqué au début de l'année 2015 en Irak, alors que l'État islamique assurait son emprise sur les territoires dont il s'était emparé, sans coup férir ou presque, en juin 2014. Pour l'appliquer, Daech a mis en place une police des mœurs féminines - la Hisba. Il s'agissait de vérifier que les autres femmes se conformaient bien aux codes vestimentaires de l'État islamique et de s'assurer de la séparation des deux sexes dans l'espace public.
L'organisation a accordé une place à part entière aux femmes, dans son fonctionnement. Elles devaient avant tout donner naissance et élever une nouvelle génération de djihadistes. «Dans l'idéologie de l'organisation, chaque sexe se voyait attribuer des rôles bien précis, complémentaires sur terre, mais égaux aux yeux d'Allah. Faire des enfants est aussi important que de combattre. C'était aussi une stratégie militaire. Si le territoire venait à être repris, il fallait une nouvelle génération pour pérenniser l'idéologie. Daech va donc valoriser le statut de la femme dans une perspective stratégique. Cela permet de bâtir une société, puis de créer un État, avec la nécessité de mettre en place des institutions», explique Géraldine Casutt, doctorante suisse à l'université de Fribourg, qui consacre une thèse au rôle des femmes occidentales dans l'État islamique.
D'autres jouaient un rôle plus actif. Quand elles étaient parentes ou épouses de djihadistes, les femmes bénéficiaient d'une certaine autorité. Elles pouvaient alors être enseignantes ou membres de la Hisba. L'organisation avait par exemple fait la pro motion, à grand renfort de propagande, d'une unité féminine de la Hisba, la katiba al-Khansa, du nom d'une poétesse des premiers temps de l'islam. Établie à Raqqa, la «capitale» syrienne de l'État islamique, à l'été 2014, cette unité composée exclusivement de femmes était chargée de «sensibiliser, d'arrêter et de punir celles qui ne respectent pas la loi islamique. Le djihad n'est pas un devoir réservé aux hommes. Les femmes doivent faire leur part aussi», déclarait à l'époque Abou Ahmed, un cadre de Daech, en annonçant la création de la brigade al-Khansa.
La loi des clans
Sur le territoire irakien, il semble que la majorité des membres de la Hisba étaient des femmes issues de la communauté arabe sunnite. Se pose aujourd'hui la question de leur arrestation. Dans de nombreux cas, les autorités laissent faire. «Notre problème ici, c'est la loi des clans. Le seul fait d'être arrêté vaut peine de mort pour les femmes», dit le lieutenant Ahmed (son prénom a été changé). Dans ses quartiers, le siège des services de renseignements d'une petite ville située au sud de Mossoul, l'officier retient une femme prisonnière. Elle est tout en nuances de sombre. Robe sombre, voile sombre, regard sombre. Cette femme de 44 ans, que nous appellerons Yousra, est accusée d'avoir été membre de la Hisba dans la vallée du Tigre. Selon le lieutenant Ahmed, il y aurait eu de 40 à 60 agents de cette institution, dans cette vallée.
Yousra a été arrêtée fin janvier. Elle essayait de fuir Mossoul, la «capitale» irakienne de Daech, pour se rendre dans un camp de réfugiés. Elle se présente à un check point. À l'enregistrement de son nom, elle est identifiée comme la proche parente d'un haut cadre de Daech, le wali de la vallée du Tigre - l'équivalent d'un préfet. L'homme s'appelle Abou Talout, du puissant clan des Talout, qui s'est rangé aux côtés de l'État islamique.
Yousra nie et assure n'avoir été arrêtée que parce qu'elle est épouse et sœur de djihadiste. Elle se lamente: «À présent, n'importe quel membre de l'État islamique a le devoir de me tuer. Vous ne savez pas de quoi ils sont capables. Ma vie ne vaut pas plus qu'un papier brûlé.» Pour au moins deux raisons. Être prisonnière des autorités irakiennes cause le déshonneur du clan. Et, en proche parente d'un haut cadre, il faut s'assurer de faire respecter la loi du silence. Coupable ou non, Yousra ne pourra jamais retourner dans sa communauté. Dans le cadre de la loi antiterroriste irakienne, elle risque jusqu'à quinze ans de prison.
Les membres des forces de l'ordre risquent eux-mêmes des représailles, être les victimes d'une vendetta qui pourra prendre des années avant de les frapper. Dans de nombreux cas, les autorités préfèrent fermer les yeux et laisser échapper d'anciennes femmes appartenant à l'État islamique, plutôt que de procéder à des arrestations qui risquent de déclencher de nouvelles flambées de violence. En attendant la prochaine génération de djihadistes, comme les riverains d'un volcan la prochaine éruption".
SOURCE :Cet article est publié dans l'édition du Figaro du 06/03/2017. Accédez à sa version PDF en cliquant ici
16:53 | Lien permanent | Commentaires (0)
16/02/2017
Italia mondializzata ed...islamizzata (grazie Francesco, grazie Matteo)
08:38 | Lien permanent | Commentaires (0)
08/02/2017
Una bella moschea nella culla del Rinascimento, con i soldi del Quatar
Firenze, 8 febbraio 2017 -
Moschea cercasi. Con sempre più determinazione.
L’ipotesi che al momento continua ad esserre la più convincente per la comunità islamica è quella di Villa Basilewsky. Certo, i due villini ottocenteschi che fanno parte del pacchetto immobiliare non hanno le giuste caratteristiche, ma l’edificio costruito a fine anni ’60 per ospitare i padiglioni ospedalieri della vecchia clinica potrebbe abbastanza facilmente essere demolito e ricostruito per ospitare la grande sala per la preghiera. Servono almeno 600 metri quadrati per accogliere i fedeli. Non solo quella fiorentina, anche quella metropolitana che arriva almeno a 30mila fedeli.
I tecnici hanno già chiesto un sopralluogo per valutare la conformità architettonica dell’edificio alle loro esigenze di spazi. Ora l’attesa è per la manifestazione d’interesse che dovrebbe portare la Regione a bandire la prima asta. La grande incognita – a questo punto – è il costo. La perizia tecnica necessaria per aprire la procedura di vendita – spiega la funzionaria dell’ufficio patrimonio della Regione Angela Di Ciommo – è stata commissionata poco tempo fa. Per conoscerne gli esiti servirà ancora qualche mese.
Il complesso Basilewsky conta ben 7mila metri quadrati suddivisi su tre edifici. I due villini ottocenteschi affacciano uno su viale Strozzi e l’altro su via Lorenzo Il Magnifico.
La Regione (Partito Democratico ex PCI al potere ininterrottamente dal dopo guerra ad oggi NDR) l’ha acquistato dalla Asl (che l’aveva dismesso nel 2006) nel 2010 pagandola ben 20 milioni di euro.Cifra già considerata molto alta all’epoca.
Oggi, visto lo stato di degrado in cui è stata lasciata la struttura si ipotizza una cifra inferiore ai dieci milioni di euro. Altri 8 sono – come minimo – necessari per il restauro.
Non che la cifra abbia poi grande importanza per la comunità islamica. L’imam Izzedin Elzir, presidente dell’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), ha già fatto sapere che i suoi 30mila fedeli possono contribuire con mille euro ciascuno. Totale: 30milioni di euro. L’Ucoii del resto – grazie ai fondi raccolti attraverso la "Qatar Charity" (Quatar, quelli che donano per finanziare l'ISIS ed i Fratelli Musulmani NDR Blog) – ha già raccolto in tre anni 25 milioni di euro che sono serviti ad aprire moschee in Italia, tra queste quelle di Ravenna, Catania, Piacenza, Colle Val D’Elsa, Vicenza, Saronno e Mirandola.
In tutto 43 moschee in tutta la penisola.
Villa Basilewsky a parte, con il già eseguito sopralluogo tecnico, non sono ancora state avanzate altre manifestazioni d’interesse ufficiali, né richieste di sopralluoghi per gli altri immobili che la Regione ha messo in vendita.
La manifestazione d’interesse per l’ex clinica fiorentina però ha già creato qualche subbuglio fra i consiglieri regionali. Jacopo Alberti della Lega Nord ha chiesto e ottenuto un sopralluogo della commissione Controllo non solo a Villa Basilewsky, anche a Villa Fabbricotti che, in un primo momento sembrava essere stata ugualmente oggetto di interesse per la moschea. Al sopralluogo ha partecipato anche la consigliera Ds Fiammetta Capirossi. E dalla visita è scaturita un’idea condivisa: Villa Basilewsky potrebbe essere restaurata e recuperata per diventare la sede dell’assessorato regionale della sanità che attualmente si trova in via Taddeo Alderotti in un palazzo in affitto al costo di oltre 800mila euro annui !!!(soldi pubblici gestione PD...ndr).
FONTE http://www.lanazione.it/cronaca/moschea-1.2876929
ORIANA APPREZZERA.....DA LASSU'
09:28 | Lien permanent | Commentaires (0)
31/01/2017
Une idéologie de paix ...
« Une religion qui peut tolérer les autres ne songe guère à sa propagation »
Montesquieu dans De l’Esprit des lois.
13:25 | Lien permanent | Commentaires (0)
12/09/2016
La mafia maçonnique et Michel Baroin
Le 05/02/1987,Michel Baroin,ancien grand maitre du grand orient trouva la mort dans un accident d'avion qui explosa peu après son décollage de Brazzaville au Congo.
Sa destination finale était de rencontrer Omar Bongo,président du Gabon et Grand maître de la grande loge de France pour tout le Gabon.
Il devait négocier pour le compte de la garantie mutuelle des fonctionnaires (GMF),dont il était le président, l'achat de 300000 hectares de forêts de bois précieux.Son sous sol était riche en uranium et intéressait la SETIMEG,une filiale de la GMF qui avec ELF gérait les grands projets Gabonais,camouflait les sites d'enrichissement d'uranium et était spécialisée dans les fausses factures.
Il faut citer aussi un certain STIFANI ,grand maitre de la grande loge de France qui est allé à Libreville au Gabon pour introniser Bongo en franc maçonnerie.
Cet avocat Niçois faisait le commerce de bois africains.
Avant d'aller au Gabon,Michel Baroin fit escale au Congo Brazzaville pour rencontrer Denis Sassou Nguesso,grand maitre de la grande loge nationale de France au Congo et président du Congo,un président corrompu qui a accédé au pouvoir par des crimes.
Au Congo,il y a parait-il une guerre des loges,une rivalité entre frères pour l'achat des armes.La GLNFa la prétention de vouloir devenir la première obédience et de devancer le grand orient
Après la mort de Michel Baroin,Sassou Nguesso obtint que la dette du Congo pour achat d'armes aux pays de l'Est,soit reéchelonnée..
Michel Baroin,au nom de la GMF;est à l'origine d'un projet de complexe touristique sur l'Ile de St Martin aux Antilles,dans une zone infestée de moustiques et sans accès à la mer.
Il mèna la GMF au bord de la faillite.
L'Ile de st Martin est un repère de mafieux.Michel Baroin prend comme dirigeant de ce projet,un certain Christiaeus,impliqué dans une magouille financière avec l'Israélite Flatto Sharone,franc maçon de la loge "Jérusalem",qui a été mêlé au gang des Lyonnais.
Michel Baroin avait des amis dans le réseau PASQUA.
Un certain Léandri,un Corse qui fut un collaborateur des nazis,fut intrroduit à la GMF de Baroin et chez ELF.
Avec cette opération mafieuse de St Martin,la GMF perce un gouffre financier,par des pots de vin,des avocats véreux des détournements et la SETIMEG empoche des millions..
Michel Baroin projetait de se présenter aux élections présidentielles de 1988 et possédait un pactole de 50 millions d'euros.
Baroin a aussi absorbé la Compagnie "la sauvegarde" et a viré tous ses agents.
Après ceci,il nous a parlé de solidarité dans son livre "la force de l'amour"
Robert Galley,maire de Troyes , député de l'Aube ministre de la coopération et franc maçon comme tous les ministres de la coopération,fut chargé par de Gaulle de créer la filière nucléaire Française,avec Georges Besse
Robert Galley fut également le fondateur de l'association ,loi de 1901 "les volontaires du progrès",des jeunes ruraux envoyés en Afrique pour aider au développement rural,pendant que les potentats africains,détournaient l'argent de la France,pour acheter des chateaux en France et planquer leur fric dans les paradis fiscaux où se sont fait sacrer empereur avec l'argent des Français.
Ces volontaires du progrès n'avaient droit à aucune cotisation retraite et les reclassements à la suite du volontariat étaient inexistants malgré les promesses initiales.
La société EURODIF,sous la direction de Georges Besse.était spécialisée dans l'enrichissement de l'uranium par diffusion gazeuse
Chirac et Giscard,signèrent un accord avec le Shah d'Iran et l'Iran prêta de très fortes sommes d'argent à Eurodif.
Après la révolution islamique de Khomeiny,la France rompt l'accord Eurodif.
L'Iran réclamait 10% de la production d'uranium enrichi selon les termes du contrat.
Les mollahs d'Iran organisent alors une série d'attentats et d'enlèvements de journalistes.
Chirac négocie alors avec l'Iran,mais Michel Baroin manifeste publiquement son hostilité sur les négociations de Chirac.Il s'opposait à Dumas (,le franc maçon magouilleur avec Christiane Deviers Joncourt sa maitresse,pour extorquer de l'argent d'Elf) et Védrine dans la livraison d'uranium à l'Iran.
Une bombe explose à la FNAC sports, des halles à Paris.Un avertissement
Michel Baroin président de la GMF a rachété la Fnac (fédération nationale d'achat des cadres Tout le monde voulant accéder à la cadrerie,ces magasins furent vite populaires) fondée par le juif ESSEL et le collaborateur de Trotsky et franc maçon Max THERET
Michel Baroin a acheté avec l'argent de la GMF une luxueuse demeure appartenant à l'évêché de Tulle et jouxtant le chateau de Bity appartenant à la famille Chirac.Michel Baroin avait fait Sciences Po avec Chirac qui était son ami personnel.
Cette maison devint un hôtel de luxe et un lieu de passage des grands de ce monde,tels Clinton ou le président communiste de la Chine (Selon Jacques Hillenmeyer,assureur conseil)
Le franc maçon Petriat,succède à Michel Baroin à la tête de la GMF.Celui-ci est mis en examen pour abus de biens sociaux,les carambouilles continuent.Et la GMF est absorbée par le groupe Azur.
Georges Besse qui est devenu le PDG de Renault est assassiné..par Action Directe,un mouvement d'extrême gauche,dont les tueurs furent Rouillan et Nathalie Menigon..
Selon les explications de Rouillan , Georges Besse.. serait responsable du chômage de milliers d'ouvriers.
Y a-t-il eu connexion entre l'extrême gauche et les mollahs islamiques ? Surprenant ?
Toujours est-il que le jour même de l'assassinat de Georges Besse,la France rembourse 330 millions de dollars à l'Iran pour sa participation à Eurodif;
Dans son livre "la force de l'amour",Michel Baroin écrit que sa fille ainée Véronique a été tuée par un chauffard (adhérent de la Gmf),le même jour que l'accident nucléaire de Tchernobyl en Ukraine,soit le 26/04/1986.
Un avertissement ou une coïncidence curieuse ?.
Le A retrouvé à la Fnac des Halles voudrait-il dire Atome ?
A la suite de ce décès,Michel Baroin écrit le livre "la force de l'amour" et se fait le chantre de l'économie solidaire,de la solidarité. en insistant sur les pouvoirs supposés du cerveau,sa foi en l'homme,un homme sans Dieu.,de l'homme citoyen.
Michel Baroin a-t-il eu le pressentiment de sa mort ?
C'est quelques jours seulement avant sa mort,le 05/02/1987 que Michel Baroin avait remis le manuscrit de ce livre à l'éditeur Odile Jacob,le testament de sa vie,de son engagement.
Michel Baroin a été initié le 12/05/1960 à la loge "les amis de l'humanité" du grand orient de France..Il s'est marié à une Creusoise originaire de Dun le Palestel.
Il est né à Paris le 29/11/1930 et son père devenu gardien de la paix à Paris est originaire d'OUROUX en MORVAN dans la Nièvre arrondissement de Chateau Chinon..
François Mitterrand originaire de Charente a été envoyé par le radical socialiste et crypto franc maçon Henri Queuille,dans la Nièvre.
Il fut maire de Chateau Chinon,puis président du conseil général.de la Nièvre.
La femme de Mitterrand,Danielle était fille de franc maçon et Jacques Mitterrand ,parent par des ancêtres de Bourges,fut grand maître du grand orient de France.
C'est ainsi qu'une solide amitié maçonnique se noua entre Mitterrand et Michel Baroin.qui revenait souvent à Ouroux en Morvan..
Michel Baroin commença sa carrière comme commissaire de police en Algérie puis à LilleI.Il fut affecté ensuite aux renseignements généraux et aux services secrets avec pour mission d'infiltrer la franc maçonnerie.
Il y réussit si bien qu'il en devint Grand Maitre et se compromit dans cette Mafia.
SOURCE http://lacaste3points.eklablog.com/la-mafia-maconnique-et-michel-baroin-a113146000
PS: Michel Baroin est le père d'un certain François Baroin, maire de Troyes, et pressenti pour être le Premier Ministre de Nicolas Sarkozy si ce dernier devait être élu Président de la République (SIC !)
08:32 | Lien permanent | Commentaires (0)
04/08/2016
Siria: guerra per procurazione Saudita
La tragedia del Mi-8 russo potrebbe degenerare in uno scontro diplomatico tra Russia e Stati Uniti se venisse confermato che ad abbattere il velivolo a rotore fosse stato un missile statunitense fornito all’opposizione moderata.
Andiamo con ordine. Lunedì scorso, un elicottero russo Mi-8, è stato abbattuto nella provincia siriana di Idlib. I tre membri dell’equipaggio ed i due ufficiali del Russian Center for Syrian Reconciliation, si trovavano a bordo del velivolo quando è stato abbattuto dal “fuoco nemico proveniente da terra”.
I militari non dovrebbero essere sopravvissuti allo schianto.Secondo la versione ufficiale, l’elicottero aveva appena concluso una missione umanitaria nella zona di Aleppo ed era in rotta verso la base di Khmeimim. Secondo lo Stato Maggiore Generale delle Forze Armate Russe, “in base alle informazioni disponibili, l’elicottero è stato abbattuto da terra sopra l’area controllata delle forze armate del gruppo terroristico Dzhebhat en-Nusra che si è unito alla cosiddetta opposizione moderata. È stato un atto terroristico”.
Intanto il ruolo della missione, da alcuni immediatamente bollata come offensiva. Nelle foto diffuse sui social dai terroristi che hanno immediatamente saccheggiato la carcassa e banchettato sui corpi, sono chiaramente visibili pod per razzi, probabilmente da 57 mm, e sistemi di guerra elettronica Vitebsk. In realtà, non c’è nulla di sorprendente. La flotta russa Mi-8 è utilizzata per il ponte umanitario nelle zone di guerra in Siria, ma operando in aree ostili deve necessariamente essere armata. È ritenuto, quindi, un equipaggiamento standard. Il numero di identificazione del relitto corrisponde infatti a quello di un elicottero armato, ma utilizzato per scopi di ricerca ed evacuazione medica.
L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, infine, conferma che “l’elicottero aveva effettivamente consegnato aiuti umanitari sopra i villaggi sciiti, nei pressi di Aleppo, circondati dalle forze di opposizione sunnite”. Nelle 24 ore precedenti, i russi avevano sganciato 6.500 kit alimentari su Aleppo.
Per approfondire: “Speriamo si sia salvata solo per essere stuprata”
La configurazione standard russa per missioni di volo in zone di conflitto, quindi, prevede una configurazione compatibile con quella del Mi-8 abbattuto. Certo, lo Stato Maggiore russo non avrebbe mai dovuto far volare degli elicotteri multiruolo come i Mi-8 senza delle piattaforme a rotore d’attacco come i Mil Mi-28N, così da scoraggiare azioni solitarie e fornire immediata capacità di saturazione. Ancora oggi, i corpi dei cinque militari russi sono in mano ai terroristi, sebbene Mosca stia ammassando forze specnaz a Khmeimim.
Ma cosa ha abbattuto il Mi-8? La risposta a questa domanda potrebbe avere delle ripercussioni precise. Mosca si limita a parlare di un “sistema d’arma”, non specificando altri dettagli. Eppure, considerando il contesto siriano, le opzioni disponibili sono sostanzialmente tre: un MANPADS, il fuoco di una o più mitragliatrici pesanti come la DSK o KPTV o, infine, l’artiglieria antiaerea nemica. Il Ministero della Difesa russo riconosce tre diverse tipologie di sistemi terra-aria presenti in Siria: gli Strela-2 ( SA-7 ‘Grail’), gli Igla-1 (SA-16 ‘Gimlet’) ed il cinese FN-6 (HY-6).
Ma se venisse confermato l’impiego di un sistema d’arma statunitense, le relazioni diplomatiche tra Usa e Russia potrebbero incrinarsi del tutto: ci sarebbe anche un precedente. Lo scorso dieci luglio, un Mi-25 siriano armato, versione per l’esportazione del Mi-24 russo, è stato abbattuto da un missile BMG-71 TOW americano, mentre volava a bassa quota. Entrambi i piloti russi morti.
La CIA fin dal 2014 forniva missili anticarro TOW, acronimo di Tube-launched Optically-tracked Wire-guided, all’Esercito Siriano Libero ed ai gruppi che combattono contro il governo di Bashar al-Assad. I missili arrivavano in Siria dall’Arabia Saudita, dietro fornitura della CIA. Il piano, così come descritto dal Pentagono, aveva l’obiettivo di esercitare una sufficiente pressione militare contro le forze di Assad e convincerlo ad un compromesso politico. L’entrata in scena della Russia ha stravolto l’intera strategia della CIA e bloccato (da parte americana, non saudita) la fornitura dei missili anticarro. La CIA, infine, sarebbe dietro ad un altro programma (mai confermato) per la fornitura di missili anticarro Javelin ai curdi. Il sistema d’arma Javelin consente di agganciare e seguire autonomamente il bersaglio (modalità lancia e dimentica) grazie al targeting termico con un profilo di volo chiamato “Top Attack”: il missile a doppia testata in tandem colpisce il blindato dalla parte superiore, solitamente piatta, dove la corazza è più sottile. Prima di piombare sul bersaglio, il missile si innalza fino ad un massimo di 150 metri. Il Javelin ha già dimostrato di essere letale anche contro gli elicotteri a bassa quota. L’impiego di un missile statunitense per abbattere il Mi-8 russo potrebbe anche essere probabile. I servizi di intelligence occidentali non hanno mai avuto reale contezza del numero di missili antiaerei in mano ai ribelli ed alle organizzazioni terroristiche in Siria. Di fatto il contesto siriano si è evoluto da tempo.
Per approfondire: Così Cia e sauditi hanno armato i ribelli
Lo Stato islamico possiede centinaia di MANPADS (sia della famiglia Strela che Stinger) trafugati prima dagli arsenali di Saddam e poi da quelli dell’esercito regolare lealista. Senza considerare, infine, gli oltre mille veicoli abbandonati dalle truppe regolari ed ottenuti dall’Isis senza colpo ferire: molti di questi erano dotati di armamento antiaereo supplementare. A questi numeri, del tutto sconosciuti, bisognerebbe aggiungere gli asset statunitensi forniti all’opposizione moderata. Dal 28 luglio scorso, Mosca ha attivato tre corridoi umanitari ad Aleppo, circondata dalle truppe lealiste, ma controllata dai gruppi radicali. Dal 30 settembre ad oggi, i russi hanno perso 19 soldati in Siria tre elicotteri e due cacciabombardieri.
FONTE http://www.occhidellaguerra.it/spetsnaz-per-recuperare-i-caduti-russi/
15:55 | Lien permanent | Commentaires (0)