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21/05/2007

Femmes au bûcher! Allah akhbar!

Le groupe armé radical palestinien Djihad islamique a menacé, hier, de recourir à des « dizaines » de kamikazes femmes pour commettre des « opérations suicides » en cas d'intervention terrestre israélienne dans la bande de Gaza.
« Les Brigades al-Qods (la branche armée du Djihad) disposent de dizaines de kamikazes femmes prêtes à se livrer à des opérations suicides pour faire face à toute incursion de forces terrestres (israéliennes) dans la bande de Gaza », a-t-il prévenu dans un communiqué.

La semaine dernière, la branche armée du Hamas avait déjà menacé de reprendre les attentats suicides en Israël

www.figaro.fr

20/05/2007

Ancora e sempre, il cancro islamista affligge il Libano

TRIPOLI (LIBANO) - Alba di sangue in Libano. Almeno 48 le vittime degli scontri, violentissimi, in corso da stamattina nel nord del Paese tra esercito e militanti di Fatah al Islam, un gruppo ultra-integralista palestinese ritenuto legato ad Al Qaeda: sono rimasti uccisi almeno undici soldati libanesi, sette guerriglieri e un passante, preso in mezzo dai tiri incrociati. I combattimenti sono in corso vicino al campo profughi di Nahr al Bared che ospita 30 mila palestinesi: si trova nei pressi di Tripoli, città portuale situata una novantina di chilometri a nord di Beirut, la seconda del Paese per importanza. Qui Fatah al Islam ha la sua base e i suoi centri di addestramento. Un portavoce militare ha riferito che ci sono anche diciannove commilitoni feriti, molti dei quali in modo grave. In un collegamento in diretta, l'inviato della tv araba al Al Arabiya ha affermato che l'esercito libanese sta bombardando con i carri armati l'ingresso del campo profughi palestinesi di Nahr al Bared, nei pressi di Tripoli,

L'ORIGINE DEGLI SCONTRI - Gli scontri, i peggiori nel Libano settentrionale da molti anni, sono iniziati dopo che le forze di sicurezza avevano condotto rastrellamenti in città alla ricerca dei responsabili di una rapina, risalente a ieri. Tra le case perquisite ce n'erano alcune abitate da attivisti del movimento radicale, d'ispirazione sunnita e accusato tra l'altro di collaborare con i servizi segreti siriani; gli estremisti hanno reagito aprendo il fuoco contro i soldati. Le ostilità si sono ben presto estese al vicino campo profughi palestinese di Nahr al-Bared, dove sono ospitati circa quarantamila rifugiati, ma nel quale Fatah al-Islam dallo scorso novembre ha anche fondato anche il proprio quartier generale dopo essersi staccato da Fatah al-Intifada, una formazione armata appoggiata da Damasco. Una fonte militare ha riferito invece che gli scontri sono iniziati dopo che una postazione dell'esercito alla periferia del campo è stata attaccata da uomini armati di Fatah al-Islam.

ACCORDO - L'esercito libanese non può entrare nei campi profughi palestinesi in base a un accordo di 38 anni fa, ma ha aumentato il controllo intorno al campo da quando le autorità hanno accusato membri del gruppo di avere realizzato un attentato in un'area cristiana vicino a Beirut costato la vita a tre civili a febbraio. Il gruppo Fatah al-Islam è stato formato lo scorso anno dai combattenti che si sono staccati da Fatah Intifada, formazione pro-siriana. Fonti libanesi sostengono che il gruppo è una copertura per l'intelligence siriana presente nel Paese, un'accusa che sia il gruppo che la Siria respingono.

20 maggio 2007

18/05/2007

Hugo Chavez, un dittatore populista che piace a sinistra!

Fino a qualche giorno fa la sinistra italiana che inneggia al presidente venezuelano Hugo Chavez - il primo capo di Stato ricevuto a Montecitorio in pompa magna da Bertinotti - sosteneva che il suo non era un regime dittatoriale, dal momento che le principali televisioni del Paese erano ostili al governo eppure continuavano a trasmettere. Fino a mercoledì, quando Chavez ha annunciato la chiusura della principale e storica rete televisiva del Paese, Radio Caracas Television (Rctv). È su Rctv che il Venezuela ha visto i primi passi dell’astronauta Neil Armstrong sulla Luna nel 1969, i funerali di Giovanni Paolo II e la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio. È grazie a Rctv che sia i vescovi cattolici sia gli esponenti laici e liberali ostili al neo-comunismo di Chavez riuscivano a diffondere le loro idee.
Il provvedimento di Chavez è del tutto illegale: il contratto del governo con Rctv scade nel 2022, e il rinnovo della concessione nel 2007 è un atto dovuto. Il presidente ha avvertito la Corte Suprema, presso cui l’emittente ha presentato ricorso, che «comunque decidano i giudici, Rctv sarà chiusa». Qualcuno potrebbe obiettare che il presidente venezuelano ha un mandato popolare, avendo vinto le ultime elezioni con ampio margine. Tuttavia anche a proposito delle elezioni stanno emergendo particolari interessanti. Migliaia di funzionari pubblici sono stati convinti che il governo - grazie al voto elettronico - poteva sapere per chi avrebbero votato, e che chi «votava male» sarebbe stato licenziato. Certo, secondo gli osservatori internazionali risalire dal voto elettronico all’elettore era in realtà difficile. Ma perché le minacce avessero effetto bastava che si credesse che era possibile. Inoltre, con il cosiddetto «Progetto Identità» sono stati registrati come elettori decine di migliaia di lavoratori stagionali e di immigrati colombiani, dichiarati cittadini senza troppe cerimonie (in Italia si chiama "progetto Ferrero", ma non ha nulla a che vedere con i kinder NDR). I risultati del «Progetto Identità» sono stati trionfali per i successi elettorali di Chavez, ma tragici per l’ordine pubblico. Molti dei colombiani naturalizzati - che, in quanto cittadini, ora non possono più essere espulsi - sono criminali in fuga dal loro Paese o truppe mandate dalla criminalità organizzata a impiantare lucrose filiali in Venezuela. Ne è nata un’immediata recrudescenza del traffico di droga e dell’industria dei sequestri di persona, di cui come si sa hanno fatto le spese anche uomini d’affari italiani. Il rimedio di Chavez? Settimane obbligatorie d'indottrinamento a Cuba per funzionari e poliziotti...

www.giornale.it

NOTA: grande amico del nazistello di Teheran!

17/05/2007

Criminali, multirecidivisti, clandestini, ma il governo non li espelle!

Non vi é giorno senza che la cronaca nera non riporti un'assassinio, uno stupro, un furto con violenza, ecc, i cui protagonisti non siano immigrati clandestini, spesso già conosciuti dalle forze dell'ordine.

Qualcuno dirà: ci sono tanti crimini commessi da italiani! Certo, ma quelli sono un problema interno al Paese, che non ha proprio bisogno che se ne aggiungano altri!

Che razza di Paese é quello in cui chiunque arrivi detti legge, sovverta l'identità, la pace e la convivenza civile ed una volta preso non sia neppure espulso definitivamente e irrevocabilmente?

Che razza di Paese é quello in cui un partito antidemocratico neostalinista come Rifondazione Comunista, che rappresenta una manciata di voti, gestisce un problema complesso ed importante come quello dell'immigrazione con l'incompetenza di una nullità di Ministro come Ferrero, il cui solo scopo é di "acquistare" voti con le naturalizzazioni di massa?

Chi vuole che l'Italia divenga la terra di nessuno, il nuovo Far-West in cui vige la legge del piu' violento, in cui gente senza scrupoli recruta balordi senza arte né parte per farne i burattini di tale o tal'altra organizzazione mafiosa?

Chi vuole che i disoccupati italiani e gli immigrati onesti vengano messi in concorrenza con gente pronta ad accettare condizioni di lavoro umilianti e degradanti per un prezzo inferiore?

Chi vuole che l'amalgama fra immigrazione e criminalità, che non é falsa di per se stessa cosi' com'é, faccia emergere un partito di estrema destra anti-costituzionale di stampo fascista (come nel caso del Front National Francese che é passato da 2 a 20% di voti in 15 anni)?

Possibile che il governo sia guidato da gente cosi' ignorante, disonesta, cretina ed irresponsabile da non saper e non voler rendersi conto di cio' che é successo in Paesi come la Gran Bretagna, l'Olanda o la Francia ed operare affinché la stessa cosa non avvenga da noi?

L'interesse personale a scapito dell'interesse collettivo é LA malattia dell'Italia, ed i nostri politici ne sono quasi sempre la migliore conferma.

 

 

 

Fatah, Hamas, deux factions, un seul dénominateur: l'islam!

Les affrontements entre factions palestiniennes rivales, qui risquent de sonner le glas du gouvernement d'union nationale, ont été particulièrement meurtriers hier.

LE SANG dégouline sur les marches de la morgue de l'hôpital Chifa, où s'entassent les victimes des combats de la journée. Les sirènes des ambulances hurlent parmi les rafales de mitrailleuses et les tirs d'armes lourdes annonçant l'arrivée d'une nouvelle moisson de tués. Les corps criblés de balles témoignent de la brutalité des affrontements. Rien ne semble pouvoir arrêter cette nouvelle spirale de violence entre islamistes du Hamas et nationalistes du Fatah à Gaza, alors que trois cessez-le-feu successifs en 72 heures ont échoué avant leur entrée en vigueur.
La famille de Maher Radi, un membre d'un service de sécurité fidèle au Fatah, tué d'une balle en plein coeur par un sniper du Hamas, embarque la dépouille de son fils. Refusant de faire le deuil tant qu'il n'aura pas été vengé, la famille ne dressera pas la traditionnelle tente de condoléances. « Nous sommes retournés à l'état sauvage. Peu importe si Gaza sombre dans la guerre civile. Nous allons trouver l'assassin et le tuer de nos mains », promet son cousin. Le frère du défunt, ivre de colère, frappe la voiture en implorant la vengeance.
« Qui peut arrêter cette folie ? »
Les médecins de l'hôpital Chifa avouent ne jamais avoir connu un tel niveau de violence entre Palestiniens à Gaza. « C'est ce que l'on dit à chaque fois. Mais chaque nouvelle irruption de violence est pire que la précédente », affirme un urgentiste. « Qui peut arrêter cette folie ? », s'interroge Jouma al-Saqa, chirurgien et porte-parole de l'établissement. «Personne ne respecte les accords de cessez-le-feu et on ne voit pas de solution politique pour sortir de l'engrenage. Le gouvernement d'union nationale était la dernière carte. Sa principale mission était d'arrêter les effusions de sang. Il a échoué. » Les combats d'hier entre factions ont fait 21 morts, portant le bilan à quarante tués en trois jours. Israël a, pour sa part, lancé une série de raids aériens meurtriers contre les islamistes.
Un climat de terreur règne sur Gaza, à feu et à sang depuis dimanche. Des tireurs embusqués sont déployés sur les toits des immeubles. Ils tirent à vue sur tout ce qui bouge. Des explosions de roquettes et des tirs de mortier font trembler la ville. Les rues sont désertes. Les écoles, universités, administrations et commerces ont fermé leurs portes. Les combattants encagoulés ont dressé des barrages sur les axes névralgiques, pour filtrer les allées et venues et interdire le passage aux militants de la faction adverse. Les combattants du Hamas ont pris d'assaut plusieurs immeubles habités par des dignitaires du Fatah, y mettant le feu.
Dans l'incident le plus meurtrier, hier, des combattants islamistes ont ouvert le feu par erreur à la roquette contre un véhicule de la sécurité préventive transportant cinq prisonniers du Hamas, qui ont été tués, ainsi que deux membres de la sécurité préventive.
« La situation va se dégrader »
Plus tôt, le Hamas avait lancé un assaut contre la maison du chef de la sécurité intérieure palestinienne, Rachid Abou Chabak, tuant quatre de ses gardes du corps. Le Fatah a accusé le Hamas d'avoir tenté d'assassiner Abou Chabak et d'avoir tiré sur la résidence du président Abbas, absent au moment de l'attaque. Dans la soirée, un responsable du gouvernement palestinien proche du Hamas a annoncé que des inconnus avaient tiré sur des gardes assurant la protection de la résidence du premier ministre, Ismaïl Haniyeh.
Les deux partis se rejettent la responsabilité des violences. « Le Fatah kidnappe et assassine les responsables et membres du Hamas », affirme Faouzi Barhoun, un porte-parole du mouvement islamiste. De son côté, le Fatah renvoie la faute au Hamas.
De nombreuses voix s'élèvent pour réclamer la dissolution du gouvernement d'union nationale. « Tous les indices montrent que la situation va se dégrader, parce que le Hamas tente un coup de force, lance Maher Mekdad, porte-parole du Fatah. Notre mouvement doit se retirer du gouvernement. » Plusieurs dirigeants du Fatah réclament au président Abbas l'instauration de l'état d'urgence. Cependant, les forces loyales au président n'ont pas les moyens de reprendre le contrôle des rues à Gaza. Et la dissolution du gouvernement risquerait d'entraîner l'effondrement de l'Autorité palestinienne. Hier soir, les affrontements se poursuivaient en dépit d'un quatrième cessez-le-feu.

15/05/2007

Blackburn, England, la libanizzazione dell'Europa é ormai realtà!

Blackburn, England, la libanisation de l'Europe est desormais une réalité!

VIDEO :   http://www.youtube.com/watch?v=tyn0ongj0F8

Avviso ai creduloni "pacifinti" ed altri "idioti utili": sono i prodromi della società "libera e fraterna" di domani .

Avis aux faux pacifistes et autres "idiots utiles": ce sont les prodromes de la société "libre et fraternelle" de demain.

MORE EXPLICIT VIDEO:

http://www.youtube.com/watch?v=V4Zv3BUmwqs

Menaces islamiques à l'encontre de la France

Les Brigades Abou Hafs al-Masri ont par le passé revendiqué les sanglants attentats de Londres et Madrid.

« Maintenant que vous avez choisi Sarkozy, le croisé et le sioniste assoiffé du sang des enfants, des femmes et des vieillards musulmans (...), nous vous avertissons que les prochains jours verront une campagne djihadiste sanglante dans la capitale de Sarkozy ». Telle est en substance la menace adressée à la France par les Brigades Abou Hafs al-Masri, un groupe terroriste proche d’al-Qaïda.
Le texte, signé par la « phalange Europe » du groupe, a été mis en ligne sur internet. Pour l’heure, l'authenticité de ce communiqué ne peut être établie avec certitude. La France a plusieurs fois été évoquée comme cible potentielle des groupes terroristes proches d’al-Qaïda, notamment par le GSPC algérien, devenu depuis al-Qaïda au Maghreb, ainsi que par Ayman al-Zawahiri, le numéro deux de la nébuleuse terroriste.
Le groupe a, dans le passé, revendiqué les attentats de Londres (7 juillet 2005), de Madrid (11 mars 2004) ainsi que le double attentat d'Istanbul (novembre 2003). Il a aussi affirmé être à l'origine de pannes de courant aux Etats-Unis, qui s'étaient avérées être de simples incidents techniques.

Gheddafi, golpista e terrorista

Muammar al Gheddafi, 65 anni il prossimo settembre, è il capo indiscusso della Libia dal 1969, anno in cui prende il potere con un colpo di Stato (26 agosto) che detronizza re Idris I, ritenuto un debole e troppo legato a Washington. Gheddafi, a quel tempo capitano, ha appena 27 anni. Qualche giorno dopo (il 1° settembre) il giovane golpista proclama la Repubblica e si promuove colonnello. E tale grado ha ancora oggi. Impone al Paese una nuova Costituzione, «araba, libera e democratica». I fatti dimostrano che è soltanto «araba». Tra i primi provvedimenti voluti da Gheddafi l’espulsione della comunità italiana e la statalizzazione delle compagnie petrolifere straniere. Appoggia il terrorismo internazionale. Il 21 dicembre 1988 una bomba esplode in un aereo Usa in volo sulla Scozia, a Lockerbie: 270 i morti. Dopo anni, la Libia ammette la responsabilità. Oggi Gheddafi è sempre temuto e rispettato.

www.giornale.it

COMMENTO: E' PER SODDISFARE QUESTA MERDA UMANA CHE IL GOVERNO PRODI VUOLE COSTRUIRE UN'AUTOSTRADA IN LIBIA A SPESE DELLO STATO ITALIANO. DIMMI CON CHI VAI E TI DIRO ' CHI SEI!

14/05/2007

Family Day = omofobia ( ovvero quando i bigotti sono veramente poco...Cristiani!)

Cosi' e' arrivato anche il Family Day. La bella diretta de La 7 e la prova provata che alla base della manifestazione non c'era la protezione della famiglia - qualunque padre di famiglia sa che il modo migliore per aiutare la famiglia e' aumentare le retribuzioni di chi porta a casa la pagnotta , disincentivare il precariato che impedisce ai giovani di mettere su casa e famiglia etc etc - ed e' inutile dire che non si e' visto un solo manifestatante chiedere queste cose. In complenso tutti a mantenere altissima la loro morbosa e malata attenzione per chi ha gusti sessuali differenti.
Bene adesso sappiamo chi sono realmente e cosa vogliono (o non volgiono) queste persone , basta nascondervi dietro le scemenze della crisi della famiglia ( che gia c'e' da molto prima che arrivassero di DICO) sul calo demografico (vedi sopra) e dei diriti "naturali" (che vi siete inventati al momento) , il problema sono le coppie gay , e' la solita omofobia che torna puntuale come la malaria per uno punto dalla mosca Tze Tze , giu la maschera e discutiamo in maniera franca , noi dalle nostre posizioni razionali , voi dalla vostra infantile irrazionalita'.

Cordialmente
Mirlinx

TRATTO DA: www.corriere.it  (forum Allam)

COMMENTO: che orribile ipocrisia dire che la crisi della famiglia é in rapporto con i DICO, nel momento in cui il lavoro giovanile é praticamente inesistente e sottomesso ad un sistema clientelare che prospera sul precariato. Quale famiglia costruire con dei prezzi immobiliari vertiginosi e nell'assenza totale di ogni incentivo governativo? Con che diritto la Chiesa Cattolica si introduce in un dibattito che non riguarda il matrimonio religioso ma soltanto la possibilità per gli omosessuali di beneficiare di uno statuto giuridico? A quando una manifestazione contro il matrimonio civile o per la soppressione del divorzio?

Detto questo, personalmente penso che i DICO devono essere limitati alle coppie OMOSESSUALI e non estesi a qualunque coppia visto che gli eterosessuali si possono sposare a differenza degli omosessuali. Non si deve subordinare un permesso di soggiorno all'esistenza di un DICO per non creare un nuovo canale di immigrazione clandestina.L'adozione omoparentale non dovrebbe essere ammessa, ma si dovrebbe autorizzare il mantenimento dell'affidamento di figli biologici avuti da una relazione eterosessuale anche nell'ambito di una famiglia ricomposta di natura omosessuale.

Questo é cio' che uno Stato civile, libero e laico dovrebbe fare, senza farsi intimidare, nell'interesse del rispetto di ogni cittadino.

10/05/2007

Le barrage médiatique de l' "islamiquement correct" se fissure

Islamophobie européenne, islamophobie turque: deux mesures journalistiques


    Il est communément admis dans la presse que l'islamophobie, à savoir la peur de l'islamisation, est un sentiment raciste et xénophobe, apanage de l'«extrême droite». Encore très récemment, François Bayrou a assimilé l'islamophobie au racisme dans une entrevue (1) avec le site Oumma.com, relais des frères Ramadan et de la librairie islamiste Tawid... Voici que la manifestation du 29 avril (suivant celle du 14 à Ankara) qui a rassemblé au moins 200 000 turcs dans les rues d’Istanbul, scandant des slogans invoquant la défense de la laïcité et fustigeant la charia, vient de mettre un peu de sable dans les mécaniques huilées du terrorisme intellectuel.

    La presse de gauche est gênée et se creuse la tête pour présenter la situation turque de manière à ne pas à la fois «stigmatiser» l'islam et écorner l'image d'une mobilisation laïque populaire historique, à laquelle nulle conscience de gauche «made in 1905» ne saurait rester insensible... exercice difficile. Ainsi, un article (2) de Libération du 30 avril met entre guillemet la dénomination «islamiste» d'Abdullah Gul, le candidat de l'AKP à la présidence, comme pour conjurer le mot maléfique, forcément exagéré. Mais quelques lignes plus bas, les fameux guillemets, dont l'emploi est une manie pathologique au Monde et à Libération, disparaissent subitement pour qualifier pourtant la même réalité islamiste de l'AKP. Au Monde, on qualifie dans un article du même jour l'AKP de parti «islamo-conservateur», pour en faire de manière subliminale le pendant des partis conservateurs chrétiens européens... tout en qualifiant Erdogan d'«ancien militant islamiste» et l'ancien parti (le Refah Partisi) de Necmettin Erbakan (évincé par l'armée en 1997) dont est issu l'AKP de «pro-islamiste». On ne voit pas bien comment Abdullah Gul a pu passer du statut d'islamiste quand il était porte-parole du Refah Partisi, au statut «light» d'islamo-conservateur cinq ans plus tard. Si être conservateur c’est «comprendre la police» (propos tenus par Gul) lorsqu’elle lynche des femmes qui manifestaient un 8 mars 2004 devant les caméras du monde entier, alors on se demande jusqu’où iraient des islamistes ! On comprend mieux l'attitude du Monde quand on sait que la création de la nouvelle dénomination du camp islamiste en «démocrate-conservateur» a été forgée à des fins tactiques au lendemain de la victoire de novembre 2002 par... Abdullah Gul !   


Aussi, on notera l'évolution du quotidien du soir qui en novembre 2002 qualifiait les membres de l'AKP d'islamistes modérés sans guillemets (3), pour en arriver à mars 2007 où les guillemets (4) entourent précautionneusement l'expression antinomique et passagèrement ridicule d'«islamistes modérés». Les journalistes du Monde ont entre temps lu les livres d'Alexandre del Valle, qui dénonça le premier cette incongruité sémantique, voilà qui va dans le bon sens.

    Décidément, le métier de journaliste est difficile. Comment faire croire que les mosquées et organisations musulmanes françaises sont modérées alors que tous les partis islamiques étrangers soutenus par les mosquées et confréries de ces pays, du PJD et JB marocains à l'AKP turc en passant par l'Ikwan Égyptienne au Hezbollah libanais, sont islamistes, de manière communément admise ?

   Les murs de l'islamiquement correct se fissurent. Comment ?! Il existerait des turcs islamophobes se revendiquant d'un Mustapha Kemal qui affirmait  «L'islam, cette théologie absurde d'un bédouin immoral, est un cadavre putréfié qui empoisonne nos vies» ? Ceux-ci ne pouvant être ni racistes ni xénophobes car eux-mêmes turcs, cela voudrait dire que les islamophobes européens seraient éventuellement ni xénophobes ni racistes? Voilà qui ouvre des perspectives de débats intéressants pour les mois à venir... n'est-ce pas Monsieur Bayrou?

Joachim Véliocas pour Liberty Vox
Directeur de l' Observatoire de l'islamisation (www.islamisation.fr)
Auteur de « L'islamisation de la France », éd. Godefroy de Bouillon, décembre 2006.