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09/03/2007

Italabia Wahabita, nuova Yugoslavia

medium_arton9993.2.gifMILANO—Siete già al corrente che a Milano in via Padova 366 potrebbe sorgere la seconda moschea più grande d’Italia su una superficie di 3.100 metri quadri?
Sapete che sarà di proprietà dell’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), che si trasformerà in un centro di indottrinamento all’ideologia dell’odio dei Fratelli Musulmani? Se tutto ciò vi lascia indifferenti, allora non serve leggere oltre. Ormai le notizie sulla costruzione di nuove grandi moschee a Bologna, Firenze, Genova, Colle Val d’Elsa, Modena, Verona, Vicenza, Napoli, tutte di proprietà dell’Ucoii, sono tutt’al più oggetto di polemiche a livello locale, mentre non riscuotono un interesse significativo dall'insieme della classe politica nazionale, salvo poche eccezioni perlopiù in seno alla destra. Piaccia o meno, è un dato di fatto che l’Italia ha legittimato questi estremisti islamici da quando l’ex ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu, del centrodestra, designò il presidente dell’Ucoii, Nour Dachan, nella «Consulta per l’islam italiano », affermando che l’Ucoii ha assunto delle «posizioni di grande apertura al dialogo e di ferma condanna del terrorismo», così come andava «assecondata» l’«evoluzione positiva del movimento dei Fratelli Musulmani in tutto il mondo» (intervista alla Radio Vaticana del 7 febbraio 2006).
E non è un caso che proprio all’epoca di Pisanu, l’allora segretario nazionale dell’Ucoii, Hamza Roberto Piccardo, annunciò trionfalmente il 10 gennaio 2006 che «stiamo per acquistare altri 40 o forse 50 luoghi di culto per trasformarli in moschee». Ebbene se l’Ucoii poté elaborare questa strategia di conquista islamica con un governo di centrodestra, perché mai il centrosinistra — che è maggiormente in sintonia con le istanze ideologiche dei gruppi islamici militanti — dovrebbe fare marcia indietro? Ciò che destra e sinistra sottovalutano è l’atteggiamento tendenzialmente ostile degli italiani. Per la precisione, dei residenti nelle aree dove si dovrebbero, si stanno o sono già state costruite delle moschee. Per un’immediata ragione economica: laddove sorgono le moschee, si creano dei ghetti islamici e il prezzo delle case crolla. Se si considera il caso specifico di via Padova a Milano, si sta formando un comitato di cittadini contrari alla moschea perché, sottolineano, quella zona è già fortemente pressata da realtà destabilizzanti, quali il campo nomadi di via Idro, la baraccopoli sulla riva destra del Lambro in prossimità dell’incrocio con il Naviglio Martesana, il terminal dei pullman da e per il Marocco, il Mercato del Baratto gestito da ambulanti dell’Europa orientale.
Aggiungere a tutto ciò un flusso quotidiano di musulmani, favorito dalla fermata della metropolitana di Cascina Gobba e dalla tangenziale Est, che potrebbe raggiungere 2 o 3 mila unità il venerdì, rischia di accentuare la perdita di identità del quartiere che ha la più alta densità di immigrati, accrescere la microcriminalità, incentivare l’esodo degli autoctoni e sfociare nella formazione di un ghetto straniero. Eppure a fronte dello sgretolamento del tessuto sociale e nazionale, si assiste a una sconcertante mistificazione della realtà. Da un lato, l’Ucoii ricorre all’espediente giuridico e amministrativo della costituzione di «centri culturali» con annessi «luoghi di preghiera», registrati come Onlus, sia per aggirare gli ostacoli concernenti la costruzione di moschee vere e proprie, sia per poter beneficiare dei finanziamenti pubblici e privati previsti per le organizzazioni culturali senza scopo di lucro. Dall’altro il «fronte filo-islamico», che annovera politici, magistrati, imprenditori, accademici e settori della Chiesa, considera l’Ucoii un gruppo di «musulmani moderati». Consiglierei loro di leggersi la fatwa, il responso giuridico, di Youssef Qaradawi, il referente spirituale dei Fratelli Musulmani in Europa, promulgata il 2 dicembre 2002 e relativa alla «conquista islamica di Roma» che, a suo avviso, «avverrà con la predicazione, non con la spada». Cioè con le moschee dell’Ucoii che ci ostiniamo a voler costruire a tutti i costi.
Magdi Allam
09 marzo 2007

06/03/2007

Les socialos montrent l'exemple (coeur à gauche,portefeuille à droite)

medium_SEGOLENE.jpgLe Canard enchaîné à paraître mercredi affirme que le patrimoine du couple Ségolène Royal-François Hollande a fait l'objet de "sous-évaluations immobilières" et qu'ils auraient dû verser en 2006 "sept fois plus que ce qu'ils ont effectivement payé" au titre de l'ISF.

Sollicités par l'AFP, ni l'un ni l'autre n'avaient encore réagi mardi en début de soirée.

Selon le journal satirique, la déclaration patrimoniale du couple "pulvérise les records de sous-évaluation immobilière" en ce qui concerne une maison à Mougins, près de Cannes (Alpes-Maritimes), en mentionnant le montant de 270.000 euros.

Or, si l'on ajoute à la surface déclarée de la maison (120 m2) celle du terrain (1.500 m2), "l'ensemble se monte à quelque 615.000 euros", affirme le Canard en se basant sur "les statistiques" de la chambre départementale des notaires portant sur la vente d'une centaine de villas à Mougins.

La valeur totale "avoisine les 700.000 euros" si l'on prend en compte la superficie (140 m2) de la maison enregistrée au service de l'urbanisme de la mairie, précise l'hebdomadaire.

Le Canard ajoute que, pour une autre maison distante de 100 m, d'une superficie de 120 m2 et datant "de la même époque", "le vendeur exige 1 million d'euros net".

Le quotidien Le Monde rapporte pour sa part que sur neuf agences immobilières interrogées, "aucune ne valide l'estimation de 270.000 euros". L'une d'elles affirme que "le prix médian" pour ce type de maison, début 2006, "était d'environ 540.000 euros sans la piscine, le terrain et la vue" que possède le bien du couple.

Quant à l'appartement de Boulogne-Billancourt acheté par Mme Royal, M. Hollande et les parents de ce dernier, il a été déclaré par le couple pour une valeur de "750.000 euros". C'est, soutient Le Canard, "nettement moins que sa valeur d'achat en 1990 (5.750.000 F, soit 876.000 euros)!".

Selon l'hebdomadaire, "les agences immobilières, fin 2005, valorisaient l'appartement autour de 1,2 million" d'euros.

"Assis sur un tel matelas, assure Le Canard, la candidate et son compagnon auraient été contraints de régler l'année dernière plus de 6.000 euros au titre de l'impôt de solidarité sur la fortune (ISF). Sept fois plus que ce qu'ils ont effectivement payé (862 euros)".

Ségolène Royal avait rendu public son patrimoine, le 16 janvier, en détaillant sa part propre (celle que tous les candidats à la présidentielle doivent adresser au Conseil constitutionnel), à l'exclusion de celle de son conjoint. Elle déclarait un montant de 108.000 euros pour la maison de Mougins et de 197.800 euros pour l'appartement de Boulogne.

AFP

COMMENTAIRE: normal qu'ils declarent moins....ils n'aiment pas qu'on les appelle "riches"!

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05/03/2007

Arabia Saudita: prima violentata, poi frustata

medium_Sharia3.jpgRyiahd - La sharia, la legge islamica, è inflessibile. Non si possono avere contatti in pubblico tra uomini e donne estranei. E una ragazza saudita di 19 anni, rapita sotto minaccia di un coltello, stuprata, e picchiata in seguito da suo fratello, è stata condannata a 90 frustrate per aver incontrato da sola un uomo che non era suo parente. In un’intervista al giornale Saudi Gazette, la ragazza, indicata solo come "G", racconta di essere stata minacciata oltre un anno fa da un uomo che, se lei avesse rifiutato di incontrare, avrebbe raccontato alla famiglia della sua relazione al di fuori del matrimonio. Ma dopo aver lasciato in macchina il centro commerciale dove si erano incontrati, l'uomo e la ragazza sono stati sequestrati da un gruppo di uomini armati di coltelli da cucina, i quali li hanno portati in una fattoria dove la giovane è stata stuprata 14 volte.

Le condanne Per lo stupro sono stati arrestati cinque uomini e condannati a pene da dieci mesi a cinque anni di carcere. Ma i giudici della città di Qatif, nell'Est del Paese, hanno anche deciso di condannare la ragazza e l'uomo alla fustigazione per essersi appartati in auto. "Sono rimasta scioccata", ha detto la giovane - che ha fatto ricorso in appello - aggiungendo che uno dei giudici le aveva detto che era stata fortunata a non essere stata condannata al carcere. La ragazza ha inoltre rivelato al giornale di essere stata picchiata dal fratello, perché lo stupro aveva attirato vergogna sulla famiglia. Fouziyah al Ouni, definita una militante per i diritti delle donne dalla Saudi Gazette, ha commentato indignata: "Condannandola a 90 colpi di frusta, fanno passare il messaggio che è colpevole. Nessuna vittima di stupro è colpevole".

www.giornale.it

22/02/2007

Jean Marie et ses fanfaronnades

Monsieur Le Pen: On vous pensait apaisé, quasiment recentré sur l'échiquier politique français et presque fréquentable, ce qui, je tiens à le préciser, n'a jamais été mon cas. Vos dernières déclarations sur les attentats du 11 septembre sont à inscrire dans le marbre blanc de l'inanité contemporaine qui réserve une place de premier choix aux cupides cuistres de votre espèce. En effet, selon vous, le 11 Septembre n'est qu'un simple "incident"!.

Votre déclaration fait sans doute écho à votre tristement célèbre "détail de l'histoire". Mais vous ne valez pas mieux cher monsieur que les instigateurs de ces massacres anti-humains et nihilistes Le Pen! Votre carcasse de soixante-dix-huit printemps n'a pas permis au genre humain d'échapper à sa misérable condition et vos gesticulations tempétueuses et sinistres font de vous un vulgaire moucheron à l'échelle du cosmos.

Ce que vous n'osez cependant pas affirmer dans votre entretien à paraitre dans le quotidien gauchiste catholique La Croix, mais qui transparait en filigrane, c'est que vous semblez adhérer à la thèse du grand complot concoctée par le Réseau Voltaire et reprise avec force et conviction par l'axe des extremes bolcho-nationalistes, de Soral à Dieudonné en passant par Meyssan et José Bové, que vous cautionnez désormais. Votre nationalisme antisémite et philo-marxiste fait de vous un réactionnaire ringard, rien de plus.

Car votre ambivalence, cher monsieur Le Pen, sur un sujet aussi épineux, devenu cardinal, que constitue l'islam, ne fait plus aucun doute. Cela fait plusieurs semaines que je m'efforce de convaincre nos lecteurs souvent proches de vos idées de votre duplicité pernicieuse. Vous voulez butter le bicot hors de nos frontières mais vous reconnaissez mezza voce la légitimité du Hezbollah, organisation terroriste à la solde des mollahs de la Révolution islamo-nazi-marxiste de Téhéran.


La boucle est bouclée. Vous vous êtes mis le doigt dans l'oeil encore une fois; faisant du borgne le plus populaire de l'hexagone un bel aveugle disgracieux et déconnecté, car, sachez le monsieur Le Pen, les Américains n'ont que faire de votre vision de la France, comme ils n'ont que faire de la France en général. Leur prétendue inculture géographique n'est que la résultante tangible de leur vision politique, voir cosmogonique, dont vous êtes à des années lumières. Vous vivez encore dans la nostalgie de l'Empire Français à jamais disparu, parce que très mal conçu. Vos combats en Indochine ou en Algérie, aussi louables fussent-ils ont fait de vous un véritable patriote, certes. Mais vous êtes viscéralement allergique à tous ce qui n'est pas gaulois monsieur Le Pen. Vous exécrez les sémites, abhorrez les américains, que vous ne connaissez pas, mais aussi les étrangers de France non catholiques. Vous avez toujours su poser les bonnes questions mais vos réponses sont surannées, moyen-âgeuses et obsolètes.

Vous appartenez déjà à l'histoire ancienne. J'ose à penser que vous feignez sciemment de vous poser en victime, en martyr de notre République décadente, lorsque vous affirmez ne pas bénéficier des cinq cents promesses de signatures nécessaires à votre candidature. Je pensais jusqu'à présent que vous deviez pouvoir vous présenter. J'ai changé d'avis Le Pen. Vous méritez l'opprobre de toutes les consciences civilisées pour lesquelles, le 11 Septembre marque le premier jour d'une nouvelle ère dont vous n'aurez vu que les prolégomènes.

www.resiliencetv.fr

Les racines réactionnaires de la haine anti-américaine

Tout ce que peuvent dire, faire, les USA, est condamnable à l'avance ou est automatiquement réduit à la recherche d'intérêts inavoués.

On a beau dire que ce faisceau d'accusations n''est pas suffisant pour les condamner jusqu'à la fin des temps, surtout lorsqu'ils pouvaient, aussi, soutenir des causes justes, rien n'y fait.

Cette opposition, tenace, inflexible, intemporelle, fonctionne un peu à la façon d'une condamnation à perpétuité, y compris lorsque le criminel a purgé sa peine. Il n'y a pas de seconde chance. Mais une double peine perpétuelle. La condamnation est de plus sans appel. La tache du crime est, une fois pour toutes, placée au front, et il n'y a pas de rémission, pas de pardon.
Nous en faisons part ici à resiliencetv, cela n'a pas l'air de toucher plus que cela.

Que je sache, si l'on prend tous les crimes que l'on suppose américains depuis disons 50 ans, ils ne sont tout de même pas l'équivalent des crimes staliniens et maoïstes de la même période.

Il n'y a pas eu des goulags américains dans lesquels des millions de gens pourrissaient, étaient tués avec l'exigence que la famille rembourse la balle qui a servi pour la sentence, sans oublier les trafics d'organes en ce qui concerne les prisonniers chinois.

Il existe donc bel et bien un formidable non-dit sur ces crimes de "gauche", et ce non-dit est si enfoui, si refoulé que je viens à me demander si les USA ne servent pas de défouloir et en fait de bouc-émissaire permettant d'évacuer cette incroyable omission.

Comme si l'on demandait aux USA de prouver qu'ils sont purs, beaux et braves comme l'étaient décrits les chevaliers communistes, et, comme ils ne le sont pas, et comme personne ne l'est, du moins en permanence, alors cette inexistence de pureté alimente cette irrationalité consistant à ne jamais leur pardonner quoique ce soit, parce que, justement, le travail de deuil sur les millions et les millions de morts communistes n'a jamais été fait en France alors que le PCF était membre de la direction communiste internationale et savait pertinemment qui l'on tuait et pourquoi.

Prenons un exemple récent avant de vous quitter: tout le monde a entendu parler de ce qui se passe au Darfour. J'attendais deux choses: d'une part que les grands pourfendeurs du "buschisme" se réunissent pour organiser une manif vers l'ambassade soudanaise. D'autre part que le Monde diplomatique soutienne. Rien de tout cela n'est arrivé et n'arrivera bien entendu et, en substitut, la logorrhée anti-américaine a redoublé d'ampleur (alimentée par la gauche radicale à la Chomsky également).

Ainsi les USA restent des condamnés à perpétuité, et plus les crimes de gauche, plus les crimes islam(istes) sont refoulés, plus les USA restent les parfaits bouc-émissaires.

Il en est de même au Proche-Orient : plus la misère, la gabegie se déploient en ayant pour cause l'omnipotence des dictatures militaires, plus celles-ci alimentent l'idée que les trois causes véritables sont Israël les USA, et l'Occident, car les dictatures savent se mettre au goût du jour.

J'ai donc beau expliquer qu'au-delà des reproches et des critiques, nécessaires, à faire, il faut savoir, aussi, balayer devant sa porte, (je suis assez zen dans mes réponses), rien n'y fait. J'en conclus que les USA, Israël, l'Occident, représentent le bouc-émissaire parfait pour refouler fébrilement ce que l'on ne veut pas voir. A ce stade, lorsque cela devient si passionnel, plus aucun dialogue n'est possible.

Mais à quoi bon aligner des arguments, puisque, de toute façon, ils seront noyés dans la boue des haines qui se déversent sans discontinuité.
Et l'Onu permet toujours à des dictatures de parader et même de se faire élire à la Commission des droits de l'homme

www.resiliencetv.fr

08/02/2007

Bienfaits et performances de l' Education National-Socialiste

Orthographe: un 5e de 2007=un CM2 de 1987

Le niveau des élèves en orthographe a "régressé de manière notable" en 20 ans et les élèves de cinquième sont au niveau de ceux de CM2 en 1987, à en croire un ouvrage-enquête à paraître fin février et rédigé par deux professeurs en sciences du langage et deux professeurs des écoles.

www.figaro.fr

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Darwin, un terrorista anti-islamico

medium_darwin.jpgParigi - È propaganda, pseudo-scientifica, pseudo-coranica. E inquieta Parigi. La scorsa settimana decine di migliaia di copie di un libro che nega la teoria dell'evoluzione dell'uomo sono state spedite in tutta la Francia. A riceverle sono stati semplici cittadini, centri culturali e, soprattutto, scuole medie, licei, università, biblioteche. Chi abbia pianificato l'operazione resta un mistero. Di certo è costata moltissimo: il volume è spesso (772 pagine), pesante (6 chili, secondo il quotidiano La Croix) e molto caro: su Internet è venduto a 75 euro. Pubblicato in francese dalla casa editrice Edizioni Globali di Istanbul, si intitola L'Atlante della creazione ed è opera di un turco, tale Harun Yahya.
In realtà anche l'identità dell'autore è misteriosa. Nella prefazione dice di avere 51 anni, di essere laureato in arte e filosofia e di aver già pubblicato numerosi saggi «politici e scientifici legati alla fede»; il suo nome è lo pseudonimo risultante dalla combinazione di Aaron e Giovanni.
Esplicita, al contrario, la sua tesi: l'evoluzione dell'uomo non sarebbe altro che «un'impostura», che, «unendo Darwin e il materialismo giustifica il terrorismo» dei Paesi occidentali.
Secondo Harun Yahya né gli essere umani, né le piante, né gli animali sarebbero cambiati nel corso dei secoli. Allah avrebbe forgiato un mondo perfetto e immutabile, come provato da numerosi versetti del Corano. È il «creazionismo islamico», che assomiglia molto a quello divino sostenuto da alcune Chiese protestanti estremiste negli Stati Uniti.
Che nel mondo musulmano ci fosse chi sosteneva questa teoria era noto; ma mai prima d'ora testi del genere erano stati diffusi su ampia scala in Occidente. Da qui l'allarme del governo di Parigi che, avvalendosi della legge che vieta la propaganda religiosa nelle scuole, ha confiscato i volumi. L'indagine, avviata su sollecitazione dei presidi degli istituti scolastici, ha permesso di appurare che i libri sono stati spediti il 25 e il 26 gennaio dalla Turchia e dalla Germania, con mittenti falsi o anonimi.
Il testo risulta redatto con cura per sembrare persuasivo. Corredato da decine di illustrazioni che la stampa definisce «di ottima qualità» se non addirittura «sontuose», all'inizio mostra foto di esseri viventi cancellati da una grande «X» e la scritta «falso»; poi Harun Yahya compara immagini di fossili di pesci, insetti e di foglie d'albero per dimostrare che sono identiche a quelle odierne. Gli esperti che lo hanno letto hanno riscontrato numerosi errori scientifici, alcuni banali. I giornali poi hanno scoperto che lo scorso novembre migliaia di copie erano già state spedite in Turchia, riuscendo a convincere o perlomeno incuriosire più di uno studente. Perché adesso è stata scelta la Francia? E quale sarà il prossimo Paese?

 

www.giornale.it

04/02/2007

Avanti con l'islamizzazione dell'Italia

A coloro che immaginano che il velo islamico sia una libera scelta della donna o addirittura il suggello di una società multiculturale dove saremmo tutti felicemente realizzati, consiglio di seguire questa sera alle 22,35 la puntata dal titolo «Un velo fra noi», della trasmissione Controcorrente condotta da Corrado Formigli su SkyTg24. Scopriremo che nelle nostre moschee il niqab, il velo integrale, viene imposto come un precetto divino e che simboleggia la penetrazione della sharia, la legge coranica, in vista dell’islamizzazione dell’Italia. Due coraggiosi giornalisti, una somala e un iracheno, camuffati da coppia «islamicamente corretta» (lei con il niqab, lui con la barba incolta), si sono avventurati in seno alle «moschee calde» di Centocelle a Roma, di Varese e di viale Jenner a Milano, muniti di una telecamera nascosta. Ed è proprio l’imam di quest’ultima moschea, Abu Imad, a rivelare con maggiore franchezza la strategia di conquista islamica del nostro Paese: «A noi la loro democrazia fa comodo, ci è utile come comunità e come individui. In verità, nella terra dei musulmani, se siamo musulmani, dobbiamo farci governare dalla sharia. Mettiamo che il mezzo per raggiungere la sharia di Allah siano elezioni libere o l’esercizio del potere. Mettiamo che i musulmani in Italia siano d’accordo ad istituire la sharia di Allah. E allora...».
Abu Imad si ferma un attimo prima di concludere: «E allora l’Italia diventerà uno Stato islamico». Ma il senso è chiaro. L’imam della moschea più inquisita per i suoi legami con il terrorismo islamico internazionale, svela una decisa preferenza politica per la sinistra: «Vedi dove la sinistra è forte, come in Liguria e in Emilia, noi stiamo meglio. Ma purtroppo la sinistra in Lombardia è meno forte». Potrà sorprendere ma per Abu Imad l’arma vincente degli estremisti islamici è la Costituzione italiana: «Il compromesso tra le nostre convinzioni religiose e la democrazia è possibile. La Costituzione è al di sopra di qualunque legge e la Costituzione di questo Paese garantisce la libertà di culto. Perciò una legge che impedisce a una donna musulmana di portare il niqab, il velo integrale, è una legge anticostituzionale. Non venga qualcuno nel nome della libertà a togliermi la mia libertà. Sarebbe contro la Costituzione e i diritti dell’uomo. La poligamia poi, vedi, è un problema risolvibile. Intanto i poligami sono pochi e se qualcuno vuole avere due mogli si può trovare la scappatoia. Per esempio ne sposi una ufficialmente in Comune e l’altra la sposi solo secondo la sharia. Non è un problema ». Anche Haji Ibrahim, imam della moschea di Varese, indossa come Abu Imad la divisa dei radicali salafiti, la jellaba, una tunica bianca, barba incolta e sulla testa la taqiya, uno zucchetto bianco. «Il vero responsabile è in carcere.
La moschea qui non è estremista, abbiamo questa fama perché hanno arrestato alcuni fratelli», premette l’imam, «il niqab è un volere di Allah e basta. Il profeta durante la sua vita l’ha fatto mettere alle sue mogli e alle sue figlie. Alcuni ulema dicono che la donna può lasciare scoperto l’ovale del volto e le mani,ma ci sono altri ulema che sostengono che la donna è tutta una awra, una vergogna, da coprire. Io sono convinto che una donna deve portare il niqab in questa società immorale». Il rapporto conflittuale con il nostro stato di diritto è così delineato da Haji Ibrahim: «La sharia deve essere applicata nei nostri paesi di origine. Noi qui siamo ospiti e rispettiamo le loro leggi, ma vogliamo applicare i nostri principi di fede. Con il nostro lavoro contribuiamo al progresso del Paese, però non abbiamo avuto niente in cambio. Gli italiani sono gente pacifica e noi gli vogliamo bene. Soprattutto con questo governo che è meglio di quell’altro di destra». Ma congedando il giornalista precisa: «Stiamo combattendo una guerra, qui siamo in trincea». Lo stesso concetto viene riformulato dall’imam della moschea di Centocelle a Roma: «Noi caro fratello non siamo nella terra dell’islam. Proprio per questo dobbiamo mostrare un volto adeguato dell’islam, specie ora che sul velo c’è grande polemica. La gente qui non è abituata al hijab, figuriamoci al niqab. Noi dobbiamo rispettare le regole dell’islam ma anche fare proselitismo, dobbiamo attrarre la gente verso la nostra fede e il niqab è controproducente». L’inchiesta di Controcorrente evidenzia il disagio degli italiani: «Siamo in Italia e io adesso non vedo più l’Italia», sentenzia amareggiata un’anziana milanese, «mi sembra di essere all’estero. Secondo me loro dovrebbero prendere le nostre usanze, se no tra un po’ saremo noi a prendere le loro. E non va bene!».
Magdi Allam
01 febbraio 2007

30/01/2007

Chirac, le pharaon de la République

Suite à notre article "L’Elysée sous Chirac, un budget pharaonique", paru dans le numéro de Capital actuellement en kiosque, le député René Dosière, auteur de «L’argent caché de l’Elysée» (Editions du Seuil), nous communique en exclusivité les informations complémentaires suivantes.

L’affranchissement du courrier, payé à La Poste par l’Elysée, coûte 500.000 euros par an. Les télécommunications, elles, ont atteint le chiffre astronomique de 4,17 millions d’euros en 2006.

Les charges du personnel de droit privé (91 salariés, le «château» employant par ailleurs 872 fonctionnaires payés par leurs administrations d’origine) ont représenté 14,8 millions d’euros en 2006 (dont 6,9 millions d’euros de primes discrétionnaires).

L’entretien du palais, de ses dépendances, et des résidences secondaires (11 immeubles en tout), ont pesé pour 4,8 millions.

Les travaux de réparation des immeubles et les autres investissements, comme l’achat de voitures (récemment des Citroën C6 V6 HDi Eclusive Pack Lounge à 55 000 euros) ont coûté 2 millions d’euros.

Bernadette Chirac a distribué 315 000 euros sous forme d’aides accordées à des personnes nécessiteuses (environ 1 200 bénéficiaires).

La traditionnelle garden party du 14 juillet, confiée à cinq traiteurs, a coûté 475 000 euros en 2006.

Bouchers, poissonniers, et autres fournisseurs des cuisines laissent à l’intendant du palais une facture annuelle de 750 000 euros. De leur côté, les grands domaines viticoles fournissent chaque année pour 250 000 euros de grands crus afin d’approvisionner la cave du «château».

Au total, René Dosière a retrouvé la trace de 28 millions d’euros de dépenses sur les 32,5 millions (en 2006) de la dotation votée dans la loi de finances destinées aux dépenses courantes de la présidence.

Dans son livre publié le 11 janvier, René Dosière révèle que cette enveloppe a été multipliée par neuf en douze ans, passant de 3,5 millions en 1995 à 32,5 millions d’euros en 2006. A ce «budget de l’intendance», il faut ajouter 58 millions d’euros de dépenses qui pèsent directement sur le budget de différentes administrations : l’entretien de la garde républicaine sur celui de la gendarmerie nationale, les frais de déplacement en avion sur celui de l’armée de l’air et les frais d’hôtel à l’étranger sur le budget du Quai d’Orsay.


Etienne Gingembre
 


© Capital.fr

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22/01/2007

Il negazionismo totalitarista

Shlomo Venezia abita a Roma, unico sopravvissuto del Sonderkommando di Auschwitz vivente in Italia.
Come lui, al mondo, solo una "sporca dozzina".
Non è un rappresentante in pensione di scaldabagni o stufette e, discettando di forni, neppure un pizzaiolo;
parlando di gas, neppure cerca di proporvi di cambiare fornitore per la vostra caldaia.
Shlomo racconta di quando fu costretto ad un agghiacciante lavoro nel campo di Auschwitz-Birkenau !
Quella che in tedesco assomiglia ad una lunga parolaccia - Sonderkommando - descrive le "squadre speciali", gruppi di prigionieri costretti ad occuparsi del funzionamento dei forni crematori e delle camere a gas.
Shlomo è una specie - detto alla Cementano - in via di "scomparizione", uno degli ultimi testimoni ad aver visto in diretta, dal…vivo, come si usa dire, cosa era la "soluzione finale",
È dal 1992 che và nelle scuole, a descrivere quanto vissuto, e ha alle spalle ben 45 viaggi ad Auschwitz ( senza contare il primo, quello che fece gratis ! ), ad accompagnare chi vuole imparare sul campo, a sentire le voci dei morti !
Rievoca il suo passato d’ausiliare alle camere a gas, quelle salubri stanzette che, tipi come l’iraniano Ahmadinejad, amano far credere stanzette per curare le bronchiti, grazie ai salubri vapori che erano fatti inalare !
Come fecero tanti, come lui tornati dall’inferno, si tenne dentro l'amaro fiele per molti anni, lasciando che il tarlo lo divorasse dall’interno;
LA GENTE NON VOLEVA SAPERE, dice la moglie: "Quando un giorno - sarà stato 20 anni fa - si confidò per la prima volta con alcuni amici, FU PRESO PER MATTO".
Allora si chiuse in se stesso e NON NE PARLÒ PIÙ.
Lo risvegliarono i rigurgiti e i rutilanti rutti del nuovo ComuNazIslam: "Quelle grida negli stati, le svastiche sui muri, le stelle gialle sui negozi ebrei di Roma; il veleno che sparge chi descrive l'Olocausto come una montatura sionista".
Ritorniamo ad allora: "[...] attorno ai forni si lavorava a turni ininterrotti di 12 ore. C'era così tanto da fare che a volte non ci riportavano nelle baracche per la notte: dormivamo negli abbaini dei forni crematori".
La memoria di un ventenne che, nell’inverno del 1943 si ritrova ad Auschwitz: "Ci convocarono in adunata e un comandante chiese 80 PEZZI per lavorare. Ci chiamavano così: per loro non eravamo persone".
Ecco a fare cosa: "[..] mi diedero in mano una forbice e mi portarono ai quattro crematori di Birkenau: dovevo TAGLIARE I CAPELLI ai cadaveri che erano portati fuori".
No, non era per una forma d’igiene: "Ogni settimana veniva un camion a ritirare i sacchi di capelli: li usavano PER FARE LE MOQUETTE dei sommergibili E PANTOFOLE da signore" !
Anche lui doveva stare attento: "[...] spiegare cosa fossero le camere a gas e i forni crematori [...] bisogna esserci stati dentro [...] chi ne varcava la porta era eliminato [...] non dovevano esserci testimoni [...] e per annientare un convoglio bastavano 72 ore !".
Ma l’uomo che fu causa di ciò, propagò metastasi, e il suo sperma ideologico ingravidò la sempre feconda madre degli imbecilli.
Dalla cronaca recente: "Chavez, il presidente venezuelano ha regalato al COMPAGNO Ahmadinejad un libro su Bolivar, avendo di ritorno la biografia dell'Ayatollah Khomeini".
Ecco a voi i figli, la dottrina e i mezzi, la volontà e l’odio: il ComuNazIslam !
Il pirletto di Teheran ha missili che possono colpire Roma: e se il "compagno" Chavez ne volesse qualcuno, galvanizzato dall’erotica lettura dell’afrodisiaco Ayatollah, così, magari solo come simbolo fallico !
Non vi ricorda qualcosa di già vissuto ?
E non compatitemi, come lo scemo del villaggio: nonostante le pastiglie di Rincoglionil e le supposte di Rimbambil, non vaneggio così tanto !
Meditate, gente, meditate.
E voi, figli d’Israele, abbraccio: il mio cuore è vostro, così pure la memoria, il ricordo e le mie preghiere, perché tutto non accada ancora !


Giuseppe Fontana