Ok

En poursuivant votre navigation sur ce site, vous acceptez l'utilisation de cookies. Ces derniers assurent le bon fonctionnement de nos services. En savoir plus.

22/09/2015

Islamistes "modérés" , la fin d'un mythe

Le 16 septembre dernier, le général Lloyd Austin, chef militaire des forces américaines au Proche-Orient, était auditionné par la commission des forces armées du Sénat américain. Il y faisait un aveu de taille : Washington ne réussit pas à constituer une force militaire syrienne crédible contre l’État islamique. Publiquement, Lloyd Austin n’a rien fait d’autre qu’enterrer le mythe des « rebelles modérés », dont la modération n’a jamais été effective ailleurs que dans les discours occidentaux.

L’année dernière, le Pentagone avait vu les choses en grand : l’objectif était de former 5.000 combattants dès la première année, pour un budget de 500 millions de dollars. La mission était claire : se battre contre l’État islamique et non d’abord contre Bachar el-Assad. Résultat : impossible de trouver des volontaires. 54 ont d’abord été formés, puis directement attaqués par le Front al-Nosra à leur arrivée en Syrie. Il ne reste, aujourd’hui, que quatre ou cinq (le Pentagone ignore même le nombre exact !) combattants opérationnels de cette première équipe. Vendredi dernier, un autre groupe de 75 « rebelles » entraînés par la coalition internationale entrait sur le sol syrien par la frontière turque.

Il n’y a pas d’autres combattants : le Pentagone a reconnu avoir un problème de « recrutement »… Au total, 140 « rebelles » ont donc répondu à l’appel des États-Unis, les autres ayant sans doute préféré continuer à se battre contre l’armée et la population syriennes plutôt que d’affronter l’État islamique. Le mensonge vole en éclats, les « rebelles modérés » n’ont jamais été qu’une fable.

L’envoi d’armes et de financements de la part des Occidentaux était, en revanche, bien réel. Ils sont donc arrivés entre les mains de groupes islamistes armés bien plus pressés de détruire la Syrie que d’achever l’État islamique.

Rien de bien étonnant, d’autant que plusieurs autorités américaines avaient déjà dénoncé la responsabilité américaine dans l’ascension fulgurante de l’État islamique.

Le vice-président Joe Biden a récemment affirmé, lors d’un discours prononcé à Harvard, que la « coalition anti-État islamique », emmenée par les États-Unis, avait financé et armé différents groupes terroristes qui avaient ensuite formé l’État islamique.

Le chef d’état-major interarmées Martin Dempsey a, quant à lui, affirmé devant le Sénat que certains pays sunnites de cette même coalition ne se contentaient pas de soutenir l’État islamique : ils le financent également.

En 2012 déjà, l’agence de renseignement américaine avait été obligée de publier un rapport sur le sujet, en vertu de la loi pour la liberté d’information.

Le document affirmait que les pouvoirs occidentaux et leurs alliés sunnites soutenaient les terroristes islamistes dans l’espoir de voir naître un État islamique dans l’est de la Syrie.

L’ancien directeur de cette agence avait même dénoncé un soutien « obstiné » de Barack Obama aux islamistes d’Al-Qaïda…

Depuis le début, les Occidentaux savent exactement qui ils soutiennent. Ils ne se sont pas trompés, ils ont délibérément choisi d’ébranler la Syrie et de plonger 23 millions de Syriens dans une guerre interminable.

Ci siamo arresi all'islamizzazione

MAGDI ALLAM

Nel mio nuovo libro Islam. Siamo in guerra (da domani in edicola con Il Giornale e in libreria), evidenzio come in parallelo al Jihad, la guerra santa islamica, scatenata dal terrorismo islamico dei tagliagole, che ci sottomettono con la paura di essere decapitati, e dei taglialingue, che ci conquistano imponendoci la legittimazione dell'islam, del Corano e delle moschee, l'arma vincente della strategia di islamizzazione dell'Europa è l'invasione demografica.

Su circa 500 milioni di abitanti dei 29 Paesi membri dell'Unione Europea, solo il 16 per cento, pari a 80 milioni di abitanti, hanno meno di 30 anni. Viceversa su circa 500 milioni di abitanti della sponda orientale e meridionale del Mediterraneo, sommando le popolazioni dei 22 Stati arabofoni più quelle della Turchia e dell'Iran, ben il 70 per cento ha meno di 30 anni, pari a 350 milioni di abitanti. Quando si mettono su un piatto della bilancia 80 milioni di giovani europei, cristiani in crisi d'identità con una consistente minoranza musulmana, e sull'altro 350 milioni di giovani mediorientali, al 99 per cento musulmani, convinti che l'islam è l'unica «vera religione» che deve affermarsi ovunque nel mondo, il risultato indubbio è che gli europei sono destinati ad essere sopraffatti demograficamente e colonizzati ideologicamente dagli islamici.

A un certo punto i musulmani non avranno più bisogno di farci la guerra o ricorrere al terrorismo. Potranno sottometterci all'islam limitandosi ad osservare le regole formali della nostra democrazia, che premia il soggetto politico più organizzato e influente, in grado di condizionare e di accaparrare il consenso della maggioranza, astenendosi dall'entrare nel merito dei contenuti delle ideologie e delle religioni, soprattutto dell'islam.

Già nel 1974 il presidente algerino Boumedienne previde che l'Europa sarà conquistata con il «ventre delle nostre donne». Nel 2006 il leader libico Gheddafi disse che «50 milioni di musulmani in Europa la trasformeranno in un continente musulmano in pochi decenni».

Ebbene sconvolge che, a fronte dell'evidenza della conquista demografica da parte degli islamici che costituiscono la stragrande maggioranza dei clandestini che ci invadono a partire dalla Libia e dalla Turchia, l'Onu, l'Unione Europea, l'Italia e la Chiesa concordono sul fatto che dobbiamo spalancare incondizionatamente le nostre frontiere. Il presidente della Commissione Europea Juncker il 9 settembre ha detto: «Gli europei devono prendersi carico di queste persone, abbracciarli e accoglierli». Papa Francesco il 14 settembre ha esaltato questa invasione: «Gli immigrati ci aiutano a tener viva la nonna Europa». Il capo dello Stato Mattarella il 16 settembre ha qualificato l'invasione come «un fenomeno epocale (…) che richiede una gestione comune dell'Unione». Emma Bonino l'8 settembre ha chiarito: «L'Europa vive un calo demografico importantissimo, per il 2050, cioè domani, avrà bisogno di 50 milioni di immigrati per sostenere il proprio sistema di welfare e pensionistico».

Di fatto stiamo subendo la strategia di genocidio eugenetico profetizzata dal conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894 - 1972), sulla cui lapide ha voluto essere tramandato come il «Pioniere degli Stati Uniti d'Europa»: «L'uomo del lontano futuro sarà un meticcio. Le razze e le caste di oggi saranno vittime del crescente superamento di spazio, tempo e pregiudizio. La razza del futuro, negroide-eurasiatica, simile in aspetto a quella dell'Egitto antico, rimpiazzerà la molteplicità dei popoli con una molteplicità di personalità».

Ecco perché è fondamentale conoscere la verità di ciò che sta accadendo dentro e fuori di casa nostra. Soprattutto è vitale essere consapevoli che siamo in guerra, che o combattiamo per vincere o saremo sottomessi dall'islam.

MAGDI ALLAM su www.giornale.it

 

21/09/2015

Coloniser pour dominer

Le Cheikh Mohammad Ayed a prononcé ce discours à la mosquée Al-Aqsa à Jérusalem, affirmant que l’Europe n’était accueillante envers des réfugiés que comme une nouvelle source de main-d’œuvre.

«Dans toute l’Europe, tous les cœurs sont enthousiasmés par la haine envers les musulmans (stratégie de victimisation des bourreaux, typiquement islamique NDR).

Ils souhaitent que nous soyons morts, mais ils ont perdu leur fertilité, donc ils cherche la fertilité dans notre milieu ».

«Nous allons leur donner la fertilité. Nous allons faire des enfants avec eux, parce que nous allons conquérir leur pays ».

[...]

1442999890-german-special-pol-3449606b.jpg

L’idée d’utiliser l’immigration de masse comme une forme de djihad furtif est décrite dans le Coran, qui stipule: «Et quiconque émigre pour la cause d’Allah trouvera sur terre maints endroits et l’abondance.»

Émigrer vers une nouvelle terre afin d’apporter l’islam est considéré comme un acte méritoire.

SOURCE  http://www.fdesouche.com/648595-un-imam-appelle-les-migrants-musulmans-faire-des-enfants-avec-les-europeens-pour-conquerir-leurs-pays

Raif Badawi non fa notizia

Da mercoledì benpensanti e «liberal» di tutta Europa ripetono di non confondere terrorismo ed islam, assassini e religione. Da ieri farebbero meglio a riflettere su quel che succede nelle terre assoggettate alla legge del "profeta".

E al filo rosso che lega alcuni precetti religiosi al massacro di Parigi. Ieri, a 48 ore dalla strage di Charlie Hebdo , in una piazza dell'Arabia Saudita stracolma di pubblico un boia ha abbassato per 50 volte la sua frusta sulla schiena piagata di Raif Badawi, un blogger 30enne colpevole - come le vittime parigine - di usare la scrittura per esprimere le proprie idee. E non è finita qui. L'atroce scena è destinata a ripetersi, se la vittima sopravvivrà, per venti settimane, fino al raggiungimento della pena di mille frustate e dieci anni di prigione comminata a Badawi il 7 maggio scorso da un tribunale saudita. La storia tragica e terribile di Raif Badawi non è la conseguenza di una mente deviata. Raif non è il bersaglio di un gruppetto d'isolati e sanguinari fanatici. Raif, padre di tre figli scappati con la moglie Ensaf Haida in Canada due anni fa, è vittima di quel regime oscurantista e illiberale che - con la benedizione del clero wahabita - regge l'Arabia Saudita, la nazione custode dei luoghi santi dell'Islam, il simbolo dell'ortodossia religiosa per gran parte della «umma», la comunità musulmana. Lì dove l'Islam è al tempo stesso stato, legge e religione sembra valere, insomma, lo stesso principio che ha spinto i fratelli Chérif e Saïd Kouachi a massacrare un'intera redazione. Il principio secondo cui chiunque esprima idee non consone alla fede islamica possa venir punito con carcere, violenza o morte. La storia del blogger Raif Badawi è, da questo punto di vista, esemplare. La sua odissea giudiziaria e penale inizia il 17 giugno 2012 quando viene arrestato con l'accusa di aver utilizzato il blog per insultare l'Islam. Tutt'oggi non è chiaro cos'abbia scritto Badawi, ma secondo i pochi brandelli di cronaca e verità filtrati dalle rigide paratie del regno saudita avrebbe accusato una celebre università del regno e i suoi educatori di diffondere idee molto vicine a quelle di Al Qaida e del terrorismo islamico. Un'insinuazione che nella culla dell'Islam e del Profeta equivale evidentemente ad un accusa per eresia. Non a caso gli piove addosso anche la terribile imputazione di apostasia, reato che secondo i codici dell'Arabia Saudita, e di tutti i paesi sottomessi ai precetti della sharia, condanna a morte chiunque abbandoni l'Islam. Non a caso quando dopo molti mesi in prigione si ritrova davanti ad una corte distrettuale di Jedda con l'accusa di aver «ridicolizzato le figure religiose dell'Islam», «aver messo in piedi un sito web pericoloso per la sicurezza» e «aver travalicato i confini dell'obbedienza» il giudice si rifiuta di emettere una sentenza. Per il magistrato quei reati sono poca cosa rispetto alla colpa di apostasia giudicabile solo dall'Alta Corte di Jedda. Così per settimane il suo caso rimbalza da un tribunale all'altro fino a quando, il 30 luglio 2013, la stampa saudita informa che Raif Badawi è stato condannato a sette anni di prigione e 600 frustate per aver guidato e diretto un «internet forum», aver «violato i valori islamici e propagato pensieri liberali». Ma evidentemente la pena non soddisfa gli zeloti del regno. Il 7 maggio 2014, infatti, viene emessa una nuova sentenza che condanna il povero Badawi a mille frustate e dieci anni di prigione. I magistrati sauditi hanno intanto sbattuto in carcere anche l'avvocato Walee Abulkhair, il legale di Badawi, accusandolo di aver messo in piedi un'organizzazione per il rispetto dei diritti umani non autorizzata dalle leggi saudite. Nei giorni scorsi gli Stati Uniti, il più importante alleato dell'Arabia Saudita hanno ripetutamente chiesto il rinvio della sentenza e la revisione del giudizio. Ma da Riad non è arrivata alcuna risposta. Solo l'ululato di quell'Allah Akhbar, «Dio è Grande» che ieri - subito dopo la preghiera del venerdì - accompagnava lo schioccare della frusta. Lo stesso ululato che mercoledì mattina accompagnava le raffiche di kalashnikov sparate nella redazione di Charlie Hebdo .

www.giornale.it

17/09/2015

Oriana aveva ragione: l'islam é un male

MAGDI ALLAM:

Ho avuto la fortuna di frequentare Oriana Fallaci negli ultimi tre anni della sua vita. Ieri, nel nono anniversario della sua morte, per la prima volta, invitato da Tommaso Villa – presidente del Club Forza Italia «Giglio azzurro» -, ho reso omaggio alla sua tomba a Firenze.

La sobrietà del Cimitero Evangelico agli Allori e la semplicità della lapide con l'unica scritta «Scrittore», appaiono riduttivi rispetto alla grandiosità di un personaggio chiave della nostra storia contemporanea.

La Storia ricorderà Oriana per essere stata la voce che prima e più di altre, all'indomani della tragedia dell'11 settembre, ci ha trasmesso un concetto rivoluzionario:

il problema del male non è il terrorismo islamico, ma è l'islam.

Io stesso, da musulmano, faticavo a digerire la condanna assoluta dell'islam perché la percepivo come criminalizzante di tutti i musulmani, quindi in una mia autocondanna.

Nel discorso all'accettazione dell'Annie Taylor Award, nel 2005, Oriana fu esplicita:

«L'islam moderato è un'altra invenzione. Un'altra illusione fabbricata dall'ipocrisia, dalla furberia, dalla quislingheria o dalla Realpolitik di chi mente sapendo di mentire. L'islam moderato non esiste. E non esiste perché non esiste qualcosa che si chiama islam buono e islam cattivo. Esiste l'islam e basta. E l'islam è il Corano. Nient'altro che il Corano. E il Corano è il “Mein Kampf” di una religione che ha sempre mirato a eliminare gli altri».

Nei miei confronti Oriana ha avuto un particolare riguardo, nella comune condivisione della denuncia sia del terrorismo islamico sia della pavidità dell'Occidente. Nell'estate del 2003, mentre era immersa nella scrittura di «La forza della ragione», mi scrisse: «Davvero, quando avrò (bene o male) concluso questo lavoretto, la primissima copia sarà per te. Più ti leggo, più ci penso, più concludo che sei l'unico su cui dall'alto dei cieli o meglio dai gironi dell'inferno potrò contare. (Bada che t'infliggo una grossa responsabilità)».

Il legame con Oriana è stato talmente forte da incentivare un cambiamento del mio pensiero anche dopo la sua morte, prendendo atto che lei aveva ragione. Se pensiamo che il 4 aprile 2002 Ahmed Al Tayeb, attuale Grande imam dell'Università islamica di Al Azhar, equiparabile al «Papa dell'islam sunnita», quando all'epoca era il Mufti d'Egitto, massimo giureconsulto islamico, legittimò il terrorismo suicida affermando: «La soluzione al terrore israeliano risiede nella proliferazione degli attacchi suicidi che diffondono terrore nel cuore dei nemici di Allah»; e nel 2003 confermò: «Le operazioni di martirio in cui i palestinesi si fanno esplodere sono permesse al cento per cento secondo la legge islamica».

Lo stesso presidente turco Erdogan ha detto: «Non c'è un islam moderato e un islam non moderato. L'islam è l'islam».

In serata a Firenze, partecipando a un convegno sulla Fallaci insieme a Vittorio Feltri e Daniela Santanché, organizzato da «Una via per Oriana» di Armando Manocchia, ho rievocato quanto ho scritto nel mio nuovo libro «Islam. Siamo in guerra»:

«Sogno l'Italia libera, fiera e forte che metta al bando l'islam in quanto apologia del razzismo e del terrorismo, perché ciò che Allah ha prescritto nel Corano, ciò che ha detto e ha fatto Maometto, che sanciscono la discriminazione dei miscredenti, che legittimano l'uccisione di ebrei, cristiani, infedeli, apostati, adulteri e omosessuali, che contemplano la sottomissione e la riduzione in stato di schiavitù delle donne e dei bambini, sono in flagrante contrasto con le nostre leggi, sono incompatibili con i principi fondanti della nostra Costituzione, sono la principale minaccia alla nostra civiltà laica e liberale che esalta la sacralità della vita, la pari dignità tra uomo e donna, la libertà di scelta».

Questa è l'eredità di Oriana. Solo facendola nostra ci salveremo dalle barbarie dell'islam. Grazie Oriana!

MAGDI ALLAM

FONTE www.giornale.it

Indifferenza = suicidio

Voi cristiani d'Europa a volte vi vergognate perfino della vostra fede e questo, credetemi, ci fa soffrire molto. Per noi essere cristiani, difendere la nostra fede - anche davanti a chi ci perseguita - è un motivo d'onore e d'orgoglio.

Il vostro comportamento a volte ci sorprende e rattrista».

Monsignor Antoine Audo, 69 anni, non è un vescovo come tutti gli altri. Arriva da Aleppo. Sopravvive in uno dei buchi neri del conflitto siriano. Recita messa tra le rovine di una citta conosciuta, un tempo, come uno dei cuori pulsanti della presenza cristiana in Siria. Eppure mentre ti racconta la tragedia sua e dei suoi fedeli sembra quasi più angustiato per la crisi ideale di un'Europa e di un Occidente incapaci di vedere il dramma dei suoi fratelli. «Voi europei dovreste battervi per impedire che i cristiani abbandonino la Siria. Damasco, la predicazione di San Paolo, Antiochia sono elementi fondanti della nostra comune tradizione cristiana. Invece sembrate aver dimenticato i valori, la fede e la moralità - denuncia monsignor Audo in questa intervista a Il Giornale, al termine di un incontro organizzato a Roma da «Aiuto alla chiesa che soffre» - ma fate molta attenzione.

Regalando al fanatismo islamista e ai suoi seguaci la convinzione di poter cacciare i cristiani dal Medioriente li convincerete di poter aspirare alla conquista dell'Europa. Perché voi forse non ci fate caso, ma loro perseguono proprio questo disegno».

Come vivono i cristiani d'Aleppo?

«Sopravviviamo da quattro anni nella morsa di un assedio spietato. Siamo a soli 40 chilometri dalla Turchia, dalla nazione che ospita i ribelli, li finanzia e li aiuta ad attaccarci. La città è divisa in due, i ribelli sono nella città vecchia e da due mesi mancano completamente acqua ed elettricità mentre le bombe piovono ovunque. In quattro anni d'assedio l'80 per cento degli abitanti ha perso il lavoro. E due terzi dei cristiani hanno abbandonato la città. Un tempo eravamo 150mila, oggi non superiamo i 50mila. Chi resta è condannato a vivere in un clima di violenza e paura costante. Del resto questo è il compito assegnato a quei fanatici. Devono terrorizzarci e farci partire».

Come fa a dirlo?

«Non ci credete? Guardate cos'hanno fatto a Malula o nei quartieri cristiani di Homs. A Qaryten, tre settimane fa, hanno rapito i cristiani e distrutto il monastero. Nel nord est della Siria hanno raso al suolo 36 villaggi assiro cristiani. Per questo ad Aleppo temiamo di far la fine dei cristiani di Mosul. Quei fanatici non si muovono a caso, seguono un disegno ben preciso. Puntano a svuotare il Medioriente dai Cristiani. Questa minaccia rappresenta un pericolo straordinario non solo per noi, ma per tutta la cristianità».

Chi c'è dietro questo disegno?

«Non certo i musulmani di Siria. La gran parte di loro ha poco a che fare con la persecuzione dei cristiani.

La strategia viene da fuori. É opera dei Fratelli Musulmani, dei gruppi salafiti e degli stati che li appoggiano».

E lo Stato Islamico?

«Quella è solo una messa in scena, una grande commedia per coprire una strategia ben più vasta e segreta. Il cosiddetto Stato Islamico ha una missione limitata nel tempo, ma per ora serve ai loro scopi».

I cristiani sono accusati di appoggiare Bashar Assad...

«Esser contro l'estremismo islamista, non significa essere a favore del regime. Semplicemente conosciamo l'ideologia di chi ci minaccia e siamo stati testimoni di cos'è successo in Iraq e altri Paesi a causa di quei fanatici. I media dovrebbero guardarsi dalla falsa propaganda. A volte sembrerebbe che tutti i patriarchi, tutti i vescovi, tutti i cristiani siano al servizio del regime. Un po' d'intelligenza e un po' di rispetto per favore. Noi cristiani siamo gente libera, non gli schiavi del potere».

Perchè accusa i media?

«Perché c'é un problema d'interessi economici. Nel nome di questi ultimi qui in Occidente siete pronti a svendere intere comunità. Di fronte all'interesse economico sembrate pronti ad ignorare le vite di centinaia di migliaia di cristiani».

Cosa deve fare l'Europa?

«Deve battersi perché i cristiani restino in Siria e non abbandonino città e case.

Dovete bloccare chi finanzia e arma gli estremisti islamisti.

Dovete contribuire ad una soluzione politica raggiunta grazie ad un negoziato. Nnessuno potrà mai imporre alla Siria una soluzione decisa esternamente».

 

E per i cristiani che scappano in Europa?

«Aiutate tutti quelli che hanno bisogno, ma non incoraggiateli a venir da voi. Non illudeteli che l'Occidente sia un paradiso. Dobbiamo restare a casa nostra. Solo così permetteremo che la Siria torni ad esser un paradiso».

FONTE www.giornale.it

16/09/2015

Chantage à l'islamophobie

Dépuis ATLANTICO.FR:

Guylan Chevrier : A force de nier que l’immigration ne fait pas problème, on en arrive à une méfiance encore plus grande envers les migrants, non seulement en France mais aussi en Europe. On en arrive à une situation paroxystique, avec une déferlante de réfugiés, le chiffre de 430.000 personnes ayant franchi la méditerranée depuis janvier étant presque devenu anecdotique, tant la pression migratoire explose. Même l’Allemagne, qui a contribué par ses déclarations en faveur d’un accueil inconditionnel à créer cet appel d’air en incendiaire pour en appeler aux pompiers aujourd’hui, fait machine arrière et explique qu’elle arrive à ses limites, rétablissant ses frontières, alors qu’elle pourrait recevoir un millions de migrants sur son territoire cette année.

Une situation folle. D’autant plus qu’il ne s’agit pas que de réfugiés, puisque les autorités européennes considèrent que deux tiers des migrants ne relèvent pas de la demande d’asile. D’ailleurs, parmi ceux qui se réclament du droit d’asile, nombreux seront ensuite déboutés et partiront ailleurs, pour tenter leur chance comme clandestins comme ceux qui sont déboutés du droit d’asile en France, les deux tiers, qui restent en situation irrégulière sur le territoire national. Et ce n’est pas une vue de l’esprit, pas plus qu’un encouragement à la peur de ce qui est en train de se dérouler sous nos yeux, il y a ici un vrai danger de déstabilisation en Europe.

On voit les jusqu’auboutistes d’un monde sans frontière comme les Verts, tomber de plus en plus dans le gauchisme pour dire qu’il faut tous les accueillir, ou encore, un Jean-Luc Mélenchon qui tente une prise de conscience, disant en même temps qu’il comprend l’inquiétude des Français face à l’afflux de migrants dont on ne connait pas le nombre définitif, mais que l’on ne peut rien faire que les accueillir… Mais justement, jusqu’où ? Le gouvernement tente de nous convaincre que la France peut accueillir ces migrants, et que la chose est sous contrôle, alors que le contraire se révèle un peu plus chaque jour. Les 24.000 migrants à accueillir vont devenir combien ? Ceci alors que Jean-Claude Juncker, Président de la Commission européenne, cette fameuse commission de supers technocrates élus par personne, qui se substitue aux Etats, entend imposer par une manœuvre de sommet, sur un mode fédéraliste, aux Etats européens d’accueillir, d’accueillir et d’accueillir encore, à coup de quotas en bafouant leur souveraineté. Des injonctions européennes que ne supportent plus non plus les Français. Mais cela est on le sait bien le résultat de l’immobilisme européen face à des phénomènes migratoires qui ne sont nullement pris à leur cause, en raison d’une Allemagne dominante qui ne comprend rien d’autre que ses intérêts étroits et a pour une part, elle, intérêt à l’accueil des migrants surtout qualifiés pour qu’ils soient exploités par les patrons allemands qui manquent de main d’œuvre. La situation  touche au délire ! Si la France s’interroge de procéder à des frappes sur l’Etat islamique, l’Europe elle, pense ailleurs…comme pour l’intervention au Mali. L’image que donne l’Europe n’est que d’être capable d’une chose, parer au plus pressé le dos au mur qu’elle a laissé elle-même s’installer.

C’est encore sans compter avec les images des migrants arrivant en Europe, on voit beaucoup de femmes voilées, ce qui rajoute, il faut bien en avoir conscience, à l’inquiétude. On a vu la montée d’une certaine défiance face à une immigration originaire de pays musulmans. L’opinion des Français sur le droit de vote des étrangers qui était favorable, six sur dix en 2011, s’est complètement inversée. Selon une enquête de l’INSEE basée sur le recensement, la population immigrée provient de pays de plus en plus lointains, de cultures plus éloignées, Egypte, Soudan, Erythrée, Syrie, Congo, Cap Vert.., posant de nouveaux problèmes.

 

L’intégration qui connait déjà des ratés au niveau économique avec un fort taux de chômage, est redoublée par des problèmes culturels et religieux.

 

Qu’ils viennent d’Afrique subsaharienne ou du Maghreb, parallèlement à des violences urbaines auxquelles se  trouvent mêlés des jeunes issus de cette immigration, on voit s’affirmer des revendications identitaires à caractère religieux, sous le signe d’une forme de foi qui fait passer les valeurs religieuses avant celles de la République, phénomène qui s’accentue de plus en plus à travers un voile qui s’est généralisé, particulièrement après les attentats de janvier à front renversé, ce qui est relevé par la plupart des observateurs. Pourquoi depuis des années cache-t-on qu’en 2014 18,7 % des écroués sont étrangers et si on remonte à la nationalité du père, c’est 51 %. Il ne s’agit pas de pointer du doigt en accusant de tous les maux les immigrés mais de montrer que l’intégration n’est pas une chose si simple, et que les conditions en sont brouillées aujourd’hui et qu’il faut réagir par plus d’intégration républicaine.

Cela ne saurait excuser le rejet pur et simple de ceux qui subissent des persécutions et ont besoin d’être protéger, en respectant le droit d’asile, ce que déni totalement le Front National. L'Etat islamique en rajoute en alimentant cet écueil, à déclarer avoir disséminé des terroristes parmi les réfugiés. L’appel aux maires pour accueillir les réfugiés Syriens, a donné lieu à des marchandages qui sont inacceptables et contraire aux droits fondamentaux, lorsqu’on entend choisir uniquement d’accueillir ceux qui sont chrétiens. Mais le soutien de l’opinion des Français à cette attitude avec 70% d’entre eux, montre qu’il y a une confusion extraordinaire qui est liée à ce déni qui depuis des années existe à propos de l’immigration, en en faisant une question inabordable, en neutralisant par des mises en procès systématique les critiques, tout en concédant des accommodements dits raisonnables. Il suffit de voir la réponse apportées par l’Education nationale aux attentats de janvier avec, sous couvert de laïcité, un renforcement de l’enseignement du fait religieux à l’école qui va encore appuyer sur les différences et encourager les séparations sur fond de différences culturelles et religieuses. Pourtant, il n’a jamais été aussi important de s’unir autour de valeurs communes, pour exorciser le risque de fragmentation sociale et culturelle, voire le risque de la radicalisation.

Roland Hureaux : Vous parlez de débat, vous êtes bien gentil. Je ne vois qu'anathèmes violents, excommunications véhémentes surtout dans le "camp du bien".

Vous parlez de raisonnement: on aimerait qu'il y ait un peu de raison et de raisons dans tout cela. Mais on en cherche, même chez beaucoup de ceux qui sont hostiles à l'accueil.

La question n'est plus celle de l'islamophobie : on est pour l'accueil ou contre sans plus de considération de qui il s'agit d'accueillir. L'opposition touche à une ligne de fracture de plus en plus fondamentale de la conscience française, entre ceux pour qui l'identité nationale a une importance, et qui, à tort ou à raison, redoutent le "grand remplacement" et ceux pour qui elle est une notion parfaitement illégitime, une idée de coincés, de réacs, qui conduit à refuser l'aide à des malheureux et donc à se comporter comme des "salauds".

Il pourrait y avoir un débat intelligent mais ce débat est interdit : comme le dit bien Elisabeth Lévy : "Chercher à réfléchir, dire autre chose que les mots magiques "accueil", "ouverture", "générosité", c’est déjà être un salaud."

A l'origine de cette attitude il y a la notion d'urgence humanitaire : quand il y a le feu à la maison, on se passe les seaux, mais surtout on ne réfléchit pas, on éteint l'incendie. Réfléchir, c'est déjà être criminel.

Réfléchir, pourtant il le faut comme en toutes choses et l'urgence n'est peut-être pas aussi grande qu'il le paraît, s'agissant de "migrants" (ou réfugiés) qui ont déjà quitté leur pays depuis plusieurs mois, voire, comme le père d'Aylan plusieurs années.

Et la réflexion ne saurait se contenir non plus au degré zéro de certains anti-immigrationnistes : avons-nous la capacité d'accueil, ces gens sont-ils intégrables, quel impact sur nos finances publiques ? Ce qui n'est pas l'essentiel.

Non, l'enjeu pour notre pays est beaucoup plus grave : en fait s'opposent deux philosophie antithétiques : d'un côté une vision à court ou moyen terme que j'appellerais plutôt optimiste : ceux qui disent qu'il y a déjà beaucoup d'immigrés, y compris musulmans en France, qu'elle reste un grand pays riche, que malgré ce que disent les frileux, il y a encore de la place, qu'en tous les cas, face à un drame de cette envergure, il faut savoir ouvrir les bras. On reconnait dans cette attitude l'effet de ce qu'Emmanuel Todd appelle le christianisme zombie. Les Français se sont largement détachés de signes d'appartenance à la religion catholique mais ils en ont gardé sous une forme purement sentimentale une version humanitaire élémentaire laquelle résume pour eux les obligations de la conscience. Chesterton disait "tout le mal de notre monde vient des idées chrétiennes devenues folles". Ce qui est sûr, c'est qu'elles sont vraiment devenues folles. En rupture avec deux mille ans de tradition chrétienne où la morale n'avait cessé d'être analysée, décortiquée, je dirai mise en équations, en tous les cas soumise en permanence à la raison et à l'esprit de responsabilité, elle se réduit à un sentimentalisme hystérique d'où toute réflexion est bannie. J'ajouterai que l'idée simpliste que se font nos contemporains de la tradition chrétienne est que plus l'injonction morale est irréaliste, plus elle a de chances d'être chrétienne, un chrétien étant par définition quelqu'un qui n'a pas les pieds sur terre.

Ces tenants du court terme et de l'urgence humanitaire  sont en même temps des optimistes : ils croient en la bonté de la nature humaine. Le péché originel est pour eux une vieillerie préconciliaire. Le risque d'hostilité entre des communautés religieuses ou ethniques coexistant sur le même territoire ne leur parait que balivernes: ils ont tellement de copains beurs sympas. Soupçonner que tout le monde puisse ne pas être toujours sympa, cela aussi c'est être coincé et antipathique.

En face, il est des adversaires de l'immigration qui se posent s'autres questions que celle du Beauf : "combien ça coûte". Ils prolongent les courbes, tant des entrées sur le territoire que de la natalité et voient sans trop de difficultés qu'à échéance de dix ou quinze ans, les musulmans ne seront certes pas les plus nombreux mais qu'ils représenteront une communauté pesant assez pour faire jeu égale avec la native, laquelle est gravement en perte de repères. Croyant peu à la bonté de la nature humaine, ils rappelleront que dans tous les cas où une telle situation s'est présentée, on n'a pas, malgré les prédictions des belles âmes, échappé un jour ou l'autre à la guerre civile : Bosnie, Liban, Ceylan etc.

ce qui est, est-il nécessaire de le rappeler la pire des choses qui puisse arriver à un peuple.

Il faudrait aller plus loin : l'interdiction de penser au-dessus du niveau des tripes conduit en réalité à une forme de mépris particulièrement abjecte pour ces populations. Elles sont devenues, comme disent les psychanalystes, un pur symbole ou ce que les politologues appellent un marqueur. Elles ont perdu leur réalité. Elles sont la pierre de touche de nos choix politiques, un repère pour savoir si on a affaire à un gars bien ou à un fasciste. Mais ce que sont vraiment ces populations, d'où elles viennent exactement, pourquoi elles sont là, ce qu'elles veulent, on nous en parle très peu.

Ce serait déjà une blasphématoire atteinte à l'"unanimité humanitaire", si je puis me permettre cette expression, que de poser ces questions. Cachez ces réfugiés que je ne saurais voir : ils sont ma bonne conscience et cela me suffit.

Or sur la réalité des réfugiés, beaucoup de questions se posent :

- Pourquoi s'agit-il principalement d'hommes et non de familles ? Une des explications serait qu'il s'agit surtout de ce que le régime d'Assad appelle des déserteurs, des hommes qui, tout en ne voulant pas s'engager du côté du jihad ne veulent pas non plus faire la guerre du côté du gouvernement. Ils en ont le droit, mais les y encourager est affaiblir le régime Assad et permettre à terme la victoire de Daesh à qui la ressource humaine ne manque pas, la Turquie permettant aux paumés du monde entier de rejoindra le jihad en passant par chez elle.

- la plupart de arrivants avaient, semble-t-il déjà le statut de réfugiés en Turquie ou ailleurs avec une prise en charge par le HCR ; après avoir accepté ce statut pendant plusieurs mois, ils décident subitement de venir en masse en Europe. Qui a créé ce mouvement grégaire ? Aucun événement militaire récent ne le justifie. Les passeurs eux-mêmes n'ont pas suffi, il y faut sans doute des forces plus puissantes.
 
 
 
Nous savons que le président turc, Erdogan, en perdition face à son opinion publique, est le même qui aide et soutient les islamistes, dont Daesh en Syrie, et qui avait autre fois évoqué la perspective que le musulmans de répandent assez en Europe pour que soit effacées les défaites encourues par les Sultans de Turquie (Lépante, Vienne) quand ils avaient tenté de la conquérir. Quel jeu joue dans cette affaire Erdogan, qui, entre nous, est un homme infiniment plus dangereux pour nous que Bachar el Assad. Et derrière Erdogan, qui ? Tout le monde ne nous aime pas, nous les Européens, y compris dans le monde occidental et aggraver nos difficultés, voire étendre à la vieille Europe la stratégie du chaos, ne déplairait sans doute pas à certains.

 

 

- tous les Syriens ne pâtissent pas directement de la guerre au quotidien : en comptant le population de Damas (6 millions d'habitants aujourd'hui) beaucoup de gens sont relativement à l'abri. Mais en sus de la guerre, les sanctions prises par l'Union européenne - et les Etats-Unis - pour punir Assad (encore l'empire des bons sentiments !) ont dégradé la situation économique et plongé beaucoup d'habitants dans la pauvreté. Ce qui les rend désireux de fuir. Etonnante politique de gribouille de l'Europe : elle instaure des sanctions contre un pays (y compris les médicaments sont sous embargo !), ce qui entraine la misère et elle s'étonne de se voir confrontée à un afflux de réfugiés, sans que personne ne dise pourquoi.

- mais on peut s'interroger  plus en profondeur sur le responsabilité de la guerre en Syrie. Quelles que soient les horreurs dont on a soupçonné le régime Assad ou dont on lui a prêté l'intention (la plupart ont été depuis longtemps controuvées  ainsi l'utilisation de gaz), ils sont sans proportion avec les immenses souffrances que la guerre a entrainée depuis et si la guerre continue encore aujourd'hui c'est en raison de l'appui que les grande puissances ont apporté aux djihadistes - et à personne d'autre : les prétendues "forces syriennes libres" sont un produit de l'imagination ou de la propagande, sur le terrain elles n'ont jamais existé. C'est la même chose en Libye : la répression que l'on pouvait craindre de ce personnage aurait sans doute été féroce mais la guerre qu'on lui a livrée pour l'en empêcher a fait au moins dix fois plus de victimes.

J'ajoute qu'intervenir dans un pays pour des raisons prétendues humanitaires, est une violation directe de l'article 2-7 de la Charte des Nations-Unies. Ce n'est pas une bonne action qui aurait mal tourné qui est au départ de la guerre de Syrie, c'est une violation du droit international.

Mais il est intéressant de voir comment les bons sentiments qui sont au départ de la guerre ont abouti à la catastrophe humanitaire que l'on voit et à laquelle on voudrait nous mouvoir encore une fois par les bons sentiments.

Guylain Chevrier : En fait de défi moral plus même qu’humanitaire, il y a là une certaine dose de cynisme. L’Allemagne sert de modèle à un accueil avec lequel les autres pays européens n’ont rien à voir. L’Allemagne envoie des recruteurs parmi les migrants pour repérer ceux qui sont qualifiés alors qu’elle manque cruellement d’ingénieurs et de techniciens et que parmi ces migrants, beaucoup le sont, en reflet du prix qu’ils ont payé pour passer. Les classes les plus modestes sont contraintes de rester sur place ou de migrer dans un pays voisin du leur. Ils voient dans cette migration massive qu’ils ont encouragée, tout en l’imposant à l’Europe, la justification de leur politique d’immigration économique doublée d’une bonne conscience, avec pour but une embauche massive de salariés qualifiés bon marché et corvéables à souhait.

L’Allemagne s’engage à accueillir 500.000 migrants par ans dans les prochaines années. Mais il n’est à aucun moment question de leur intégration à la société allemande, car s’intégrer dans l’entreprise n’est qu’une part de la socialisation qui est au fondement de la cohésion sociale. Le multiculturalisme qui prévaut en Allemagne sera-t-il à même de répondre à ce défi, autrement dit, à faire de ces migrants des membres à part entière de la société allemande, en les prédestinant à être séparés selon la religion ou l’origine ? Mais en faire des Allemands, est-ce bien ce qui est recherché ? Pour autant, le modèle du multiculturalisme qui a été déclaré par Mme Merkel avec M. Cameron comme étant un échec cuisant, ne change rien de ce côté. Peut-on croire qu’il ne risque pas d’y avoir de secs retours de bâton, alors que déjà l’Allemagne a sur sol une immigration très importante, particulièrement turque en raison des liens historiques d’alliance avec ce pays ?

Roland Hureaux : Au niveau européen nous sommes aussi en plein paradoxe :

Si l'on prend au sérieux la notion de réfugiés, cela veut dire qu'il ne saurait être question de quota: le droit d'asile signifie qu'on accueille un réfugié en attendant d'examiner sa situation. S'il mérite vraiment le statut de réfugié politique, on le lui accorde avec ou sans quotas.

Personne en outre ne nous obligeait à signer les accords de Schengen, mais une fois qu'ils existent, il est absurde de vouloir aiguiller les dits réfugiés vers tel ou tel pays : selon le principe de la libre circulation, ils vont où ils veulent.

Mais quid de ceux - qui semblent majoritaires dans la dernière vague  - qui avaient déjà le statut de réfugié dans un autre pays : Turquie, Jordanie ? Je ne crois pas que le droit d'asile implique qu'ils puissent le réclamer ailleurs.

J'ajoute que le statut de réfugié, dans son principe est provisoire: le réfugié se met à l'abri hors de ses frontières en attendant le retour de la paix. La paix revenue, il doit rentrer dans son pays, ce qui est, pour le commun des mortels, le rêve le plus naturel. Voilà encore beaucoup de questions qu'on ne pose pas.

Ceci dit, j'ai du mal à comprendre la logique qui préside à la politique de Mme Merkel. A la surprise génale, elle se dit prête à accueillir presque tout le monde, soit à terme un millions de réfugiés, devenant l'idole de la bobosphère. Et puis tout à coup, elle change d'avis au vu de la réaction d'une partie da population allemande. Elle ne l'avait pas donc pas anticipée, cette réaction ? Il faut qu'on m'explique.

Si pour beaucoup d'Européens, l'idée européenne, est désormais liée à une immigration incontrôlée, on ne sera pas étonné qu'elle ait du plomb dans l'aile. Les prochaines échéances électorales seront instructives.

Je pense il est vrai que l'Union européenne est intrinsèquement incapable de résoudre cette question - comme la plupart des questions sérieuses d'ailleurs. Je n'en veux pour preuve que les propos de ce fonctionnaire européen qui m'expliquait qu'il fallait une résolution du Conseil de sécurisé pour intervenir en Libye. Un accord bilatéral avec ce gouvernement libyen ne lui suffirait pas. Alors que c'est la seule solution réaliste. Vouloir que l'ONU s'en mêle, c'est se remette au bon vouloir de la Russie et de la Chine qui ne pleurent peut-être pas tant que ça de nos difficultés.

Pourquoi faudrait-il que les représentants des communautés musulmanes prennent la parole afin qu'ils ne soient plus les instruments de nos guerres culturelles, à savoir le traditionnel clivage entre droite nationaliste et une gauche antiraciste ?

 

Guylain Chevrier : Il est indéniable que l’on aurait pu s’attendre sur ce sujet à une expression des organisations qui représentent peu ou prou les musulmans. On attend que sur les sujets importants comme celui-là, d’autant qu’il s’agit à l’origine de la venue de certains de ces réfugiés d’une guerre de religion ou l’islam est mêlée, et ce vis-à-vis de quoi il y a bien des choses à dire pour éviter les amalgames, dans le cadre de leur accueil. Y compris au regard des valeurs républicaines et de cette France qui est censée être celle de tous. Mais l’ambiguïté est à son comble alors que l’on assiste à un repli communautaire d’une partie visible importante des musulmans, sans que cela ne fasse réagir qui que ce soit à cet endroit, bien au contraire, on accuse d’islamophobie dès que l’on souligne les problèmes, des problèmes qui pourtant sautent aux yeux. On a vu s’installer une surenchère depuis les attentats de janvier avec la demande de doublement des mosquées ou de la transformation des églises en mosquées, entre autres. Comment ne pourrait-il pas il y avoir d’inquiétude et de tensions. Pour mesurer le problème, il faut se remémorer qu’en 2005 l’actuel vice-président du Conseil Français du Culte Musulman, Chems-eddine Hafiz, a écrit avec Gilles Devers un ouvrage intitulé « Droit et religion musulmane » dans lequel il exprimait que « le droit est sans prise sur la foi », invitant les musulmans à se mettre à part, hors de la République. Accueillir des réfugiés musulmans, n’est-ce pas aller alors dans le sens de ce risque ? Voilà la  question que se posent bien des gens à laquelle les principaux intéressés ne répondent pas et le gouvernement fait comme s’il n’y avait là rien à voir.

Il faut se poser la question de savoir pourquoi on n’a pas su transformer la perception des Français qui était celle d’une intégration réussie à l’image des personnalités préférées des Français, Omar Sy ou Djamel Debbouze, Zidane…en élan républicain alors, que l’on octroie la nationalité française à plus de 100.000 étrangers par ans par naturalisation, 30.000 par le droit du sol... Les Français aujourd’hui sont dans les enquêtes d’opinion autour de 80% à être contre le port du voile dans les lieux privés, à l’entreprise, dans les salles de cours des universités, à l’école… Ce fort chiffre montre qu’il y a une fracture entre la façon dont trop de musulmans vivent leur religion et la République. La France, loin d’être raciste, montre ici pour une part son désarroi. Elle manifeste aussi sans doute par-là combien elle est consciente aussi d’avoir des valeurs de liberté, frappées au sceau de l’humanisme, à défendre face au danger du retour d’une forme de religieux qui se met entre le citoyen et l’Etat, qui remet en cause des droits fondamentaux, à commencer par l’égalité hommes-femmes.

Samedi 12 septembre, alors que se tenait à Pontoise un salon musulman annuel consacré cette année aux « femmes musulmanes », salon dominé par les prédicateurs et fondamentalistes, deux Femen, seins nus, sont montés sur la tribune pour crier en français et en arabe : « Personne ne me soumet, personne ne me possède, je suis mon propre prophète »… Il ne s’agissait pas pour ces militantes d’exprimer un rejet d’une « communauté », il s’agissait d’exprimer leur colère face à ces fondamentalistes qui s’apprêtaient à débattre sur le thème de savoir s’il fallait respecter ou non le Coran dans les relations homme-femme, la sourate IV invitant à battre sa femme par prévention pour s’assurer de sa fidélité. Parmi les invités le «prédicateur fondamentaliste Nader Abou Anas, connu pour avoir légitimé le viol conjugal et plus largement la soumission de la femme».  Elles ont ensuite été frappées par des hommes déchaînés. On est en droiteffectivement d’être inquiet de ce qui se passe sur notre sol aujourd’hui et ce qu’on ose y autorisé.

En quoi ce chantage à l'islamophobie peut-il complexifier et paralyser l'opinion des Français ?

Guylain Chevrier : On sait ce que le terme islamophobie contient de danger, s’il était reconnu juridiquement, ce serait le délit de blasphème qui le serait et l’interdiction de la critique de cette religion, mais surtout et avant tout, de la façon dont certains la conçoivent. Cette menace permanente de procès en islamophobie fait monter la tension entre une société française sécularisée qui a rejeté la religion comme étalon de l’ordre moral pour en faire une question essentiellement de for intérieur, d’entre soi, et une affirmation religieuse à caractère communautaire qui refuse le mélange au-delà de la communauté de croyance et entend imposer ses pratiques religieuse à la règle commune pour les faire passer devant elle. L’opinion des Français du coup, face à une vague de migrants et particulièrement de réfugiés musulmans fuyant la guerre, est au plus mal. Elle se met même en déroute lorsqu’elle prend le parti de soutenir un accueil sélectif des réfugiés selon la religion. C’est déjà en quelque sorte la mise en place dans les têtes d’une fracture multiculturelle, que nourrissent depuis de nombreuses années ceux qui sont censés en tant que représentants des musulmans, encourager le fait qu’ils trouvent une place apaisée, comme citoyens avant tout, dans la France républicaine du XXIème siècle. Il n’y pas d’intégration impossible ni pour les musulmans de France ni pour ces réfugiés, pour peu que l’on prenne les choses dans l’ordre : les valeurs communes avant, les droits communs dont tous bénéficient mais aussi les règles communes, l’idée du bien commun, de l’intérêt général qui va avec, les différences après, droit de croire ou ne pas croire protégés par la loi. C’est cela qui garantit à tous la liberté de ses choix, au regard du risque d’emprise communautaire. Voilà le message d’accueil qui devrait être délivré à ceux que nous commençons à accueillir, en France mais aussi en Europe, pour déjouer le piège qui se profile à l’horizon de l’espace Schengen et regagner l’opinion aux valeurs de l’asile.

Roland Hureaux : Sur ces sujets où l'émotion, spontanée ou manipulée, dicte les comportements, l'opinion peut être très instable. Il n'est pas impossible que les choses évoluent très vite.  Même si les partisans d'une attitude de compassion et d'accueil peuvent avoir en partie raison, ils font tout, en dehors du fond de l'affaire pour se rendre répulsifs. Par une attitude moralisatrice sans précédent : la morale avait pourtant déjà été invoquée, mais à ce point ! Or les gens détestent au dernier degré qu'on leur fasse la morale.
Mais aussi en se réclamant de l'Allemagne. Si la France doit être généreuse, ce n'est pas pour exécuter les diktats de Mme Merkel, on a d'ailleurs vu dans l'affaire grecque combien elle était généreuse. Se laisser inspirer son attitude par un pays comme celui- là, imaginez-bien que ça ne plait pas à beaucoup de gens. A la limite, on préférera une attitude erronée mais d'initiative nationale qu'une attitude juste imposée par le voisin. Et dans ce cas-là, d'ailleurs je doute que l'attitude soit juste.
 
SOURCE :Read more at http://www.atlantico.fr/decryptage/chantage-islamophobie-dont-france-et-europe-doivent-tout-prix-se-liberer-pour-faire-face-crise-migrants-roland-hureaux-guylain-2331930.html#4DJhCWEoUG0S3U8I.99
 

14/09/2015

Islam: la femme est une "viande" (impure)

La viande doit être soigneusement emballée : sinon elle risque de s’abîmer. Il ne faut pas non plus la laisser traîner à portée des animaux : elle sera dévorée. Ce sont des évidences alimentaires qui ne souffrent aucune discussion. Et ces évidences seront rappelées avec force ce week-end, au Parc des Expositions de Pontoise où se tient Le salon musulman du Val d’Oise.

C’est là qu’il vous faut être samedi et dimanche. Et vous pourrez y amener vos enfants, guettés par l'ennui. Le salon est dédié à la “femme musulmane” et la participation de plusieurs spécialistes des questions alimentaires y est annoncée. Tous, se sont inspirés du mufti d’Australie qui, il y a quelques temps, avait fait ce constat, ô combien juste, concernant les femmes non voîlées. “Si vous placez de la viande non enveloppée et que vous la laissez dans la rue, dans un jardin sans la couvrir et que les chats viennent la manger, de qui est-ce la faute : des chats ou de la viande non enveloppée ?”

Vous ne serez pas déçu par Le salon musulman du Val d’Oise.

Une journaliste du Huffington Post a eu la curiosité de s’intéresser de près aux pensées de certains des experts en hygiène alimentaire qui y seront présents. Par exemple, Rachid Abou Houdaya, imam de la mosquée de Brest, un tenant très rigoureux du port du voile : “si la femme sort sans honneur, qu’elle ne s’étonne pas que les hommes abusent de cette femme là”.

C’est plutôt bien vu. Il est en effet notoire, que nous autres, les hommes, sommes carnivores et que comme les femmes sont de la viande… Et vous, quand vous voyez une femme non voilée vous vous jetez sur elle pour la violer ? Non! Mais manifestement c’est le cas des fidèles masculins de Rachid Abou Houdaya, si l’on suit la logique de son raisonnement.

Il y aura aussi là-bas Nader Abou, imam de la mosquée Al Imane du Bourget. Comparé au précédent, c’est un mou. Il se contente de rappeler que "la femme ne peut sortir de chez elle que par la permission de son mari "et la prévient qu’elle doit obéir à son époux quand celui réclame son dû au lit faute de quoi "les anges la maudiront toute la nuit”.

Vérifiez aussi sur le programme à quelle heure va s’exprimer Hatim Abou Abdillah, imam de la mosquée As Salam de Maison Alfort. Ce qu’il dit est intéressant : les femmes coquettes et parfumées sont des “fornicatrices” (des salopes quoi !) qui “subiront un châtiment atroce”. En revanche ne perdez pas de temps à écouter Eric Younous qui considère que les juifs sont punis par Allah. Car là, on s’écarte vraiment du registre strictement alimentaire qui nous intéresse : les juifs, en effet, ne sont pas comestibles.

Il paraît donc utile et nécessaire que vous vous rendiez au Salon musulman du Val d’Oise. C’est beaucoup, beaucoup plus facile d’accès que la Syrie et l’Irak. Après quoi, dirigez-vous vers le cinquième arrondissement de Paris et demandez audience à Dalil Boubakeur, le recteur de la Grande Mosquée de Paris et également Président du Conseil français du culte musulman. Son avis sur les propos des imams cités plus haut, sera précieux.

PS : Le journal anglais “The independent” nous apprend que l’Arabie Saoudite va offrir 200 mosquées à l’Allemagne, une par centaine de migrants accueillis. Et nous, rien ? C’est un scandale ! 


SOURCE http://www.atlantico.fr/decryptage/oui-femmes-sont-viande-plusieurs-imams-francais-affirment

Agression au salon de la femme musulmane

Silence médiatique sur les agissements des fidèles de Muhammad EN FRANCE (click)

http://video.lefigaro.fr/figaro/video/violemment-expulsee...

SILENCE!

09/09/2015

Etat Islamique: les 11 regles à respecter par les mécréants sous peine de mort

L’Observatoire syrien des droits de l’homme vient de publier un document dévoilant le traitement dégradant que subissent désormais les chrétiens (et autres "mécréants") au quotidien dans les territoires soumis à l’organisation État islamique (EI).

Il s’agit d’une note dont l’auteur n’est autre que le chef autoproclamé de l’EI, Abou Bakr al-Baghdadi, destinée aux habitants de la ville syrienne d’Al-Qaryatayn dans la région de Damas.

Dans ce communiqué, le groupe terroriste énonce 11 commandements auxquels les chrétiens devront se plier pour garder leur argent, leur religion, mais surtout la vie sauve :

  • Interdiction de construire une église, un monastère ou un ermitage.
  • Interdiction de montrer une croix ou un quelconque signe issu de leurs livres dans la sphère publique musulmane, et d’utiliser un haut-parleur quand ils font leurs prières.
  • Interdiction de faire entendre à un musulman une quelconque méditation ou prière issue de leurs livres ainsi que le son de leurs cloches. Ces dernières ne pourront être utilisées qu’au sein de leurs églises.
  • Interdiction de porter atteinte à « l’État islamique » en cachant un espion ou une personne recherchée. Si une quelconque conspiration à l’égard des musulmans est portée à la connaissance d’un chrétien, celui-ci devra transmettre l’information immédiatement.
  • Interdiction de posséder une arme.
  • Interdiction de commercialiser de la viande de porc ou du vin à des musulmans ou sur leurs marchés. Interdiction de boire du vin en public.
  • Interdiction de montrer publiquement et sous aucun prétexte quoi que ce soit issu de leurs rituels et cultes.
  • Interdiction de dénigrer quoi que ce soit appartenant à la religion musulmane.
  • Obligation de se soumettre au paiement de la Jizya (impôt religieux auquel sont soumis les non-musulmans sous la loi islamique, ndlr), soit 4 dinars d’or chaque année (480 euros) pour les plus riches, la moitié pour les classes moyennes, et le quart en ce qui concerne les plus pauvres.
  • Obligation pour les chrétiens d’être enterrés dans leurs propres cimetières, comme d’habitude.
  • Obligation pour les chrétiens de s’engager formellement à respecter les règles imposées par « l’État islamique », mais aussi à s’habiller modestement et suivre le règlement en matière d’achat et de vente, etc.

Ce règlement a été promulgué après que l’État islamique autoproclamé se fut emparé de la ville de Al-Qaryatayn et qu’il eut détruit le monastère chrétien de Mar Elian le 20 août dernier. La prise de la ville avait entraîné en réponse 20 raids aériens menés par l’armée syrienne. L’OSDH rapporte par ailleurs que certains Chrétiens se seraient déjà acquittés de la Jizya ces dernières 48 heures.

Selon une source présente sur les lieux, les papiers d’identité de tous les résidents chrétiens auraient même été confisqués par les islamistes pour une durée indéterminée, et les mauvais payeurs subiraient de nombreuses persécutions.

ALLAH AKBAR!